Forse non tutti gli scrittori sanno che scrivere un articolo e scrivere un libro non sono affatto la stessa cosa. In quest’epoca dinamica in cui anche gli scrittori si cimentano volentieri con la saggistica è forse utile ricordare le regole stilistiche proprie del genere giornalistico, spesso diverse da quelle della letteratura. Riproduciamo qui a tale proposito i consigli del CICAP per la formulazione degli interventi sulla rivista collegata Scienza e Paranormale. A firma di Massimo Polidoro.
REGOLE STILISTICHE DI SAGGI E ARTICOLI
1. I ruoli nel testo
In alcuni casi, delle parti di testo hanno dei ruoli particolari: citazioni, titoli, parole “strane” e così via. Non esistono delle regole fisse e codificate della lingua italiana per i segni che devono distinguere tra tali ruoli; quindi in questo paragrafo ci sono ampi margini di discrezionalità. Tuttavia, è importante che questi ruoli del testo vengano presentati al lettore in modo uniforme, quindi siete pregati di seguire al meglio quanto segue.
1a. Citazioni
Quando citate testualmente, anche brevemente, da un discorso diretto o da un’opera scritta, la citazione va messa tra virgolette come queste ” ” (caporali). Esempio:
il signor X dice: “Vorrei chiarimenti sulle finalità e metodologie di azione del CICAP”
La redazione può mettere in un altro formato citazioni lunghe molte righe (finora si è usato stringere leggermente la colonna di testo e ridurre di un punto la dimensione tipografica del font), comunque voi non vi preoccupate e usate SEMPRE queste virgolette. Nel caso di citazioni dentro citazioni, si usano le virgolette dette alte doppie: ” “. Esempio:
il signor X disse “Ho sentito il dottor Garlaschelli dire: “Dormire su un letto di chiodi è il mio sogno””
Notate che:
a) la prima parola all’interno delle virgolette va sempre maiuscola;
b) il punto va messo fuori da tutte le virgolette (a meno che non si tratti di punto esclamativo o interrogativo che, in tal caso, andrà dentro le virgolette e si ometterà il punto fuori dalle virgolette:
es.: “Ma che c’azzecca l’astrologia?”
1b. Parole “strane”
Talvolta, si rende necessario segnalare una parola strana, gergale o dialettale, oppure l’uso di una parola comune in senso traslato o ironico. Per tale ruolo si usano le virgolette alte doppie (” “). Esempi:
Il cosiddetto “panevin” è un falò
Tutti questi “maghi” in realtà vogliono solo denaro
È consigliabile essere molto (ma MOLTO) parsimoniosi nell’esercizio di questa modalità. In genere, inoltre, è sufficiente marcare la parola soltanto la prima volta che viene usata.
1c. Parole in altre lingue
Parole ed espressioni di uso non comune in lingua diversa da quella italiana (esclusi naturalmente i nomi propri) vanno scritte in corsivo. Esempio:
fui costretto a uno shutdown immediato del computer
Si suppone che computer sia di uso comune, ma non shutdown. In questa norma va incluso anche il latino, quindi referendum in chiaro, ma hic et nunc in corsivo.
1d. Titoli di pubblicazioni
Vanno in corsivo titoli di libri, riviste, spettacoli e trasmissioni radiotelevisive. I titoli di articoli vanno tra virgolette. Per esempio:
La trasmissione Misteri è stata ripresa in un articolo di Avvenimenti intitolato: “Misteri o bufale?”
2. Punteggiatura
2a. Spazi e punteggiatura
Tra una parola e l’altra mettere sempre uno spazio singolo. Anche dopo il punto fermo, esclamativo e interrogativo va sempre uno spazio. Va uno spazio, ancora, dopo i due punti e il punto e virgola (contrariamente a quanto indicato in precedenti edizioni di questa guida, dopo il punto NON vanno due spazi ma solo uno).
Tra un segno di punteggiatura e la parola precedente non va mai uno spazio.
