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Sangue di nemico – Giacomo Toma

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Lupo (Lecce, 2011), pag. 278, euro 15.00.
 
Nel vasto punto che sta a Nord Ovest del leccese, trovate l'Arneo centro gravitazionale di “Sangue nemico”, romanzo d'esordio del giovane salentino Giacomo Toma. L'Arneo che fece da punto di vita e di morte d'una presa di coscienza del popolo, che rivendicava il possesso di terre incolte: venendo represso dall'ordine sostituito alla giustizia sociale. Il testo di Rina Durante, “Quistione meridionale”, ricantato in questo Terzo Millennio dal solito Dario Mucci, può fare da sottofondo alla storia d'amore pensata da Toma, e soprattutto alle battaglie della povera gente delle quali dicevano. Dove il nonno, infatti, avrebbe solamente voluto occupare “un po' di terra incolta nell'Arneo”. Alfredo, figlio di calzolaio, ama Maria, figlia di braccianti. Persino quando tra le botteghe artigiane e le tante e troppe e atroci fatiche dei campi il mondo, come dicono, sta cambiando. Infatti gli affaristi sono alla finestra. Anzi hanno costruito più finestre dalle quali accedere alla sopraffazione da imporre quando vogliono, alla gente e al territorio, e uscire, con le tasche piene, quando devono scappare a nascondersi. Giacomo Toma registra i dolori del popolo. E soprattutto per questa ragione va letto. Non per sapor e/o amor di realismo, ma perché non possiamo più permetterci di sentire esclusivamente i rumori della automobili che hanno sostituito i ciucci. Tenendo nel cassetto le fotografie della rassegnazione che è certe volte stata “rivolta”. Nononstante le sconfitte. La Puglia è anche questo, per fortuna. Rinunciare alla nostalgia. Però rivedendo il concetto stesso di 'nostalgia'. Che sapremmo da questa lingua reale di Toma, di quanto è stato, amori compresi, in un certo passato in uno specifico posto. Molto simile, d'altronde, ad altre – sfortunatamente e per fortuna – antichità. Le classi subalterne hanno saputo pure rivoltarsi: lo dice la Storia. Quello che poi la storia conferma e che il più forte ha trionfato.

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