Emanuele Chirco
Emanuele Chirco, nato a Marsala nel 1976, è un pianista, compositore e arrangiatore di prim’ordine. Ha esordito come solista, insieme al suo ensemble, nel 2000 con il cd strumentale “My Life Sound” e l’omonimo “Tour Multimediale ’00 – 01” (Musica, Immagine, Pittura e Recitazione insieme per condividere e rafforzare un autentico messaggio di concreta realizzazione di Pace), a cui è seguito il singolo “Liberi” del 2002 e i concerti “Liberi per un Mondo Unito”. Numerose invece le collaborazioni in qualità sia di musicista, sia di orchestratore (I Musicanti, Ologramma, Instrumental Praise, Senti chi canta, Veil of Maya). Ultimo, del 2003, arrangiato e diretto da Chirco, “Voglio Svegliare l’Aurora” del Gen Rosso, la band multietnica attiva fin dagli anni Sessanta con dischi di assoluto pregio e varietà, dalla esplorazione etnica alla rock opera. Il 18 Maggio del 2004 Emanuele Chirco dirige l’Orchestra Filarmonica di Milano in occasione del “Concerto per il dialogo tra i Popoli” dato in onore dell’84°, ed ultimo, compleanno di Papa Giovanni Paolo II. Quelle di Chirco sono belle melodie lineari che si sviluppano in un territorio racchiuso ai due poli tra la fusion e la ambient music (quella pianistica intimistica e crepuscolare, impressionista, che iniziò con Satie ed oggi ha la sua massima espressione in compositori come Michael Nyman o Ludovico Einaudi). Definizioni a parte, è sufficiente abbandonarsi alle sue limpide e calde, solari o malinconiche melodie, alle sapienti costruzioni armoniche e orchestrali. Chirco è un interessantissimo ed elegante musicista e compositore italiano, capace di assimilare tanti diversi linguaggi musicali, filtrarli e poi riorganizzarli in modo personale e misurato dove una pregiata leggerezza è al contempo profonda e impreziosita da sensibile sentimento (e, nondimeno, da una indiscutibile bravura tecnica). La popolarità di Emanuele Chirco e delle sue opere è sicuramente destinata a crescere… Come già per altri, speriamo di essere anzitutto noi italiani ad accorgercene, senza aspettare che il successo dei nostri migliori autori passi prima per l’estero. Alcuni suoi brani si possono scaricare dal sito di Vitaminic, tra cui la bellissima “Pantelleria”, un brano che, come ho già avuto modo di dire all’Autore, non mi capitava di ascoltare così a ripetizione dai tempi de “Le onde” di Ludovico Einaudi.
Il sito dell’artista, per altro di estrema raffinatezza, è alla pagina http://www.emanuelechirco.it
Davide
Lei ha studiato al Conservatorio? Quali musiche, colte od extracolte, quali nomi hanno maggiormente influenzato il suo amore per la musica? A quali sente di essere maggior debitore? EmanueleNel rispondere a questa domanda potrei correre il rischio di dilungarmi troppo. Chiaramente la musica che si ascolta è tanta e tanti sono i compositori che in un certo qual modo, consciamente e non, sono filtrati attraverso il mio animo durante la mia crescita umana ed artistica. Spesso ho avuto posta questa domanda ed ogni volta è quasi un panico! Che dire…? Ho studiato pianoforte al conservatorio, continuo a studiare composizione e del mondo classico ho adorato Bach. Ricordo con piacere le simpatiche “Invenzioni a due e tre voci”, la “Messa in si minore”, “L’Arte della Fuga”, (opera della vecchiaia) che sto studiando. Alcune sinfonie e concerti per pianoforte di Beethoven sono stati quasi al centro del mio ascolto classico, tuttavia non ritengo tale genere veramente vicino a me. Come compositori contemporanei mi interessano molto Jan Garbarek, per alcune sue atmosfere molto calde e profonde, Richard Galliano, soprattutto in alcuni brani composti ed arrangiati per fisarmonica ed orchestra d’archi, Ennio Morricone, tranne che nelle opere contemporanee, Yanni, compositore greco, ma solo nei due progetti “Live at the Acropolis” e “Tribute”, per la grande emozionalità di alcuni passi. Come pianisti Jazz ascolto con particolare piacere Oscar Peterson, Brad Mehldau e Claude Bolling.
