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Presi per il…

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Presi per il…
La lunga strada verso il libero mercato


Negli ultimi mesi in Italia c’è stata una grande rivoluzione che ha coinvolto e coinvolgerà per i mesi a venire tutta la popolazione. Questa rivoluzione che era da tempo annunciata e da ancor più tempo sperata è quella della liberalizzazione del mercato telefonico fisso e mobile. Il primo passo è stato fatto con la telefonia mobile dove, grazie all’arrivo di Omnitel si è passati da un regime di monopolio TIM ad un nuovo regime di concorrenza che, se non sbaglio, ha portato nel corso dei mesi a dei grossi vantaggi agli utilizzatori di cellulari. Il colosso Telecom ex Sip deteneva però ancora la totalità della telefonia fissa nazionale nella quale ovviamente faceva il buono e cattivo tempo. Poi pian piano si è visto aprire un piccolo spiraglio che si è concretizzato con l’entrata nel mercato della telefonia fissa di tre nuovi gestori Albacom, Infostrada e Wind. I primi due dovrebbero essere già disponibili anche per l’utenza privata mentre il terzo dovrebbe essere attivo con l’anno nuovo. I due gestori già attivi sono partiti però con un "piccolo" svantaggio; forniscono esclusivamente i loro servizi per telefonate interurbane, internazionali e verso i cellulari. Non è quindi possibile, almeno per ora, fare telefonate urbane con un gestore che non sia Telecom. Quindi se speravate di non vedervi più arrivare a casa la bolletta Telecom dovrete ancora sapere attendere.

Ovviamente Albacom e Infostrada per essere desiderabili nei confronti degli utenti hanno disposto delle tariffe interurbane e internazionali abbastanza convenienti rispetto a quelle Telecom ma ritengo che solo un numero limitato di italiani ne trarrà vantaggio anche perché, secondo me, molti non avranno voglia di vedersi arrivare a casa due bollette.

A questo punto Telecom che ha pian piano visto erodersi la sua posizione di Re Sole del mercato delle telecomunicazioni ha fatto una mossa estremamente astuta. Forte della sua posizione di dominio assoluto della telefonia urbana ha ridotto anch’essa le tariffe internazionali (per controbattere le offerte dei concorrenti) e ha annunciato un aumento consistente delle tariffe urbane.

Devo ammettere che è stato proprio questo annuncio a spingermi a scrivere queste righe, e non penso ci sia un grande bisogno di commentarlo. E’ evidente che che l’aumento delle tariffe urbane ci tocca visto che non abbiamo possibilità di scelta.

Ma con questo articolo non voglio lamentarmi per le tariffe alte (anche se secondo me lo sono fin troppo) né per la politica dei prezzi attuata da Telecom (probabilmente nella stessa situazione farei lo stesso) . Mi lamento del modo in cui la novità viene presentata alla gente. In particolare mi riferisco agli spot e alle pubblicità sui giornali, riguardanti le nuove tariffe internazionali che recitano più o meno così: "Cosa aspetti a telefonare a Toronto? Ora con le nuove tariffe è più conveniente!". Le parole non sono esattamente queste ma penso che il senso sia chiaro. E mi sembra anche evidente che non telefono a Toronto perché non saprei proprio chi chiamare fuori dall’Italia. Dovrei forse sentirmi triste perché non posso godere delle nuove tariffe? Secondo me la maggior parte della gente se ne frega se chiamare a Sydney o a Singapore costa meno mentre gliene importa assai se le telefonate urbane aumentano del 20%. Mi sono sembrati proprio mancanti di rispetto nei confronti della maggioranza degli utenti quegli spot televisivi tanto brillanti che andavano in onda nello stesso periodo in cui si leggevano sui giornali le proposte di variazione sulle tariffe urbane. Voi cosa ne pensate? Sono io che come consumatore mi sento perseguitato dal monopolista senza scrupoli oppure ho un briciolo di ragione? Fatevi sentire, mi farebbe piacere qualcuno che la pensa diversamente… se esiste.

Prima di concludere voglio porre alla vostra attenzione un’ultima considerazione. Se avessi un amico negli Stati Uniti sicuramente lui avrebbe un accesso a Internet e quindi sarebbe infinitamente più conveniente comunicare con lui attraverso la posta elettronica senza contare che potremmo anche chattare e addirittura parlarci come al telefono (non cito nemmeno la possibilità di video conferenza) se Internet in Italia fosse un po’ più veloce ma forse è chiedere troppo.

Fabrizio Guicciardi

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