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Il caso Vittorio – Francesco Pacifico

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minimum fax (Roma, 2011)
pag. 375, euro 10.00
 
L'ultimo scorcio di 2011 ha convinto minimum fax a mandare in libreria la nuova edizione del romanzo d'esordio, datato 2003, di Francesco Pacifico, "Il caso Vittorio". Perché è tempo, forse, di sarcasmo. E perché, ovviamente, è stato tempo di trasformismo (e lo sarà sempre). Ma quando utilizziamo il termine "sarcasmo", a favore d'uno dei migliori elmenti che fan vivere il romanzo di Pacifico, intendiamo proprio il sarcasmo dell'autore – e non quello del protagonista assoluto dell'opera, il Vittorio citato e omaggiato dal titolo appunto. Nella narrazione di Francesco Pacifico, che collabora a diverse testate, oggi, tra le quali Il Sole 24 ore per dire, e che ha poi fatto un romanzo edito qualche tempo fa dal marchio di Segrate, troviamo questo furbetto e convinto Vittorio, prima un poco in ombra, ma prima d'esser, a liceo, preso sotto braccio da Claudia e Marta, uomo furbo appunto più dei furbi quando si fa veramente uomo. E' lui, in sostanza, l'emblema del trasformismo; ma quando, va spiegato, questo trasformismo è dote della formazione giovanile e non solamente della maturazione post-adolescenziale: e quando, soprattutto, non si tratta prettamente e/o solamente di "traformismo politico" o 'in politica'. Qui invece si parla di trasformismo cerebrale, infine identitario. Che a Vittorio fa da vestito anzi meglio da armatura contro l'involuzione della società. A naturale adesione all'adattamento collettivo. Ovviamente. Perché si parte, in termini di cronologia della storia, di scorrimento del racconto sia in voce narrante/narrata sia in voce di personaggio minore, Claudia per dire, dall'illusione del primo governo del nuovo centrosinistra fino al Berlusconi più forte che abbiamo avuto – ma quando per lo mezzo c'è l'abbattimento delle Torri Gemelle – e che quasi potremmo riavere. Sarà pure che Vittorio è bravissimo a leggere, praticamente per finta e per atteggiamenti, Marx dalla culla pariolina, però è pur sempre vero che tanti vittorio troviamo a fare libera circolazione. E non intendiamo quelli in parlamento. I soliti noti, anzi, sono una goccia. Il problema più grosso dell'Italietta ed ex Belpaese che dir si voglia è che tanti vittorio ce li ritroviamo nella società reale. Fuori da Montecitorio e Palazzo Madama. E tanti neo-fascisti li vediamo a spaccare appunto fuori dai limiti parlamentari, spesso giovanissimi che alla fine del duce e del Che non sanno un cazzo e che alla fine sono imbambolati nelle stronzate di casapound e dei verti razzisti e fascisti esistenti. La lingua scelta da Francesco Pacifico, possiamo ricordare, in certi periodi dà quasi fastidio. Ma sappiamo che è lo stesso fastidio prodotto dalle situazioni appena descritte e da altre situazioni che più non ci stupiscono.      

 

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