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Luigi Marmiroli – Stefano Grasselli

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Luigi Marmiroli
Caffè d’arti e mestieri
(Via emilia S.Pietro 16 Reggio Emilia)


Il surrealista, scultore eclettico, si avvale di materiale disparato per mettere a punto un apparato plastico di tutto rispetto, che risente degli influssi della plastica antica; se il motivo dell’uovo richiama il simbolo atavico della Francesca di Brera, certi volumi sintetici guardano a modelli di certe sculture contemporanee, che hanno sfilato nelle varie edizioni del Bronzetto di Padova. E vengono in mente certe suggestive figurazioni sintetiche dell’onirico Novello Finotti. Si avverte comunque un naturalismo nelle strutture plastiche di Marmiroli, nelle figure espressionistiche, nei volumi scabri, nelle strutture ovoidali.
Raffinatissima scelta di lavori di uno dei maestri dell’abstraction lirique contemporanea: Toti Scialoia, pittore, scultore e scenografo, egli ha optato per rarefatte strutture dinamiche, in stringate composizioni assimilabili a spartiti musicali in cui gli spazi bianchi corrispondono agli intervalli di sinfonie cromatiche. C’è una valenza simbolica nella connotazione cromatica di queste impalpabili scansioni in cui la luce costituisce il ritmo, impaginando il Pattern dell’impianto formale.
Tribù pisana al Rivellino di Ferrara. L’accademia Pollacci ha colpito ancora: Nella folta famiglia artistica, decisamente eterogenea, vorrei segnalare la brava scultrice Stefania Del Zoppo dedita a strenuo sperimentalismo materico impagina suadenti scenografie che stemperano l’algida compattezza di materiali asettici, avvincenti, le policrome astrazioni di Tiziana Deri; le tensioni strutturali di Tiziana Melani; le mappe della fantasia di Marecella Molinaro; gli atavici assemblaggi di Diego Piccalunga; il rigore delle astrazioni materiche di D. Tizzanni.
Luisa Roseo al Punto. L’artista piega il suo medium congeniale, l’acquarello, a prove meno descrittive, elaborando atmosfere simboliste, in una serie di Ferrovie aerodinamiche; più convincenti gli scorci urbani, riscattati dallo slancio di un lirismo che trasfigura il dato sensibile in uno struggente intimismo.
Stefano Fanara. Il giovane, molto dotato, deve imbrigliare la sua troppo feconda effusiva vena per una stringatezza esecutiva, riscattando in scorci simbolici di rara finezza, certe troppo scontate scansioni figurative, in cui lascia andare la pittura alla deriva.

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Stefano Grasselli
Sala Comunale Montecchio (Re)

Il bravo pittore e grafico reggiano che ha anche sicuro talento plastico in avvincenti strutture di scagliola per un design colto, di rivisitazione dell’antica tecnica di Carpi, piegandola ad applicazioni nel design.
L’artista espone un campionario del suo bestiario belluino, di cui protagonista è la iena, simbolo di una Wildness, intesa come ritorno alla natura senza infingimenti, contro la banalità zuccherosa da documentario disneyano. Vittima di un pregiudizio anche letterario se si deve giudicare la cattiva fame di cui gode nelle nevi del Kilimangiaro di Hemingway, come il lupo dei romanzi di Ignazio Silone, come tutti gli animali selvatici, homo hominis lupus, ossia aggrediscono solo per sopravvivere. La jena dagli occhi incandescenti di fissità inquietante, sembra irridere al pressapochismo dei bipedi umani.
L’artista è molto dotato anche nella grafica, usando l’acquaforte e l’acquatinta, per stilare efficacemente i contorni di un avvoltoio, incombente come una minaccia, come il corvo di Poe; animali selvatici, carichi di connotazioni negative, per lo più frutto di disinformazione.

Giuliana Galli

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