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Adunata Nazionale Alpini

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Adunata Nazionale Alpini:

perché ritrovarsi ?

 

 

Alcuni di voi avranno visto in questi giorni varie immagini sui giornali ed in TV, che mostravano la città di Parma invasa, in modo pacifico si capisce, da Alpini che partecipavano all’ Adunata Nazionale.

Anche il sottoscritto, con piacere ed un pizzico di orgoglio, sabato 14 era presente.

Vi siete mai chiesti cosa spinga tanti Alpini, di varie età e stato sociale, ad incontrarsi una volta l’anno a livello nazionale? Cosa ci sia di bello e speciale nel fare festa occupando una città? Cosa lega giovani e vecchi, ufficiali e truppa a condividere un paio di giorni insieme?

Beh, le risposte sono tante, non semplici e con motivazioni personali, ma voglio abbozzare qualche punto, giusto per dare un’ idea ai non Alpini ed hai curiosi.

 

Per tutti il momento di partire per la leva è stato un momento di svolta, un cambio di vita più o meno radicale, una maturazione personale.

 

Volare fuori dal nido con le proprie ali

 

Volendo riassume la situazione “pre-naja” posso sostenere che in genere tutti eravamo impegnati o con lo studio o con qualche lavoretto a termine, nell’attesa di partire.

Tutti potevamo contare su pranzi e cene che la mamma preparava tenendo conto dei nostri gusti, delle buone torte della nonna, del caffè preso al bar, ecc.

Il papà sempre pronto ad allungare due soldi per il fine settimana o di prestarci l’auto per qualche serata “particolare”.

Gli amici, con i quali passare il tempo in allegria nei modi più disparati.

Poi arriva la naja ed improvvisamente sei solo, la tua famiglia ed i tuoi amici sono distanti km, sai che dormirai fuori casa per un anno, sai che devi abbandonare abitudini e passatempi.

In pratica ti devi adattare ad un nuovo stile di vita.

 

Quando comandavano solo papà e mamma

 

A naja non sai bene per quale motivo hai un mucchio di persone a cui ubbidire, graduati di truppa, sottoufficiali e ufficiali. Già ti veniva difficile farlo quando avevi solo la mamma ed il papà, ora la situazione era ingestibile. Da buon ribelle, vista l’età è naturale, provai pure io a non seguire le regole, per vedere cosa succedeva, a quali noie andavo incontro. Beh, niente di serio, ma trovarsi a pulire i bagni non è il massimo, anche perché i servizi igienici di una caserma vecchia d’anni ed utilizzati da 300 persone ogni giorno, sono un attimo schifosi.

Capisci in fretta che la cosa migliora da fare per non avere noie è ubbidire ed evitare le rogne, sempre che pulire bagni, fucili, aiuole, piazzali, magazzini, ecc. non rientri tra gli hobby personali.

 

Nuovi e vecchi amici

 

Tutti sotto naja ci siamo fatti degli amici. Era impensabile non socializzare con gli altri, in particolare con persone che come te si trovavano lì nelle stesse tue condizioni. E’ in questo modo che nasce il cosiddetto spirito di gruppo. Quel gruppo di cui fai parte in modo attivo, dove tutti portano esperienze diverse, usanze diverse, dialetti diversi e modi diversi di affrontare la naja.

Persone a cui confidare le emozioni della giornata, a cui dare aiuto o ricevere aiuto, a cui aggrapparsi in momenti tristi o con cui scherzare per ammazzare il tempo.

I vecchi amici di casa sono sempre presenti, ma magari alcuni di loro sono “dispersi” da qualche parte a fare la loro naja ed ogni volta che vieni a casa in licenza speri di incontrarli, a volte riesci, a volte no, ed ecco che allora scopri i sentimenti come la mancanza di un amico o la trepidazione per sapere come sta, cosa fa.

 

Macchiare i jeans con la pasta al ragù non era un problema

 

Un lato positivo della naja è che non devi preoccuparti delle tue necessità primarie, sei vestito da capo a piedi, sei nutrito, hai un posto dove dormire, dove ripulirti e dove “svagarti”.

E’ chiaro che il guardaroba non è molto personalizzabile, addio jeans e felpe e benvenuta divisa mimetica. Ti vengono in mente certi richiami di tua madre, quando rompeva affinché non ti mettessi i soliti vestiti, ma un maglione e un paio di pantaloni eleganti ogni tanto. Quante volte hai risposto: “Mi metto ciò che voglio!”, ma a naja per i motivi visti primi, il guardaroba lo scelgono gli altri e rompono più della mamma. Beh poco male, una divisa non è la fine del mondo. Sempre che non si sporchi, perché ne hai solo due ed ovviamente devi essere sempre lindo e presentabile. Qui in genere scatta la fase d’auto-apprendimento, singola o di gruppo, sulle varie tecniche di lavaggio, asciugatura e stiratura della biancheria. Ah bei ricordi quando i tuoi jeans macchiati finivano nel cesto della biancheria sporca e riapparivano, quasi per magia, dopo pochi giorni puliti e stirati nel tuo armadio. Se ti eri chiesto com’era possibile, ora le risposte erano chiare.

