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Intervista a Davide Riccio

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Intervista a Davide Riccio

Giorgio

Raccontaci della tua infanzia. E’ stata felice?

Davide

Al pari di molti bambini degli anni ’70, anch’io ebbi un organo Bontempi a guastarmi l’infanzia. Fu il mio primo strumento musicale e rischiai davvero che divenisse anche l’ultimo. Avevo sette anni, credo. L’organo era di plastica grigio chiaro e rosso arancio. Un solo registro, nessuna regolazione del volume, due ottave, cinque bottoni a sinistra per gli accordi maggiori e i cinque minori e un terrificante suono di diamonica con accompagnamento di ventola che già da sola sembrava il rumore della lucidatrice di mia madre…

Hai presente, le lucidatrici, quegli ormai estinti mostri monocoli inquietanti con l’occhio che si illumina mentre scivola coi feltri rotanti sulla cera di mamma e te ti mettevi con i piedi sulla poltrona, prima che ti toccasse ingurgitando anche te in quel sacco rigonfio…? Insomma, fu un’esperienza orribile.

Quando mio padre mi comprò quell’organo pensai che sarei diventato un organista la sera stessa, con la Toccata e fuga in re minore già sulle punta delle dita. Poi l’accesi… E mi resi conto per la prima volta dell’esistenza di un profondo gap fra l’immaginario narcisistico e onnipotente del bambino e la realtà degli umani concreti limiti. Segnò davvero l’inizio della fine dell’infanzia. Ciò mi rese irreparabilmente infelice. E quel suono! Altro che il Moog del “Guardiano del Faro“… Mi limitai a suonarci qualche volta “Oh Susanna” e “Bring back my bonnie to me” con i numeri della tablatura. Invece mio padre, che suonava la fisarmonica, l’armonica e il corno inglese, cominciò a tediarmi con il solfeggio e un due tre quattro do oh oh oh re eh eh eh Miiiii!

E pensare che quei suoni, dico tipo organi Casio, Bontempi, Giaccaglia sono oggi molto ricercati, perfino campionati e usati in molta musica, specialmente quella lounge, tipo i Pizzicato Five eccetera! Fa trendy. Il tempo nobilita davvero ogni cosa!


Parlaci dei tuoi nonni e dei tuoi genitori.

I miei nonni sono stati i Karftwerk: tra 1975 e 1978 Radio Activity, Autobahn, Trans Europe Express, The Man Machine… e tutto lo space rock… Ascoltavo quei dischi con la fonovaligia, all’odore misterioso dei componenti elettrici ed elettronici surriscaldati … La prima volta che ascoltai Radio Activity alla radio fu una rivelazione: quello ero io! Era il mio suono! Fu incredibile: non si era mai sentito nulla di così diverso e affascinante. Io vivevo molto intensamente quegli anni di futuro ideale. Una positiva, perfetta fantascienza era davvero alle porte per tutti; così sembrava. Nel 2000 credevamo davvero con ottimismo che tutte le miserie del mondo sarebbero finite e tutti avremmo avuto benessere e case futuribili sulla Terra e sulla Luna, come quelle di Buckminster Fuller o di Norman Bel Geddes, il primo grande visionario tecnologico, in città come Futurama, Epcot e tutto il resto. Ed io avrei lavorato per l’organizzazione Shado su Moon Base, facendomi una gran bella storia col tenente Ellis, quella col caschetto viola. Comunque, segnalo questo sito per vedere di quei bellissimi progetti futuri che oggi sono stati invece retrocessi alla categoria di “retrofuturo”: http://www.fantascienza.net/users/femino/RETROFUTURE/RETROFUTURE1.html e avanti, 2, 3 e 4 html.

