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Intervista a Josè Marino Malagnino

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Esordienti

 

PRODUZIONI PEZZENTE

Intervista a Josè Marino Malagnino

 

 

 

Torcito Ensemble

 

Qualche tempo fa sono stato contattato via mail dal brindisino Marino Malagnino, che mi chiedeva una collaborazione da finalizzare a un’opera di poesia sonora per la sua Produzioni Pezzente (uscirà in giugno?). Avendo accettato con molto entusiasmo, mi rendevo intanto più nota la sua neonata creatura, una sorta di label i cui lavori possono essere interamente e gratuitamente scaricati dal Web all’indirizzo

 

http://www.pezzente.bravehost.com/
Una prima release è stata la compilation di aa.vv. “Ghirigori” 

http://www.pezzente.bravehost.com/home2.htm
a cui hanno preso parte Jacopo Andreini, Massimo Aiello, Andrea Nannerini alias Sig. Sapio, OvO, Opus Avantra, IOIOI, Ufficio Postale e Lello Vitello. Dal 12 maggio è stata rilasciata una seconda produzione del “Torcito ensemble”, venutosi a creare dopo un laboratorio tenuto dal noto jazzista e improvvisatore Scott Rosenberg e del polistrumentista e sperimentatore vocale Arrington De Dyoniso nei tre giorni precedenti alla perfomance svoltasi alla massaria Torcito vicino ad Otranto, nel dicembre 2004. Si tratta di un ensemble di improvvisazione e interplay diretto quindi da Scott Rosenberg dove segni non convenzionali indicano ai musicisti quale strada imboccare. Rosenberg gioca coi colori della musica, decide quali strumenti fare entrare nell’improvvisazione e in quale modo; toccherà al musicista poi improvvisare quel che meglio crede.

Davide

 

Come inizia Marino Malagnino?

 

Marino

 

C’è poco da dire su di me, sono proprio agli esordi, a parte aver suonato assieme ad amici con cui avevo formato un “pop” mieloso. Non ho più fatto altro, eccetto le Produzioni Pezzente. Beh, di recente ho anche suonato con un ensemble di improvisatori diretto da Scott Rosenberg, a seguito di un seminario durato tre giorni. A maggio è uscito l’album di questa performance, seconda release delle Produzioni Pezzente. Vorrei indirizzarmi ora verso la composizione moderna, poesia sonora e poche altre cose. Quel che più mi attira è il costruirsi da sé degli strumenti musicali, ma niente a che vedere col teatro di Harry Partch…

 

Davide

 

Il teatro di Harry Partch, ovvero?

Marino

 

Partch è noto per i suoi bizzarri e ingombranti strumenti da lui inventati e costruiti. Ora, io vorrei iniziare a costruire degli strumenti (strumentini, più che altro) ma niente a che vedere col suo teatro. Mi guardo intorno e vedo mille oggetti e spesso sento la necessità di percuoterli, e proprio mentre mi sembra che il software laptop e quanto altro aprano tutte le porte, invece qualche porta la chiudono. Insomma, se voglio staccare una corda ad una chitarra e infilarmela su per il naso, lo posso tranquillamente fare, con del software mi sembra alla fine di dover stare alle possibilità che il programma mi concede, magari anche illimitate, ma comunque decise. Pensa alla storia degli strumenti musicali, come lo “storcere” degli oggetti ne abbia fatti nascere, l’immediatezza, l’urgenza di dover fare uscire un suono dal “nulla”, la necessità di emulare la natura per sentirsi parte di essa. A casa mia c’è una tv, uno stereo, vari elettrodomestici; magari sono questi gli oggetti più vicini al nostro mondo, magari è proprio “storcendoli” che avremmo tratto da loro gli strumenti giusti per il nostro tempo. Con questo non voglio contestare in alcun modo il sentimento che la musica prodotta da un laptop può dare.

 

 

Davide

 

Perché hai deciso di creare le Produzioni Pezzente? Quale direzione artistica, quali sono le linee direttrici e, soprattutto, perché vi hai dato questo nome?