 

Questa sera pizza, basta con i tortelli di mia madre

 

Come il discorso fatto per il guardaroba, anche il menu della giornata è a pura discrezione dello chef della caserma. Uno chef particolare, visto che prepara al massimo un paio di primi e secondi tra cui scegliere e sempre quelli. Sicuramente di tuo gusto, anche perché vale il detto “O mangiare questa minestra o saltare dalla finestra.”. Ah che bei ricordi quando non ne potevi più dei tortelli della mamma e scappavi via con gli amici a farti una bella pizza. Sinceramente parlando la polenta è un alimento che ho sempre mangiato senza grossi problemi, non dico che ne andassi pazzo, ma mi piaceva. Bene dopo la naja solo alla parola ho istinti omicidi, temo che sia per il fatto d’averla vista mattina, mezzogiorno e sera tutti i santi giorni, voi che dite?!

 

Potrei proseguire per altre dieci pagine, ma evitiamo.

Dopo questa serie di lamentele, vi state ancora domandando cosa ci sia di bello?

Semplice, averlo fatto.

Poter dire io per un anno ho fatto questa vita, me la sono cavata ed ho proseguito per la mia strada.

C’è un detto alpino che porto nel mio cuore e dice “Chi naja non prova, libertà non apprezza”.

Attenzione non è da interpretare come messaggio negativo, ma come riflessione vera.

Mai fino alla naja avevo capito la fortuna di avere due genitori con cui parlare e litigare tutte le sere.

Mai avevo capito la fortuna di vestire, parlare, mangiare come volevo.

Mai avevo capito la fortuna di avere degli amici e di cosa voleva dire.

Mai avevo capito che la vita è fatta di sacrifici e di gioie, di momenti in cui devi mandar giù il boccone amaro e di momenti in cui sei premiato.

Sì la naja t’insegna il rispetto, prima verso te stesso e poi verso gli altri; i valori della vita, quali sono le cose veramente importanti e quali sono solo cavolate.

 

E’ con questo sentimento di nostalgia per quei momenti vissuti così intensamente, per quel salto di vita che volente o nolente ti ha segnato dentro, per quei nuovi amici quasi fratelli ai quali hai detto addio dopo un solo anno, da quelle piccole storie ed aneddoti che solo tu conosci, ma che ti fanno sentire parte di un gruppo; che senti la voglia di unirti ad altri che provano i tuoi sentimenti, che come te hanno vissuto quest’esperienza, che come te sono e rimangono sempre Alpini, che sono fieri della loro penna, così come sono fieri della loro vita, dei loro valori. Che fanno tesoro di quei momenti, che guardano ai problemi della vita come a monti da scalare, senza arrendersi, tenendo duro, certi che raggiunta la cima, il panorama ripagherà la fatica.

 

 

Vorrei chiudere con un’ultima riflessione, a tutti quelli che vedono negli Alpini un gruppo di persone che non si tirano indietro difronte ad una bottiglia di vino e pronte ad alietare le serate con canti e musica.

E’ vero, come negarlo, che quando ci si trova fra Alpini la compagnia è così bella ed allegra che è impossibile non festeggiare con del buon vino e se spunta una fisarmonica ecco dato il via a qualche canto, ma riflettendoci bene, che male facciamo?

Non si è mai sentito di Alpini che rompono vetrate di negozi, rovinano auto, bruciano cassonetti e così via.

Un po’ di schiamazzi durante la notte ci sono, è vero e ce ne scusiamo, ma per una notte, vi prego, sopportate la nostra gioia e felicità, unitevi ai cori, rimarrete piacevolmente stupiti.

L’ Alpino arriva nella città dell’adunata accompagnato da canti, fanfare e tanta gioia. Festeggia con spirito di gruppo l’occasione di ritrovarsi, si fa scappare qualche bicchierino in più, approfittando delle scuse che potrà raccontare alla moglie o fidanzata, canta insieme agli amici ed al mattino se ne va com’è venuto, senza procurare danni o molestie ed il più delle volte intervenendo in opere per il bene della città.

Guardateci per quello che siamo, i nostri cuori sono molto più grandi dei nostri bicchieri.

 

Un saluto a tutti.

 

Mi permetto di firmare da Alpino:

C.le Trenti Fabio

R.C.S.T.

Brigata Cadore

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