Altri nonni i Beatles e tutta la musica russa (Borodin, Rachmaninov, Cui, Rimsky-Korsakov, Gliere, Prokof’ev, Mussorgsky, Stravinsky, Shostakovic…) Era una musica lontana, tra Occidente e Oriente, piena di seduzione, dolcezza e mistero, sensualità e promesse… Non sapevo molto dell’Oriente, anche se mia sorella, di sei anni più grande, era molto “intrippata” con la cultura indiana (ed anche con il francese e gli chansonniers – che però all’epoca trovavo insopportabilmente pallosi, tipo Moustaki, Boris Vian, Brassens e tutta quella roba lì – e Suzi Quatro, che era il suo alter ego: voleva diventare come lei. E’ la mia unica nonna, si può dire… Mi traghettò di lì a poco alle delizie del glam-rock.

Giorgio

Tu dici di essere il discendente di un tuo omonimo amante di Maria Stuarda: è una balla oppure hai fatto fare ricerche araldiche, oppure ancora hai trovato nel vecchio comò di casa un attestato di Maria Stuarda che esaltava le arti amatorie del tuo presunto avo ?

Davide

Non l’ho mai detto e chiedo fin qui venia, se mai l’avessi lasciato fraintendere, al conte Andrea Riccio, che qualche tempo fa mi contattò per avere ulteriori notizie sul Davide mio omonimo di Pancalieri. Io ho solo fatto una ricerca lunga dieci anni del poco ed estremamente sparso, spesso contraddittorio materiale utile a farmi scrivere la sola e unica sua biografia al mondo, spulciando perfino tra i registri della tesoreria reale dell’epoca (a Torino fu amico e musico del duca Emanuele Filberto). Fu davvero un personaggio di estrema importanza (la sua morte determinò l’assassinio di Darnley rex Scotiae e la tragica fine di Maria Stuarda, la fine di Scozia e della Controriforma in Inghilterra, l’ascesa di Elisabetta…). Oltre al solito capitolo dell’ascesa a segretario personale, massimo amico e consigliere di Stato e forse amante di Maria Stuarda, forse pure padre del primo re d’Inghilterra e Scozia (James I) e l’assassinio (57 pugnalate nel complotto voluto da Darnley, che pure Davide, suo ex amico, aveva aiutato a salire al trono, combinando un bel matrimonio segreto tra il lord e Mary, e architettato da tutta la nobiltà della Riforma inglese capeggiata dal fanatico John Knox, di lui non si trovava altro. Invece, una delle cose più interessanti è che egli fu un poeta e un musico eccellente a cui sono state attribuite (e poi ingiustificatamente ritrattate) numerose delle più belle arie tradizionali scozzesi, tra cui perfino il valzer delle candele (Auld Lang Syne). Ho appena terminato 3 cd di audiolibro in cui leggo questa biografia e suono e canto i suoi pezzi recuperati da vecchie raccolte, da William Thomson del 1725 in avanti. Per cinque secoli Davide Riccio (questo era il suo vero nome, poi anglicizzato in David Rizzio) è stato soggetto ingiusto di discredito, svalutazioni e sciovinismo molto britannico. E’ un peccato però che almeno la storia italiana non gli abbia destinato finora maggiori merito e ricordo. Ho dovuto farlo io, che non sono uno storico! Ma niente di strano: Frank Zappa scoprì un non meno sconosciuto Francesco Zappa del Settecento e ne ripropose in un disco diverse composizioni con il Synclavier.

Giorgio

Sei un eclettico, qual è fra le tue attività creative quella che prediligi ?

Davide

Il sesso? E’ molto creativo. Ancor più se fatto con la donna che ami, di cui sei innamorato. Se poi genera dei figli, quale arte e attività creativa più grande?

Giorgio

Quali sono le tue muse ispiratrici nella poesia, nella narrativa e nella musica ?

Davide

Eh, ma quanti nomi si dovrebbero fare! Nella poesia il primo amore fu Rimbaud. Oggi ho raggiunto una mia totale indipendenza dai modelli. Ho letto proprio tanto e sarebbe ingiusto non dire che da tutti si prende sempre qualcosa. Devo molto anche a Montale e ai romantici (Holderlin, Goethe, Novalis, Byron, Shelley…). A quindici anni (vedi più sotto la foto) mi vestivo e acconciavo come loro. Ero davvero un eccentrico. Nella narrativa ho amato soprattutto Hesse (da ragazzo) e il mito di Faustus, poi Ray Bradbury, William Burroughs, Edgar Allan Poe… Ma la mia vera musa ispiratrice è ormai una stupenda dolcissima ragazza: ho trovato la mia Beatrice per Dante, Laura per Petrarca, Bettina per Cecco, Selvaggia o Teccia per Cino, Fiammetta per Boccaccio, Primavera o Lagia per Cavalcanti… Devo solo trovarne un degno nome che ne copra l’identità o sarà molto imbarazzante per entrambi.