 

Marino

 

Volevo semplicemente suonare, ma non avevo le possibilità di farlo. Primo, perché non potevo realizzare le idee che nella mente mi passavano e, secondo, perché nel mio paese di provincia è difficile anche trovare qualcuno che ti appoggi in certi approcci; così ho iniziato a inviare mail qua e là. Quel che sogno è cercare una musica pop(olare) – non tradizionale – che sia vicina al mio mondo. Produzioni Pezzente dovrebbe, è o sarà una finta etichetta indipendente con realtà che mi vedono in qualche modo coinvolto. Adesso usciranno un altro paio di album.  Musica pop o composizione: sono queste le due cose che mi interessano. Quel che in futuro le unirà, sarà il fatto che saranno eseguite da strumenti artigianali. Produzioni Pezzente, guardiamoci in faccia: cdr, fotocopie, hosting ricavato da spazi web gratuiti… In confidenza, hai mai sentito parlare di disoccupazione?  C’è da spiegare perché si chiama “Pezzente”? Finti scherzi a parte, vorrei e spero in un futuro  si possa riferire al fatto che le varie produzioni faranno prevalentemente uso di strumenti autocostruiti.

 

Davide

 

“Ghirigori” è un miscuglio interessante di avanguardie (OvO, un frammento di Massimo Aiello da un suo album dove suona la batteria sulla nona sinfonia di Beethoven,  uno scat del jazzista Jacopo Andreini centrato sulle molte possibilità sonore della voce umana, un brano quasi lounge degli Ufficio Postale ispirato a un racconto di Luis Sepulveda…). Su tutti spicca la partecipazione sicuramente prestigiosa di Opus Avantra, un brano tratto dall’ultimo bellissimo “Venezia et anima” di Donella Del Monaco e Paolo Troncon… Spiazza la voce rumoristica e “molto” low-fi di IOIOI nel brano “Io, la mia auto, il vento del finestrino e la mantide”, bel titolo, ma ancor più spiazzante, a conclusione, la ballata demenziale di Lello Vitello. Com’è nata questa compilation? Può rappresentare un biglietto di visita della Produzioni Pezzente?

 

Marino

 

Ghirigori è il biglietto da visita de le Produzioni Pezzente. Tutti quegli elementi quali scherzo, improvvisazione, sperimentazione, folk andranno (cioè, vorrei che andassero) indissolubilmente ad unirsi nelle prossime varie release. Mi scoccia ascoltare la radio, devo sottopormi a tale stress durante l’orario di lavoro… Sai cosa passano in radio? Emerite boiate! Ora, dalle mie parti ci sono anche alcuni gruppetti che si definiscono indipendenti, ma che di fatto hanno poco da invidiare alle canzoni da radio. Qualcuno mi ha detto “lascia stare, in quel momento scatta l’emulazione”. Ebbene, diciamo che ho voluto toccare questo problema con Ghirigori. Nome in inglese, formazione voce chitarra basso batteria, spesso disperato tentativo di emulare Kurt Cobain… Non sono certo questi i gruppi “indie” italiani, ma piuttosto gruppetti di fanciulli alle prime armi. E’ questo che mi spaventa: c’è molta musica vicina a noi, molto più vicina che quella di uno qualunque di questi gruppi.

 

Davide

 

Sì, e Ghirigori ne è un piccolo primo (e a suo modo grande) esempio di cose italiani fatte senza emulazioni esterofile. Di “Ghirigori” si può scaricare una copertina “ready made” oppure averne il cd-r con copertine una diversa dall’altra, via via disegnate e colorate differentemente da te… Secondo l’estro del momento, credo…

 

Marino

 

Sì, dacché oggi Internet permette di avere quanto più materiale possibile, mi chiedevo se avesse senso pubblicare un’altra cosa di seriale. Intendo, se uno decide di comprare un album, dovrà pur ricevere qualcosa in più rispetto a chi decide di scaricarlo soltanto. Non è questione di denigrare lo “scaricatore” (io sono uno “scaricatore” à go go), volevo solo ricreare una situazione mia intima quanto più possibile. Hai mai fatto una cassetta con varie canzoni per un tuo amico? Ricordi con quanta passione gli hai passato il nastro composto dai vari artisti? Magari ti sembrava addirittura che le canzoni fossero tue, tanta era la voglia di sentire il responso dell’amico… Ghirigori è così, con vari artisti e varie idee fatte per amici.

 

Davide

 

Veniamo alla seconda release. Scott Rosenberg, oltre a dirigervi al termine di un seminario, vi ha suonato? Cosa ti porti a casa da questa esperienza, oltre la registrazione fatta da Fabrizio Magistrali e divenuta un cd di sette tracce improvvisate tra free-jazz e musica moderna? Com’è l’approccio all’improvvisazione di Scott? Come, quello di De Dyoniso?

