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Il nucleo della narrazione: la Storia

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Il nucleo della narrazione: la Storia

 

Proviamo a riflettere su una cosa.

Siete andati al cinema, avete visto un film, vi è piaciuto.

Di cosa parlate la sera o il giorno dopo con i Vostri amici?

Che cosa raccontate loro per dire che avete visto un bel film?

Forse parlate dei primi piani del protagonista? Dei trucchi della regia? Delle inquadrature a lungo campo? Della colonna sonora? Delle battute o del dialogo?

No.

Voi raccontate la storia.

Perché Vi ha commosso. Perché Vi ha colpito. Perché Vi ha entusiasmato. Perché Vi ha fatto sognare, o riflettere, o soffrire.

La stessa cosa accade per la narrazione.

Mentre l’esperienza, i corsi di scrittura, e l’esercizio possono affinare il Vostro stile, le Vostre capacità espressive, le metodologie narrative, la cifra stilistica e l’enunciazione della trama, i piani temporali, i dialoghi, le descrizioni, le ambientazioni e la caratterizzazione dei personaggi, niente e nessuno possono insegnarVi a ricavare una buona storia.

La STORIA è il fulcro della narrazione, il cardine, il nucleo, il focus.

Senza una buona storia tutto il resto si riduce a un mero esercizio stilistico e tecnico, un virtuosismo appunto, e niente di più.

Pensate per un attimo a La Leggenda del Pianista sull’Oceano di Tornatore, mutuato dallo splendido Novecento di Alessandro Baricco, 62 pagine appena, un libriccino piccolo piccolo, destinato per sempre ad occupare i primi posti nell’Olimpo letterario.

Cos’è Novecento in fondo?

Solo una storia, una splendida storia, una storia coinvolgente, eclatante, irripetibile, straordinaria.  Unica.

Appunto questo dovete ricercare.

Se la Vostra storia è buona, forse gli editori, e con loro i lettori che verranno, potranno anche perdonarVi qualche incertezza stilistica, qualche banalità espressiva, qualche errore nella sequenza temporale, qualche descrizione non proprio riuscitissima, o qualche personaggio che non buca le pagine.

Ma come si crea, come si ricerca una buona storia?

Semplice non si può.

Tristissima legge della creatività, le storie, come le idee, non si insegnano, si hanno.

Tuttavia non si può prescindere dalla storia per scrivere un racconto o un romanzo che sia.

Al di là delle mode che passano, oltre la ricchezza e l’originalità dello stile, al di sopra insomma delle capacità tecniche e mediatiche di un autore, non si deve e non si può prescindere da questo fondamentale “must”.

Avere una storia.

Una buona storia per essere tale deve vivere di vita propria, autonoma. Affrancarsi dal suo autore e rifulgere come la stella polare che indica la rotta ai naviganti.

Non mettetevi mai a scrivere se non avete una buona storia davanti. Non la trama, non l’intreccio, non la fabula, ma la Storia, quella con la Esse maiuscola. Solo quello è determinante per l’avvio di quel motore affascinante che è la narrazione.

Per paradosso non è nemmeno importante se è una storia inventata, o reale, se romanzata, o di fantasia, se realistica o del tutto improbabile, non conta nemmeno a quale filone essa appartenga.

Non chiedetevi se state per scrivere un noir, un thriller, un giallo, un romanzo intimistico, una fiction, o un racconto psicologico.

Chiedetevi piuttosto se avete una storia da raccontare e se questa storia è buona abbastanza.

E’ la differenza fondamentale che passa tra chi scrive per dire qualcosa, e chi scrive perché ha qualcosa da dire.

Se avete in mano una buona storia, è improrogabile che essa fuoriesca da voi per finire sulle pagine bianche.

Deve essere come un’esigenza imprescindibile, un fuoco sacro che arde, un anelito di comunicazione che trascende dalle Vostre forze. Avete una storia incredibile da raccontare. Dovete raccontarla. Sentite l’esigenza di mettere nero su bianco. Dovete farlo. Vi state scrivendo sotto.


Ecco.


Quello e solo quello è il momento magico.

Non ascoltate altro, se non il vostro flusso narrativo, la storia fuoriesce da Voi e sa già di che vita deve accendersi, Voi dovete solo fornirgli gli strumenti appropriati ed aiutarla a dispiegare le ali.

E’ come un cucciolo da accudire.

Per far scaturire una storia occorre la scintilla, l’idea, la coincidenza, la fusione di due o più fatti, la commistione di sensazioni diverse.

Leggete, osservate, ascoltate. Sempre.

Queste sono le tre regole Magne.

Qualcosa vi ha colpito? Approfondite.

Ascoltate un discorso per caso e qualcosa si agita nella vostra mente? Lasciatelo sedimentare fino a che non uscirà fuori.

C’è un luogo che vi incuriosisce, un fatto di cronaca che continua a tornarvi alla mente? Documentatevi.

Avete un nonno o un parente che conosce molte storie, strani personaggi, avvenimenti lontani nel tempo? Ascoltatelo con attenzione. Gli anziani sono una fonte inesauribile di informazioni, di ricchezza, di vita reale, immaginaria o fantastica che sia.

Ascoltate cosa dice Singer, premio Nobel per la letteratura.

ogni mattina me ne sto sdraiato sul letto per un paio d’ore e immagino tutti i personaggi, le loro azioni, i loro dialoghi. Poi mi metto al tavolo e, per il resto della giornata, scrivo quanto ho immaginato

Quando Vi sedete a scrivere, la storia deve essere già compiuta nella Vostra mente, dovete conoscerla, amarla, educarla e colorarla di una connotazione autentica e vigorosa.

Stephen King scrisse la sua prima opera Carrie basandosi sulla fusione tra due idee che gli si agitavano da un po’ di tempo nel cervello, il disagio dell’adolescenza, e le capacità telecinetiche.

Quando unì queste due intuizioni, King conosceva già la storia che doveva scrivere, ancora prima di cominciare, la storia era lì, e lui doveva solo darle una struttura, e poi conferirle il respiro, rendendola vitale.

Questo è quello che dovete fare.

Scrivere solo quando avete una storia. Se non avete niente da dire, non scrivete. La differenza tra il successo e l’insuccesso, per quanto incredibilmente semplice possa apparire, spesso è tutta qui.

 

Sabina Marchesi

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