Musica: io ho quasi diecimila titoli tra dischi, cd e quant’altro, dal canto gregoriano a tutto il resto. Ho ascoltato e amato ogni genere di musica, purché fosse buona musica: folk, etnica, classica, jazz, blues, pop-rock, avanguardie… Non ho frontiere.

I più affini, con cui sono cresciuto stabilendo profondissimi legami di spirito “affine”, quasi di sangue sono stati David Bowie, Brian Eno, David Sylvian, King Crimson (Robert Fripp in particolare).

Giorgio

I tuoi cd sono stati diffusi o sono produzioni limitate ad amici?

Davide

Sì, alcuni sono stati diffusi. Ho pubblicato anche sul buon vecchio e sfrigolante acetato di vinile prima che morisse per sempre. Mai superate però le mille copie e mai giunto a etichette discografiche che non fossero indipendenti. Al momento c’è qualcosa ancora di disponibile in cataloghi di negozi esteri, tipo Belgio e altri paesi del Nord Europa, che come al solito dimostrano superiorità anche in queste cose. L’Italia non è mai stata generosa coi suoi figli. Credo sia ancora disponibile anche qualche copia di “Punto Zero nr.15” della Toast Records, dove suonavo un mio pezzo con Carlo Actis Dato al sax. Verso questa estate o autunno (2005) uscirà un mio contributo in scrittura e recitazione di versi musicati o meglio “sonorizzati” da Mirco Rizzi, secondo cd del progetto “Ashtool”. Ci sarà anche un altro pezzo di sole voci via via registrate da Mirco e i suoi amici (tra cui mi pare quelle di Daniele Brusaschetto e Ascolie-Oscar Mucci) e dove io ho fatto un tentativo modesto di “diplofonia” e un profondo basso tibetano (“overtone singing”). Non ho ancora ascoltato quei due lavori, ai quali Ashtool si dedica di quando in quando, stratificando un mese dopo l’altro. E’ un musicista davvero molto valido, fa dell’ottima musica “aperta” (lui non sopporta che io usi il termine “avanguardia” in generale).

http://xoomer.virgilio.it/ashpool/newsx.htm

Giorgio

Quali sono gli strumenti che suoni abitualmente?

Davide

Ho suonato tanta chitarra, poi il basso, le tastiere, percussioni di vario genere, la batteria, il violino e un sacco di piccoli strumenti strani… Mi appassiona tutto ciò che è suono ed anche misurarmi con un kazoo o una kalimba mi intriga. Avevo anche un sassofono tenore, una volta, ma preso a noleggio. Andavo a lezione da Carlo Actis Dato (che è uno dei più bravi e geniali sassofonisti e compositori riconosciuti nel mondo del jazz mondiale). Era terribile: mi metteva un sacco di soggezione, così che mollai dopo qualche mese. Peccato, però: è un gran bello strumento. Fortunatamente di quella esperienza conservo ancora un asolo improvvisato (eppure grandioso!) nel disco “Ma poi non arrivi mai”. Actis Dato venne in studio, sentì il pezzo, incise due asoli uno più virtuoso e geniale dell’altro. Due takes perfette. Fu un problema scegliere quale dei due asoli usare nel master definitivo. http://www.actisdato.it Oggi mi pento di non aver tenuto entrambi in due incisioni diverse. Ora sto cercando di imparare la respirazione circolare e il didjeridoo… E’ uno strumento incredibile: quando lo suono entro in vibrazione con l’universo e con ogni mia molecola. Più avanti penso che comprerò un Theremin: mi sto già informando su prezzi e distributori. Hai presente, quello chassis con due antenne, una per il volume e l’altra per l’altezza dei suoni, il cui suono a metà tra violino e voce umana ha dato effetto agli spiriti e ai dischi volanti di molti vecchi b-movies dell’orrore e di fantascienza dagli anni ’30 agli anni ’50? Oggi è tornato più che mai in auge. Oltre al suo etereo suono, incredibile (nato nel 1928, è stato uno dei primissimi strumenti elettronici al mondo), mi affascina il modo in cui il thereminista suona, ieraticamente immobile, avvicinando o allontanando alle due antenne e al circoscritto campo elettromagnetico solo le braccia, le mani, le dita… E’ come suonare l’aria.

