Vincitore del premio speciale all’After Dark Film Festival di Toronto nel 2011, The Innkeepers (del sempre più quotato regista americano Ti West) riporta l’horror dell’albergo infestato alle sue radici, riuscendo a creare una ambientazione solida in grado di condurre lo spettatore verso una esperienza genuina e intensa. O almeno questo è quello che sembrano pensare la maggior parte dei critici – dando anche solo una rapida occhiata ai giudizi su Rotten Tomatoes. In realtà, almeno a mio parere, questa descrizione tende ad essere piuttosto parziale. Perché se da un lato non si può negare che i due protagonisti (Claire, ovvero Sara Paxton, e Luke, interpretato da Pat Healy) riescono a reggere bene la parte dei due impiegati dell’albergo prossimo alla chiusura (albergo noto anche per un passato fatto di sangue, sia chiaro) e che la struttura della trama è classica e quindi relativamente robusta, qualcosa qua e là non convince, e il tutto, anche se riesce a trasmettere più di un brivido, sembra un prodotto meno professionale di quello che in realtà è. Forse perché la storia non va molto oltre al compitino ben fatto (nessuna sorpresa, nessuna seconda lettura, come invece capitava in Shining), forse perché i dialoghi sono belli, i personaggi hanno spessore, ma sembrano quasi troppo “grossi” per la vicenda in sè, nei tempi di un film, e non di un serial. O forse perché la scelta di regia dell’attesa, delle scene che danno contesto, quasi silenziose, non lasciano crescere l’ansia, ma la smorzano, e quando tutto poi accade ci si chiede quasi il perché di alcune sequenze, senza poi riuscire a trovarne un motivo (senza svelare nulla, ma qualcuno mi spiega com’è che in una sceneggiatura di questo tipo c’è pure la scena con la barista rompiscatole?).
Non un brutto film, sia chiaro, forse un po’ deludente se ci si attende il capolavoro che in tanti sostengano sia. Ma ugualmente interessante, e comunque intenso nelle (giustamente poche) scene in cui il regista vuole davvero colpire chi guarda.
Ah, un’ultima nota: tra gli attori, nella parte dell’ex attrice che ora si è riscoperta medium, c’è Kelly McGillis – nota ai più come Charlie in Top Gun. Un ruolo di secondo piano (per quanto può esserlo, tenendo conto che in tutto il cast conterà otto persone al massimo), in cui forse il regista ha cercato di infracire con un minimo di autoironia.