L’inedito
Il Maestro stava morendo.
Presto il mondo della musica avrebbe perso un altro dei suoi grandi geni.
Come ultima volontà aveva chiesto di rimanere solo con Peter, il suo allievo prediletto.
Sperò che facessero in fretta, ad andarsene. Non vedeva quasi più e sentiva le forze venir meno molto rapidamente. Sapeva di avere ancora poco tempo.
Fece cenno a Peter di avvicinarsi.
– Maestro, vi ascolto – disse il ragazzo quando fu sopra di lui.
Il vecchio allungò un dito in direzione del pianoforte.
– S… sul leggio c’è uno spartito che nessuno, oltre me, ha mai eseguito prima – la sua voce era ormai un flebile sospiro – Figliolo, quella musica racchiude in sé i miei ricordi più cari.
Prese fiato un istante.
– Suonala per me.
Peter, trattenendo a stento le lacrime, si alzò in piedi.
– Sì, Maestro – disse commosso.
Il Maestro sapeva bene che il giovane era in grado di eseguire la composizione alla prima lettura.
Non appena la musica iniziò, perfetta, calda e romantica come lui l’aveva concepita, il passato riaffiorò con la stessa intensità di un istante appena vissuto.
Il magico fluire delle note ridiede vigore a ricordi vecchi di cinquant’anni, la stagione più felice della sua vita, quella del suo unico grande amore, Clara, strappatogli troppo presto dalla tisi.
Attraverso la melodia la rivide in tutto lo splendore dei suoi vent’anni, ne sentì sotto le dita la pelle delicata come seta, ne respirò il profumo fresco, di rosa appena sbocciata. E tornò viva e vibrante l’emozione di quelle labbra morbide premute contro le sue.
Sensazioni racchiuse in quel brano scritto solo per sé stesso, quando i ricordi erano ancora vividi e caldi, mentre Clara giaceva già fredda sul letto di morte.
Il Maestro si lasciò andare, cullato dal dolce tepore di quelle note.
Lentamente la musica sfumò in quieto silenzio.
Fabrizio Vercelli