DavideScorrendo le pagine del suo sito, ho letto da qualche parte queste testuali parole: “la creazione della sua musica è morbosamente legata alla sua vita al punto tale da potersi considerare un compositore assolutamente autobiografico…” Questo è quanto accade normalmente a tutti gli artisti più autentici… penso. Come si traduce, nel suo caso, l’autobiografia in musica, tanto più strumentale? Sente mai bisogno di canto e parole o di altre forme di espressione per completare questo processo creativo autobiografico?
Emanuele
E’ vero, mi ritengo un compositore particolarmente autobiografico. Da un punto di vista strettamente artistico potrebbe anche essere un punto a favore, da un punto di vista esistenziale potrebbe, invece, essere “pericoloso”. La mia Musica è legata alla mia Vita e la mia Vita è legata alla mia Musica. Durante il mio comporre difficilmente mi lascio guidare da tecnicismi o distrarre da matematiche risoluzioni melodiche ed armoniche, piuttosto tengo sempre vivo ed autentico in ogni fase il presupposto iniziale, l’elemento scatenante e primordiale, in altre parole “L’essenza” della mia emozione.
Chiaramente la “Essenza” delle “cose” non la si scopre facilmente tra i libri, i virtuosismi, le acrobazie tecniche, le artificiose (e spesso artificiali) risoluzioni o quant’altro, ma, credo, sia più agevole riscoprirla nella semplicità ed autenticità. Da sempre vado alla ricerca dell’essenziale sforzandomi di rimanere più impermeabile possibile al superfluo. E’ sempre viva la minaccia della superficialità. Strumento minatorio ne è certa televisione… Che porcheria!
E’ proprio questa ricerca dell’essenziale che mi stimola alla ricerca della vita…, delle cose vere e belle della vita…, della mia Vita…, ed è questa che voglio raccontare nella mia Musica.
Gli amici che ascoltano la mia musica confermano che tutto il mio contenuto arriva loro nella sua interezza ed originalità, ed anche senza l’ausilio di parole o di un testo ben specifico, dal momento che la mia musica è fondamentalmente strumentale. Tuttavia ho scritto anche delle canzoni, alcune delle quali con dei testi impegnati e molto apprezzati, poi interpretate da cantanti e gruppi che ne hanno assolutamente condiviso il contenuto.
Davide
In questi giorni, per mie contingenze, mi stavo interrogando sulla umana necessità di catarsi, e sulla funzione realmente catartica o meno delle arti, della creatività. In effetti, scrivere e suonare, creare, non è detto sia automaticamente catartico. Al contrario, vi si può sprofondare in contatti con se stessi, con l’oscuro, col proprio dolore anche, che invece di katharsis (nel senso di Platone anzitutto), di purificazione o sublimazione, possono produrre ancora maggiore dolore e oscurità, o consapevolezza di ciò, un perdervisi. Anche nel senso di Aristotele, la catarsi come liberatorio distacco dalle passioni nel momento in cui si coglie la razionalità celata negli eventi, non è detto avvenga con l’arte, che razionale non è (tecnica a parte). Lei pensa che la musica, crearla, suonarla, ascoltarla, possieda davvero una funzione catartica?
Emanuele
La musica è uno degli strumenti di comunicazione più potenti ed efficaci, forse il problema è che è stata donata indegnamente agli uomini i quali ne fanno, chiaramente, un uso del tutto libero e personale. Oggi chiunque si esprime come gli pare, possa essere con le parole, le azioni, i pensieri o la musica, fregandosene altamente del punto di vista altrui e delle conseguenze del proprio operato. E’ proprio per questo che non mi sorprendo più di tanto quando apprendo dell’esistenza di certa musica del passato e del presente, soprattutto legata a certi generi, che ha provocato istinti negativi alle persone che la hanno ascoltata e che la ascoltano. In altre parole, se voglio far del bene o del male, con la musica posso farne per dieci volte. Un passo musicale, se ci coglie in un momento particolare della nostra vita, può veramente sprofondare nelle zone più nascoste della nostro spirito e, una volta lì, può esplodere nei modi più imprevedibili. Insomma, la risposta è SI, la musica può avere una funzione catartica nella misura in cui è bella, buona e vera.