Giorgio

Registri da solo le tue musiche o ti affidi a qualche studio di registrazione?

Davide

Più spesso da solo in casa, lo-fi, per ovvi problemi economici, con un vecchio ma ancora glorioso Teac Tascam a quattro piste e il computer, Sound Forge e altro softtware. Talvolta in studio, se l’occasione merita la spesa. Mi piace molto la regia del suono. Talvolta, in registrazione, uso riflettere pescando a caso dal mazzo di carte delle “Strategie Oblique” di Brian Eno e Peter Schmidt. Le avevano concepite negli anni ’70 per risolvere via via impasse creativi. Sono carte su cui sono scritti consigli più o meno chiari, su cui occorre trovare il flusso Zen. Cose tipo: Umanizza qualcosa sprovvista d’errori; Cosa farebbe il tuo migliore amico?; Non fare niente il più a lungo possibile; Abbi fiducia nel tuo “io” attuale; Compi un’azione improvvisa, distruttiva e imprevedibile: incorpora e avanti… Da soli in casa c’è tutto il tempo per questo genere di cose. La tecnologia ci ha veramente liberati dalla tirannia dei tempi e dalla limitazione o impedimento degli esorbitanti costi di studio.

Giorgio

Non pensi che lavorare come fai tu in tante tecniche creative possa essere dispersivo ? Un grande regista cinematografico giapponese che era anche un ottimo pittore decise di smettere di dipingere per non pregiudicare il suo impegno nell’ arte cinematografica…

Davide

E, infatti, sfumato il sogno di diventare una rockstar, per scrivere (di tutto, invero, incluso tanto ingrato e mal corrisposto giornalismo dal tabloid quotidiano al mensile in carta patinata) ho lasciato da qualche anno la musica. Quest’estate l’ho trascorsa tutta a scrivere il mio primo romanzo. Sto aspettando. Il resto è ormai divenuto occasionale. Mi manca, ma ho fatto una scelta. Poi si vedrà.

Giorgio

Dalle tue interviste si direbbe che tu prediliga la musica post punk e dark. E’ cosi ? E nella musica classica quali autori oggi prediligi?

Davide

No, no. Non amo il dark più di altre cose che ascolto ugualmente. Anzi, lo amo meno di altre. Sul post-punk… Oddio, chi non ha amato i Sex Pistols, poi la New Wave e tutto quel fermento soprattutto a scavalco con l’elettronica: Tuxedo Moon, Joy Division, Ultravox, l’Avant-Pop e avanti… No, io sono nato musicalmente, oltre che con i già citati Beatles, il glam rock e i Kraftwerk, con l’hard rock dei Led Zeppelin, David Bowie, tutto Brian Eno, i Roxy Music, i King Crimson e i Pink Floyd, Peter Gabriel e i Tangerine Dream… Oggi amo soprattutto le avanguardie: da Laurie Anderson a John Zorn, in ordine alfabetico… Tutto ciò che è estremamente libero e trasversale. Classica? Debussy, Ravel, Bartok, Stravinsky… Tutte le Avanguardie Storiche del Novecento. Nei primi cinquant’anni del Novecento sono successe cose veramente epocali! L’elettronica, il futurismo, l’atonalità, la dodecafonia, le micro polifonie di Ligeti, i pianoforti per quarti di tono e i quartetti per sesti di tono di Haba, le sculture sonore a motore di Jean Tinguely e le sculture a corde auto-suonanti di Pol Bury e mille altri fermenti… Cose bellissime, irripetibili! Una grande spaccatura irripetibile… E poi, tutta quella prima strumentazione elettronica (Onde Martenot, Theremin, Terpsitone, Trautonium, Thelarmonium etc. etc.!) Che fascino! Consiglio il sito http://www.obsolete.com 120 anni di strumenti musicali elettronici dal Musical Telegraph di Elisha Grey 1876 e il Singing Arc di William Duddel del 1899 fino alla batteria Simmons e altro modernariato analogico e digitale passando per il Mellotron e l’Hammond visti e illustrati strumento per strumento. Il mio sogno impossibile sarebbe quello di poter fare un disco con tutti quei primitivi suoni elettronici. Nel sito c’è anche qualcosa da scaricare, come un sample dell’antenato del vocoder, il primo strumento elettronico capace di sintetizzare la voce senza bisogno di fare da filtro a una voce umana vera. E’ stato il voder di Homer Dudley del 1939, la prima macchina elettronica parlante: Good afternoon Radio Audience, Good evening radio audience…