 

Marino

 

Il seminario è stato di soli tre giorni. Scott ha suonato con noi alcune volte qualche strumento a fiato, ma giusto le prime improvvisazioni. Mi preme sottolineare che non c’è nesso tra le due performance Rosenberg e Dyoniso, anche se il signor Arrington ha tenuto un laboratorio sempre in quei giorni sull’uso della voce e del canto gutturale. Torcito è una massaria, si stava armoniosamente in aperta campagna. Ho stretto amicizia con diversa gente. Scott ci ha fatto sedere in modo ordinato, strumenti acustici davanti, quelli elettrici dietro. Non c’era amplificazione nella sala, né durante il workshop, né durante il concerto. Ci indicava singole sezioni o singole persone e, tramite gesti pre-concordati, ci indicava cosa fare. Sottolineo, indicava… E’ una cosa che trovo molto interessante, perché nel complesso era una improvvisazione anche se legata, ancorata a qualcosa. Non si trattava di una jam session per intenderci. E’ per me un’emozione, riascoltando l’album, sentire come ci sia del mio (o del nostro, se riferito all’ensamble)  e come ci sia del “Rosenberg”. Arrington invece si presentò scalzo, su quel marmo freddo della sala, ed iniziò a suonare il clarinetsax. Dapprima mi sembrò un tributo a James Chance, ma in pochi secondi mi resi conto che c’era molto di più. Univa alla musica dello strumento alcuni suoi suoni gutturali finché non si mise a smontare lo strumento. C’era una sorta di recipiente in metallo poggiato in sala. Antico, sembrava una caffettiera. Tolse un pezzo dal sax ed infilò quel che rimaneva dello strumento in quella “caffettiera”. Si destreggiò coi vari rumori che questa strana cassa di risonanza poteva emettere. Poi ha suonato il solo bocchino del clarinetsax, uno scacciapensieri e la sua stessa voce… Magnifico!

 

Davide

 

Quel fatto dei gesti pre-concordati, molto John Cage… Vorresti dunque costruirti degli strumenti musicali… Hai già cominciato? Pensi di inventarne di nuovi… Magari cose come crepitatore, urlatore, gorgogliatore e ronzatore degli Intonarumori di Luigi Russòlo o il ciac-ciac di Giacomo Balla, o cose meno “futuriste” ma musicali come la 26-string guitar, la O’ele’n strings o la Koto Harp guitar  di un William Eaton… ?

 

Marino

 

Cerco qualcosa di vicino a me. Un nuovo strumento dovrebbe secondo me nascere da quel che ci si trova davanti e dall’esigenza o dall’urgenza che si ha nell’esprimersi. Potrei cercare di tirar fuori qualcosa da un vecchio tostapane, magari…

 

Davide

 

Vuoi fare un’anticipazione della prossima release di poesia sonora che tanto ci riguarda? Come ti è venuto in mente di contattare e collaborare con Davide Riccio? Com’è andata? J  O ancora “acqua in bocca”?

 

Marino

 

Probabilmente, intanto che tu pubblicherai questa intervista, sarà già pubblicato. “Poesia sonora – Poesia Con Creta” è un album di dolce e semplicissima poesia sonora. Ti ho contattato perché mi piaceva quel che di tuo ascoltai. Risposta troppo semplice e banale, eh? Che dire, mi piace essere gelosetto delle cose future. Un po’ per scaramanzia… Ne riparleremo tra un po’.

 

Davide

 

Per concludere, com’è che dal pop mieloso sei finito a sperimentare? I due estremi si sono toccati?

 

Marino

 

Per me questo è giocare, non è sperimentare. Ed anche lo fosse, io ho solo bisogno di produrre qualche suono, perché mi fa sentire bene.

 

