Presentato al Gotham Screen Film Festival & Screenplay Contest di New York l’ottobre appena passato, e uscito in DVD appena dopo, questo film, del praticamente esordiente Henry S. Miller, porta sui nostri schermi un thriller psicologico intrigante e claustrofobico, che vede come protagonista principale Van Hansis (Danny Hill nel film), noto ai più come Yuri in Nikita.
La trama è semplice: Danny Hill viene informato che sua nonna è morta d’infarto, e scopre che abitava in un appartamento enorme e lussuoso, con un affitto calmierato bassissimo. Se lui, con l’aiuto del portiere (l’inquietante Thorsten Kaye) e di un avvocato, riuscirà a ottenere un documento dal tribunale (forte della bugia che fosse anche lui residente lì da un po’ di tempo) potrà subentrare allo stesso prezzo. L’unico scotto da pagare è quello di chiudersi letteralmente in casa per dodici giorni (il tempo tecnico per avere quanto serve) – senza uscire mai – in modo da non permettere al proprietario di riappropriarsi dell’immobile.
Inutile dire che le cose sembrano più semplici di quello che in effetti saranno. Complice un’atmosfera sempra piuttosto inquietante, che peggiorerà durante i giorni di reclusione volontaria, e una serie di avvenimenti inspiegabili.
Non si parla di qualcosa di imperdibile, ma il film, senza scomodare le assonanze con le tematiche alla Lynch, è ben costruito, ha una progressione che cattura, e riesce a fare molto con poco: uno sguardo, una inquadratura, un fastidioso campanello. Alla fine tutto è costruito in qualche stanza, con due attori principali e tre quattro secondari (ah, sì, c’è pure un gatto). Colpisce, forse solo un po’ più debolmente sul finale che nella prima metà.
Due curiosità:
– l’unica presenza femminile (a parte la nonna che muore, rantolando, nei primi 2 minuti del film) è Cody Horn – che forse qualcuno di voi avrà notato in Rescue Me.
– a me trama e ambientazione hanno ricordato vagamento il bel romanzo L’inquilino del terzo piano del francese Roland Topor (tra l'altro ho scoperto giusto ora che è stato pure portato sul grande schermo da Roman Polanski nel 1976). Se Occupant vi piacerà – ammesso che decidiate di darci una occhiata – vi consiglio di cercare anche questo testo (comunque abbastanza differente per lasciarvi stupire dall’intensità di questa storia surreale) perché merita davvero.