Giorgio

Hai mai pensato di lasciare il tuo lavoro (operatore con i disabili) per dedicarti interamente all’arte?

Davide

Educatore, per la precisione, anche se il titolo può sembrare un tantino “esoso” o “pretenzioso”. Non del tutto, no… Perderei un bel pezzo dell’arte di amare.

Giorgio

Mi hai parlato una volta di orologi: qual è stata la tua esperienza in questo campo: la cosa mi incuriosisce visto che hai già una chitarra jazz simile alla mia

Davide

Già, che tu disegni e realizzi orologi, molto belli per altro. Qualche anno fa costruii alcuni orologi da muro. Si chiamavano concept-watch perché si basavano su concetti via via ben determinati. Quello che ho ancora (di cui ti mando una foto) aveva disegnati gli omini che sbandierano l’alfabeto internazionale con le bandiere, le signal-flags della marina. Oltre all’intero alfabeto (disegnato omino per omino, le due bandiere giallo-rossa erano quindi poste sulla punta delle lancette di ora e minuti così da sembrare due braccia che sventolano nel tempo lettere di quell’alfabeto. Un altro aveva le lancette sul disco rosso del sol levante. Era una bandiera del Giappone su cui l’ora (nonostante il meccanismo funzionante, ma lasciato senza pila, stava fermo alle 8 e 16 minuti e 8 secondi dello sconquasso atomico di Hiroshima. E altri ancora, come il Missing Time del mio periodo di ufologo nel Centro Ufologico Nazionale. Li racchiudevo poi in cornice e vetro come veri e propri quadri. Era un bell’hobby.

Giorgio

Pensi che l’Italia sia un Paese dove oggi un artista ha modo di emergere e di vedere riconosciute le sue qualità ?

Davide

Sì. Ma io sto ancora aspettando il mio giorno. Chissà…

Giorgio

Quali sono i tuoi progetti per il futuro: in quale delle arti che coltivi pensi di profondere le tue energie?

Davide

Io adoro collaborare, entrare nel merito di molte cose diverse e nuove entro cui sperimentarmi. Due mesi fa Davide Novelli mi propose la sceneggiatura di un cortometraggio. Non ne avevo mai scritte, ed è stato veramente divertente, stimolante. Sono aperto a molte possibilità e intendo mantenere anzitutto questo atteggiamento per mio principale progetto. Le mie energie le profondo così: dandone il massimo ogni volta che vi sia un’idea, uno stimolo, una possibilità, una conoscenza, un’occasione, una collaborazione e uno scambio.

Giorgio

Fatti una domanda tu stesso.

Davide

Sono felice?

Giorgio

Grazie, alla prossima.

Davide

Grazie a te Giorgio e grazie anche per tutto ciò che hai fatto per me finora. A’ suivre.

Canzoni di Davide Riccio si possono scaricare gratuitamente da:

http://stage.vitaminic.it/davide_riccio

http://stage.vitaminic.it/main/davide_riccio/all_tracks/

Intervista di:

Giorgio Lanzani

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