A’ suivre



Note


Arrington de Dionyso di Olympia, Washington (USA) usa le performances come veicolo per muoversi attraverso territori senza nome, tra automatismo surrealista, sciamanesimo e l’immaginario folkloristico del rock and roll. De Dionyso si è trasferito a Olympia nel 1992, per studiare etnomusicologia, musicoterapia e danza Butoh all’Evergreen State College. Nel 1995 ha fondato il gruppo Old Time Relijun, e da allora è stato in tournée negli Stati Uniti e in Europa, registrando sei album sull’etichetta K records. Da sempre interessato agli strumenti musicali, l’attenzione di De Dionyso negli ultimi dieci anni si è incentrata sul clarinetto basso, che suona con abilità multifonica ispirandosi al canto di gola di Tuva, alla spiritualità di Albert Ayler e Don Van Vliet (Captain Beefheart). Esplorando i limiti tra musicalità e pura energia, tra estasi religiosa e alienazione, de Dionyso riempie gli spazi in cui si esibisce con suoni profondamente risonanti.
Oltre che con gli Old Time Relijun, de Dionyso impiega una parte significante del suo tempo perpetuando la causa dell’improvvisazione libera. E’ il fondatore e curatore dell’Olympia Festival of Experimental Musics, al suo undicesimo anno. De Dionyso ha suonato e/o registrato con alcuni dei più famosi improvvisatori negli Stati Uniti e in Italia. De Dionyso ha ricevuto un’attenzione sempre crescente anche per la sua arte visiva, che ha molti temi in comune con la sua musica. Recenti esibizioni hanno avuto luogo in Los Angeles, Atlanta e Bologna. Una serie di disegni ad inchiostro su carta è visibile online sul sito www.kpunk.com/oldtimerelijun.

 

registrazioni-
con OLD TIME RELIJUN
“Songbook Vol.I” 1996 (Pine Cone Alley)
“Uterus and Fire” 1999 (K Records)
“La Sirena de Pecera” 2000 (K Records)
“Witchcraft Rebellion” 2001 (K Records) “Varieties of Religious Experience” 2003
“Lost Light” 2004

altre registrazioni-
ABRAXASAXOPHONIC cd- 2000 (NGWTT)
CREATION MUSIC vol I & II 2001 (Pine Cone Alley)
ARRINGTON DE DIONYSO QUARTET- cd & VHS- 2002 (Wallace Records)


 

Scott Rosenberg è un compositore e multisassofonista che ha creato un corpo di lavoro che cerca di integrare gli elementi concettuali e strutturali della musica classica contemporanea con l’energia e l’immediatezza del jazz, tecniche estese e improvvisazione.

Ha composto approssimativamente 100 lavori per strumentazioni varie, inclusi solo piano, quartetto d’archi, quintetto da camera, e quartetto jazz. 25 dei suoi lavori sono per large ensemble, big band o orchestra. Come leader, Rosenberg conduce vari ensembles, inclusi The Chicago Creative Orchestra (large ensemble di 25 elementi), The Exiles (big band di 13 elementi), The Skronktet West (quintetto da camera), and Red (quartetto free jazz).

Le sue composizioni sono state eseguite negli Stati Uniti e in Europa Occidentale in locali e festival quali The Chicago Jazz Festival, The Knitting Factory, The Empty Bottle, Yoshi’s Nightspot, Jazz Em Agosto Festival (Lisbon), Radio One Austria, Treptower Park (Berlin), Instants Chavires (Paris), and The Monterey Pop and Rock Festival, e ha suonato con (tra gli altri) Jaap Blonk, Eugene Chadbourne, Sam Coomes, Glenn Spearman, Gino Robair, Pauline Oliveros, Anthony Braxton, Michael Zerang, Chris Brown, Bhob Rainey, Jeb Bishop, Marco Eneidi, Maggi Payne, e molti altri.

Rosenberg è presente come compositore e musicista in oltre venti album, otto dei quali a suo nome. Ha pubblicato con etichette come New World Records, Music and Arts, Cadence Jazz Records, CIMP, Spool, Rastascan, e altre.

Dopo essersi diplomato alla Wesleyan University nel 1994, Rosenberg ha preso un Master in composizione al Mills College nel 1996. Ha ricevuto numerosi premi per il suo lavoro come compositore, inclusi: the Jerome Foundation Grant (winter 1998/1999), the Illinois Arts Council Grant (spring, 2001), Meet The Composer Grant (summer, 2002), the American Music Center Copying Assistance Award (2002, 2004), and a Ucross Foundation residency (2004).

Nel 1999 ha fondato la Barely Auditable Records, dedicata a pubblicare musica sperimentale e improvvisata. Ha vissuto ed è membro attivo delle comunità musicali di New York, Parigi, Chicago e la Bay Area di San Francisco.

 

I profili di Scott Rosenberg e Arrington De Dyoniso sono a cura di Michele Chisena e Luigi Santosuosso, e sono stati qui riprodotti per gentile concessione di “All Abbout Jazz Italia”:


http://www.allaboutjazz.com/italy/articles/news1104_010_it.htm

http://www.allaboutjazz.com/

 

 Davide Riccio

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