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L’erba del diavolo – Jacopo Fo e Nina Karen

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Dario Flaccovio(Palermo, 2011)
pag. 168, euro13.00
 
Non ne sapremo mai abbastanza. L’obiettivodichiarato e raggiunto da Jacopo Fo e Nina Karen col saggio “L’erba deldiavolo” era spiegare che: “vietare le droghe ingrassa la criminalitàorganizzata e fa aumentare i tossicodipendenti. Informare è meglio chereprimere”. Fo, autore d’una cinquantina di libri, e l’esordiente Karenpremettono infatti che “La nostra convinzione è che l’azione contro l’uso dellesostanze stupefacenti della maggioranza delle nazioni sia inefficace perchéprofondamente irrazionale”. Dunque questa premessa è molto chiara. Perché, ègli autori citano il proibizionismo statunitense che fu, fece arricchire lamalavita. E l’alcol, ancora, fa più morti che il resto delle droghe. Mentre,ancora, i divieti di Sirchia sul fumo nei locali pubblici, hanno prodotto meno,anzi il contrario, del calo di consumi che già si stava registrando quantoquesti non c’erano in circolazione. E i divieti, poi, aumentano “Il piacere diabbrutirsi”. Karen e Fo, ovviamente, non potevano che continuare descrivendoun’altra delle situazioni ormai normali che fanno parte della società, persinoavvallata da una lunga e grossa serie di consigli medici; quindi il saggio facapire come gli psicofarmaci, tra l’altro sempre appunto più diffusi anche inItalia, fanno molto male ma sono perfettamente legali. Leggendo, finalmente, siaggiungo altri elementi all’archivio buona a spaccare tanti luoghi comunici:dunque si sappia una volta per tutte che l’uso dell’eroina non è conseguenza diquello della canapa. Lo dicono i dati. Per non parlare della leggeFini-Giovanardi. Che insegna come chi fuma una canna sia da paragonare a unospacciatore professionista d’eroina e cocaina ecc. Ma, è il titolo non potevaessere più adeguato, buona parte del testo è impiegata per sviluppare tutti gliaspetti dell’utilizzo della canapa e le sue proprietà, buone e cattive,passando per la storia e chiaramente continuando a tenere ferma la barra dellostudio argomentato da rilevanze scientifiche. Tra le altre cose, si puòaggiungere, l’opera contiene messaggi a favore dell’uso terapeutico dellacannabis. Infine, che il saggio è davvero zeppo d’analisi interessanti e diragionamenti che andrebbero ridetti in pubblico ogni giorno, sapendo che illibro è una chiara ‘invocazione’ alle legalizzazione delle droghe, uno deicapitoli della parte finale è sottotitolato “Piccola storia delproibizionismo”. Dove, in questo caso, si parte dal dato storico che fino aglianni Trenta del Novecento, la cannabis fu tollerata e utilizzata, spesso per iltessile, la nautica, le cartiere. Fino alla messa al bando. Perché? Forse sidovrebbe parlare del petrolio?   

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