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Scuola e Capitale Sociale – Ivo Colozzi

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Un’indagine nelle scuole secondarie di secondo grado della provincia di Trento
 
Il concetto di “capitale sociale” è un concetto complesso nelle scienze sociali: generalmente esso esprime in sociologia l’insieme di relazioni che un’organizzazione  vive al proprio interno e al proprio esterno e che costituisce, in un clima di fiducia e di collaborazione reciproca, la possibilità di raggiungere obiettivi superiori rispetto a quello che i singoli membri dell’organizzazione stessa potrebbero raggiungere.
Il rendimento de singoli è, quindi, influenzato dal loro status socio-economico e dalla capacità delle famiglie di creare relazioni positive e aperte con le altre istanze sociali che sono presenti nel territorio.
L’IPRASE, istituto provinciale per la ricerca e la sperimentazione educativa del Trentino, ha promosso in questo senso una interessante ricerca che applica il concetto appunto di “capitale sociale” all’ambito della scuola: anche la scuola infatti possiede un “capitale sociale” da investigare per  comprendere quanto esso influisce sul rendimento dei singoli alunni.
Il libro “Scuola e capitale sociale” riporta i risultati di questa ricerca, condotta in un campione selezionato delle scuole secondarie di secondo grado della Provincia di Trento; presenta quindi sia gli strumenti utilizzati, sia i dati raccolti, sia le riflessioni che ne sono scaturite.
La prospettiva originale del libro consiste nel fatto che, mentre di solito le ricerche considerano il “capitale sociale” come un concetto che non cambia e che giustifica il basso rendimento dei ragazzi a partire dal basso status sociale delle famiglie (concetto ascrittivo), in questo lavoro si considera il concetto di “capitale sociale” come un concetto “generativo” , cioè come un sistema per incrementare il rendimento degli alunni implementando le relazioni tra scuola – famiglia e territorio. Solo la scuola che investe nelle relazioni tra gli alunni, le famiglie  e il mondo circostante è una scuola che sa facilitare il processo di crescita dei ragazzi e favorire la mobilità sociale. Al contrario spesso la scuola italiana, nelle ricerche sociologiche, è ritenuta  incapace di favorire il successo e la mobilità sociale degli individui, ma semplicemente si trova ad essere specchio e risonanza delle disparità sociali che i ragazzi vivono fuori.
Il fatto di parlare di “capitale sociale” nella scuola serve quindi per costruire una scuola attenta alle relazioni e non solo alle competenze e ai programmi didattici, nella consapevolezza che solo lo sviluppo di reti di relazioni positive può favorire un processo educativo globale e incide anche sul rendimento scolastico degli studenti.
Nella prima parte il libro si sviluppa in sei capitoli, ognuno dei quali è affidato a uno dei cinque ricercatori che hanno lavorato a questo progetto.
Il testo si apre con l’introduzione di Ivo Colozzi, professore di Sociologia e di Politica Sociale presso l’Università di Bologna, che ha curato la redazione di questo libro e che spiega appunto i motivi e gli obiettivi dell’indagine; all’introduzione seguono i capitoli, dopo i quali vengono presentate le conclusioni del medesimo autore.
Ecco una breve panoramica dell’indice di questi sei capitoli:
1)           Scuola e capitale sociale nella letteratura sociologica,  che offre una panoramica generale del modo di intendere il termine nella letteratura sociologica riguardante la scuola;
2)           Il capitale sociale delle scuole, che analizza il rapporto della scuola con la famiglia e il territorio e fa notare quanto la stabilità dei processi formativi dipenda anche dalla stabilità lavorativa di quegli insegnanti che riescono a mantenere la cattedra in modo durevole nello stesso plesso scolastico;
3)           Il profilo degli studenti, che descrive la tipologia degli studenti intervistati e nota l’importanza della dimensione associativa, evidenziando anche il ruolo dell’aspetto religioso, per lo sviluppo del curriculum dei ragazzi;
4)           Il capitale sociale delle famiglie,che analizza l’apporto delle famiglie nelle loro relazioni interne, ma anche in quelle “esterne” cioè nella loro capacità di creare relazioni tra di loro, con la scuola e con altre realtà del territorio;
5)           Il capitale sociale scolastico, che riporta in sintesi i risultati della ricerca, evidenziando anche la stretta relazione fra capitale scolastico e il profitto dei ragazzi, analizzando nei dettagli anche altri parametri come il voto in condotta e i risultati nelle singole materie;
6)           La socialità extra-scolastica, che sviluppa il tema del rapporto tra scuola ed extra-scuola affrontando anche l’argomento dell’importanza dell’apertura pomeridiana della scuola e dei rapporti con altri luoghi della socialità giovanile.
 
E’ interessante anche, in questa prima parte, la post-fazione di Pier Paolo Donati, professore sempre presso la facoltà di Sociologia di Bologna e membro di diversi comitati scientifici nazionali e internazionali, che offre anche alcuni spunti operativi sul modo di rendere spendibile a livello scolastico il valore delle relazioni sociali.
La seconda parte del libro, che è comunque abbastanza corposa, se si pensa che occupa un’ottantina di pagine, è più tecnica e riporta in termini di analisi sociologica i riferimenti circa il campionamento, la raccolta dei dati, la costruzione degli indici dell’indagine, le tabelle e i grafici, nonché i questionari utilizzati.
 
In generale il libro si presenta come un contributo, rivolto dagli studiosi di sociologia, proprio attraverso  quest’approccio tecnico, ai dirigenti scolastici e agli insegnanti per fare partire una riflessione sull’importanza del lavoro di rete non solo nelle politiche sociali, ma anche nelle istituzioni educative.
La scuola, attraverso i dati di questa ricerca, viene presentata, quindi, come un’organizzazione che ha bisogno di strutturarsi nella relazione con le altre realtà sociali presenti, non soltanto nei confronti dei “casi problematici”, ma anche per migliorare il benessere totale degli studenti e degli insegnanti e per raggiungere risultati più positivi anche in termini di rendimento scolastico.

 

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