DavideDalla sensibilità che si coglie nella sua produzione musicale e dai testi che ho letto sul suo sito, lei è altresì impegnato socialmente? In che modo?
Emanuele
Molti giornalisti, critici musicali, mi hanno identificato come un artista impegnato nel sociale. Io non so in realtà cosa significhi tutto ciò! Io so soltanto che ogni essere umano, dal momento che esiste, in quanto tale, deve riconoscere un impegno nella società e nei confronti del prossimo. Oggi manca, quasi assolutamente, la consapevolezza della dignità di essere umano, se non solo per i nostri tornaconti personali. Insomma, oggi, più che mai, si ha bisogno di Pace ed è un bisogno vero, che si avverte dentro anche se non si sa. Per fare Pace ed Unità non è sufficiente non fare guerra…, bisogna attivamente farla e basta! E’ di questo che parlo nei miei concerti multimediali “My Life Sound”, nei concerti “Liberi per un Mondo Unito”, nel “Concerto per il dialogo tra i Popoli” dato lo scorso 18 Maggio ’04, insieme al gruppo GenRosso in Città del Vaticano in onore dell’84° compleanno di Papa Giovanni Paolo II. E’ anche di questo che parlo nelle mie musiche, nella canzone “Liberi”, diventato “Inno di Pace dei Popoli del Mediterraneo” cantata in quattro lingue, e sento come la gente si emoziona… a volte piange… . sapete perché? Perché ha voglia di Pace e non lo sa.
Io avverto come nella mia attività artistica sia vivo e sempre presente un “Filo d’Oro” che tiene uniti i miei progetti musicali e le mie esperienze di vita. E’ in questa stretta simbiosi che io creo, compongo e manifesto da anni la mia concreta voglia di realizzazione di Pace.
Davide
Ha un ensemble di musicisti fisso? Ci vuole nominare e parlare dei musicisti che collaborano ai suoi progetti solisti?
Emanuele
Ho collaborato con tanti bravissimi musicisti che ricordo tutti con grande piacere ed ammirazione. Mi limiterò a citare quelli più vicini che sto coinvolgendo maggiormente negli ultimi anni nei concerti, nei dischi e nel mio lavoro di arrangiatore e direttore musicale, e che oggi rappresenta ormai il mio Tim ufficiale di lavoro, come: Carlo Cattano, Maurizio Diara, Enzo Augello, Filippo Di Pietro, Natale Montalto, Giovanni Schifano, Aldo Bertolino ed ancora Riccardo Gerbino, Piero Vasile, Dario Li Voti, Giacomo Buffa, …spero di non dimenticarne nessuno. Inoltre i miei tecnici del suono: Gregorio Caimi, Fabrizio Giacomarro, Antonio La Rosa. Una squadra di lavoro, ma, fondamentalmente, di Amici, e spero, di costruttori di pace, altamente professionale che cresce progetto dopo progetto, esperienza dopo esperienza. Ed ancora, come potrei non citare, i miei amici del GenRosso, primi tra i quali Mite Balduzzi e Benedikt Enderle, due grandi autori e compositori per cui ho arrangiato molti brani, alcuni dei quali contenuti nel disco “Voglio Svegliare l’Aurora”, la mia amica Chiara Grillo, eccezionale cantautrice ed interprete, Lito Amuchasteghi, straordinaria persona, fonico degli studi GenRosso, e, per concludere, Roberto Tietto, il Manager.
DavideLa qualità della sua musica si presterebbe alle immagini di un film. Ha scritto qualcosa per il cinema?
EmanueleNon mi è ancora capitato di comporre l’intera colonna sonora di un film, non ho mai ricevuto alcuna proposta di questo genere da alcun regista. Ho scritto, piuttosto, musiche per cortometraggi, alcuni dei quali hanno anche ricevuto degli autorevoli premi e riconoscimenti nel panorama italiano ed internazionale, documentari, spot pubblicitari e sigle per Rai, Mediaset, National Geographic Channel ed altre emittenti televisive e radiofoniche. Molti critici ed ascoltatori hanno confermato e sottolineato l’evidente potenzialità descrittiva ed evocativa delle mie musiche…, ma…, chissà cosa riserva il futuro.
DavideNella sua musica si coglie fra l’altro una eco arcaica, una sottile e rielaborata radice popolare mediterranea… E’ una sua ricerca o è il richiamo più naturale che riaffiora da sé della sua Sicilia?
