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Seduti dalla parte del torto

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Seduti dalla parte del torto

(Devil Buio – Edizioni Clandestine)

 

 

La variegata quotidianità del vivere di una delle tante periferie del mondo, realisticamente rappresentata, assunta come scenario di una vicenda scopertamente e volutamente paradossale: un manipolo di cittadini di Borgoduro, in testa alcuni ex calciatori della Borgoduro United, si ribella, sedendosi “dalla parte del torto“, all’arroganza e allo strapotere degli United States of America. Intelligentemente e con perizia l’autore fonde i due piani del reale e dell’immaginario, alimentando, in un ben dosato crescendo, la curiosità e l’interesse del lettore, al quale è somministrata in piccole dosi, attraverso l’essenzialità dei giudizi della gente comune, una disamina quanto più possibile imparziale delle principali tappe dell’evoluzione storico-politico-culturale, sindacale e sociale dell’Italia dal dopoguerra ai giorni nostri e dei tanti aspetti negativi ad essa connessi, quali: trasformismi, affarismi, opportunismi, “L’opportunismo sta all’uomo come le carogne agli sciacalli“, accentramenti verticistici del potere, occultamenti di verità su paradisi comunisti, servilismo nei confronti dell’ormai unica superpotenza, ecc. E, nel resto del mondo? Arbitrarietà d’interventi armati degli USA, fiacchezza dell’ONU, calcoli economici anteposti alla difesa dei diritti umani (ad es. Caso Cina), incalcolabili danni prodotti dal liberismo, dal terrorismo e dal razzismo, ecc., gettano cupe ombre sui rapporti internazionali. In ideale contrapposizione, il ricordo dei sacrifici dei partigiani per la libertà e la democrazia, delle lotte operaie degli anni ’60, dello strappo da Mosca di Berlinguer, dell’opera “bella e mal gradita“, da tanti, di Mani Pulite, e, come momento operativo, nell’immaginario s’intende, la simpatica e paradigmatica rivolta di Borgoduro, guarda caso capeggiata da ex partigiani, ex antifascisti, ex anarchici, che, finalmente, “tirano fuori le palle“. Momento liberatorio, ma non trionfalistico per l’autore, che, attraverso un malcelato pessimismo, scevro da illusioni troppo facili, auspica un’ipostasi dei suoi, ma, in effetti, della stragrande maggioranza dell’umanità, desideri di un mondo diverso, di un ordine morale e civile, di un rinvigorimento della tensione ideale, di una riscoperta dell’onestà intellettuale, dell’autonomia di giudizio, basi indispensabili al dialogo e all’avvicinamento delle singole persone e delle Nazioni.

   Un libro, ricco di simpatici bozzetti di vita paesana, di personaggi spontanei e veri, che si legge con interesse, che spinge il lettore, stanco da tempo delle sofisticate ed incomprensibili analisi di politologi, spesso prezzolati, ad interrogarsi, a riflettere sul passato e sul presente.

   Un libro che ripropone l’originalità della struttura narrativa di Ucciderò Gianfranco Fini, adottando, però, un linguaggio più sorvegliato e un umorismo meno pungente. 

 

Simonetta De Bartolo

 

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