Quando si usano le parentesi, si deve usare sempre uno spazio all’esterno e nessuno all’interno, tranne nel caso che all’esterno destro ci sia un segno di punteggiatura nel qual caso non va messo alcuno spazio. Per esempio useremo qui il carattere “_” al posto dello spazio (per farvi capire, non che lo dobbiate fare voi!):
es. Allora_Luigi,_offeso_(ma_anche_intimorito),_esclamò:_”Basta._Basta!”
2b. A capo
Quando si va a capo, non si deve fare un rientro (ci pensa la redazione).
2c. Punto esclamativo
Usare con estrema moderazione! Altrimenti può stancare!! Fa un effetto fumetto!!!
2d. Due punti
Evitare che in un periodo appaiano due volte consecutive i due punti, cosa non insolita negli articoli scientifici, ma da evitare negli articoli di divulgazione, come sono quelli che compaiono su S&P.
2e. Puntini di sospensione
Sono sempre tre (mai di più), senza spazio tra l’uno e l’altro e attaccati all’ultima parola… (usare con moderazione).
2f. Parentesi, bibliografia e note
Per indicare libri e/o articoli in bibliografia si usa il numero ad apice e di dimensione più piccola (es. se il font misura 12, l’apice misura 9): es.:
Dice Randi 1 che non bisogna… NON usare numeri tra parentesi, tipo: Dice Randi (1).
Vedi sopra per le informazioni sull’uso della bibliografia.
3. Parole, parole, parole…
Questo paragrafo è dedicato a tutte quelle parole la cui formattazione può essere incerta.
3a. Accenti
In italiano, l’accento si usa solo sulle parole tronche. L’accento è sempre grave sulle vocali:
“a”, “i”, “o”, “u”: “à”, “ì”, “ò”, “ù”.
Sulla vocale “e”, invece, va sempre l’accento acuto “è” tranne che nei seguenti casi:
“è”, “cioè”, “ahimè”, “caffè”, “tè”.
Il caso della voce “è” del verbo essere va evidenziato perché, trattandosi di una parola di una sola lettera, i correttori ortografici automatici in genere non la segnalano qualora sia sbagliata.
Le maiuscole accentate vanno scritte così:
“È”, “Ù”, “Ò”… e non E’, U’, O’…
3b. Date
Mettete sempre la forma completa con il mese minuscolo: 8 gennaio 1997
Se si cita il giorno della settimana, anch’esso va minuscolo: sabato 8 gennaio 1997
I secoli dati con il numero cardinale vanno indicati in maiuscolo: il Settecento
Se indicati con il numero ordinale, si usa il numero romano: il XVIII secolo
I decenni si indicano sempre per lettera e in minuscolo: “anni sessanta” e non “anni 60”
3c. Maiuscole e minuscole
Senza tanto dilungarmi in complicati distinguo, vi ricordo solo che l’italiano fa un uso della maiuscole più parco delle altre lingue. Per esempio:
ENEA Ente nazionale per le energie alternative (solo la prima parola va maiuscola)
MIT Massachusetts Institute of Technology (tutte le iniziali maiuscole)
I titoli personali vanno minuscoli:
il ministro, il professore, il presidente
3d. Nomi propri
La prima volta che una persona è nominata in un articolo, indicarla per nome e cognome: Isaac Bickerstaff. Fanno eccezione le personalità universalmente note con il solo nome o cognome e consegnate alla storia:
Leonardo, Michelangelo, Casanova…
3e. Abbreviazioni
Vanno evitate a meno che non ci siano dei motivi molto forti per usarle:
“dottor” e non “dott.” o “dr.”
“eccetera” e non “ecc.”
“signor” e non “sig.”
“vedi” e non “v.”