Emanuele
Assolutamente non è una ricerca ma un autentico ed istintivo richiamo della mia terra, la mia indole, la mia natura che continua a stupire anche me. Io sono nato e vivo in una terra fantastica, questa Sicilia un po’ magica, un po’ tragica, con le sue tradizioni indelebili e disarmanti. La mia città, Marsala, si trova proprio al centro del Mediterraneo e rappresenta il lembo più occidentale della Sicilia, davanti a me si elevano maestose dal mare le tre Isole Egadi, ed ancora l’Isola di Lampedusa, Pantelleria ed è già Africa. Troppe volte, sin da ragazzino, ho sentito dentro la mia appartenenza al suono del mare piuttosto che al ritmo della città, al calore del mio sole piuttosto che alle gelide contabilità delle aziende della musica. Io vivo profondamente le mie radici che odorano di sale, vino, fuoco e passione. Nei periodi in cui sto fuori per lavoro tutto questo mi manca da impazzire ma quando ritorno recupero immediatamente. Quando alcuni miei colleghi vengono a trascorrere, o per lavoro o in vacanza, alcuni giorni da me in Sicilia restano tutti profondamente affascinati dalla mia terra, dalle persone che ci vivono, e dal mio stile di vita assolutamente sregolato ed in simbiosi con la natura che mi circonda, capendo immediatamente che è tutto questo contesto nel quale sono nato e cresciuto che, in un certo senso, alimenta la mia fantasia e creatività musicale. Insomma “io sono il più terrone dei terroni” e ne vado fiero.
Davide
Prossimi progetti?
Emanuele
Il 2005 è un anno veramente ricco ed intenso sotto il profilo discografico. Oltre ad una serie di interessanti collaborazioni che sto avendo come tastierista e bassista in alcuni dischi di musica jazz, leggera ed etnica, sto ultimando il lavoro di arrangiamento e direzione musicale per il disco pop rock di un giovane cantautore italiano che si chiama Jacopo Bettinotti, ho iniziato a comporre gli arrangiamenti per il prossimo disco celebrativo dei quarant’anni di attività musicale del GenRosso ed ho, anche, iniziato la pre produzione del mio prossimo CD che, svelo, sarà il mio primo disco con solo pianoforte. Non mancheranno di certo anche i concerti per cui si sta lavorando e che saranno resi noti sul mio sito.
Davide
Ha scritto in alcune sue considerazioni che, se lo volesse, lei potrebbe scrivere dieci composizioni superficiali al giorno per raggiungere quindi il successo più mediocre, una apparentemente più appagante vita e condizione umana superficiale (ahimè, invero un’attitudine così diffusa ormai!)… Accontentarsi, insomma… E che talvolta da ciò è stato tentato? Beh, mi lasci dire per intanto: non lo faccia! Ci dia di meno (quantitativamente), ma come lo ha fatto finora, riuscendo a dire cose di spessore e complessità tradotte nella sua ricerca di leggerezza e trasparenza.
Emanuele
Lei sta ricordando un passo della mia “dissertazione sulla Superficialità” dal titolo “L’Uomo Superficiale” che ho scritto una notte di qualche anno fa. Purtroppo mi convinco sempre più che vivere in superficie è più semplice e meno costoso, non vivere le cose “profondamente” e sulla propria pelle conviene. E’ un atteggiamento che per cultura, abitudine ed opportunismo diventa stile di vita da cui è difficile uscirne, ammesso che lo si voglia. L’Essenza è, e rimane sempre, meno importante dell’apparenza e tutto ciò lo si scopre anche nell’approccio che molti artisti, o pseudo tali, manifestano nei confronti della loro creatività. Oggi si gioca a stupire, sbalordire, annichilire e quasi spaventare l’ascoltatore suonando, a tutti i costi, tutte le note che possono essere contenute, e non, in una cadenza, un periodo o un brano. Insomma, è la ricerca della quantità e un costante e progressivo abbandono della qualità, non solo tecnica ma, soprattutto, quella di cui necessita il cuore: “la possibilità di una Emozione Vera”. Il campionato quale è ?, “suonare più note possibili in un secondo?”. Il mio è “suonarne meno possibile in una vita…”, solo così potranno essere le “Uniche Vere”.
A’ suivre.
Davide Riccio