Eccezione per i codici delle indicazioni bibliografiche:
“n.” per “numero”
“vol.” per “volume”
“p.” per “pagina”
“pp.” per “pagine”
Notate che la regola vale in genere anche per le unità di misura: kilogrammi, ettopascal, microtesla
Qui vale comunque il buon senso: se in un articolo è necessario citare per quattordici volte nanotesla fratto centimetri per megajoule al quadrato, vada per l’abbreviazione nT cm -1 MJ -2 , almeno per le ultime tredici volte (ma se dovete davvero citare quattordici volte i nanotesla ecc… allora il vostro articolo probabilmente è troppo tecnico per S&P).
3f. Acronimi
Gli acronimi vanno in genere tutti maiuscoli: ENEA, SIF, ODODI. Fanno eccezione i casi in cui si è consolidata nell’uso una grafia diversa. Per esempio, il sistema operativo del Macintosh si indica MacOs, le società per azioni si indicano spa e così via.
CICAP invece va SEMPRE indicato tutto maiuscolo.
Scienza & Paranormale si abbrevia in S&P.
3g. Numeri
I numeri vanno preferibilmente in lettera, purché in tale forma siano sufficientemente corti. Quindi:
cinquanta e non 50
545 e non cinquecentoquarantacinque
Per quel che riguarda i numeri grossi, può essere preferibile la forma mista: 700 miliardi
La parte decimale di un numero non intero va indicata con la virgola: 6,5
Le migliaia vanno separate con un punto: 7.654
Le percentuali vanno di preferenza indicate in lettera: “23,8 per cento” e non “23,8%”
4. Preferenze “stilistiche”
In questo paragrafo ci sono non tanto delle prescrizioni, quanto dei suggerimenti “stilistici” in senso lato. Ciò significa che le procedure citate nei paragrafi da 1. a 3., se sbadatamente omesse dagli autori, vengono comunque svolte dalla redazione (pur con qualche “accidente”) prima di mandare l’articolo in stampa. Quanto citato in questo paragrafo è invece opzionale, anche se è caldamente consigliato dalla redazione di S&P, e in genere può migliorare la qualità dell’articolo.
4a. Incisi
Il modo più usuale di fare degli incisi presume l’uso delle virgole:
es. L’Antartide, che possiamo chiamare il sesto continente, ha una circolazione troposferica quasi isolata dal resto del pianeta.
es. Talvolta, come nel caso dell’iridologia, si parla di pseudoscienza.
Quando l’inciso contiene un singolo dato o una breve precisazione, conviene in genere usare le parentesi:
es. Circa un terzo degli italiani (il 34,2 per cento secondo l’ISTAT) crede al paranormale.
Talvolta, soprattutto in articoli di carattere in qualche modo colloquiale, si può usare il tratto breve:
es. Così il veggente – davvero un farabutto – predisse alla ragazza che sarebbe morta entro l’anno.
Ricordare lo spazio prima e dopo il tratto. Se vi accorgete che un periodo ha incisi dentro incisi, con virgole, tratti e parentesi, dividetelo in due periodi.
4b. Apostrofo di elisione
Usate con una certa liberalità l’apostrofo di elisione: com’è, dell’eresia, un’altra.
Attenzione:
Qual è e non Qual è (va sempre senza apostrofo)
po’ e non po’ (va sempre con l’apostrofo, non si scrive MAI con l’accento)
4c. Parole composte
Nelle parole composte, è preferibile evitare l’uso dei trattini:
fisiopatologo e non fisio-patologo
pseudoscienze e non pseudo-scienze
percezione extrasensoriale e non percezione extra-sensoriale
Fa eccezione il caso in cui i due pezzi della parola indichino contrapposizione: la guerra russo-giapponese.
4d. “d” eufonica
Si aggiunge una “d” alla preposizione “a” (ad) e alle congiunzioni “e”, “o” (ed, od) SOLO quando la vocale che segue è la stessa. Cioè, si scrive:
ad andare e non a andare
a essere e non ad essere
Eccezioni: ad esempio, ad ogni, ad un certo punto.
4e. “se” e “sé”
Il pronome “sé” va SEMPRE con l’accento, anche quando è seguito da stesso. Esempio: sé stesso, sé medesima, sé stante, eccetera.
Sabrina Marchesi