Questo mese abiamo avuto l’onore di intervistare Marco Brunetti, noto artigiano che produce e vende sia in Italia che all’estero amplificatori per chitarra, molto apprezzati da chitarristi professionisti.
Marco Brunetti è noto per la sua capacità di instaurare un feeling con le valvole e di riuscire sempre a farle suonare al meglio. Durante l’intervista si è dimostrato molto disponibile a rispondere in maniera chiara e completa ad ogni nostra domanda; avremo così modo di capire quanta passione e quanta cura impiega nella costruzione dei suoi prodotti. Questa è la vera differenza fra artigianale ed industriale; un progetto industriale viene ottimizzato soltanto in funzione della sua produzione e commercializzazione, uno artigianale viene sviluppato anche per il gusto di riuscire a costruire un’amplificatore che piace alla gente e che suona meglio degli altri.
Parlaci della tua attività. Cos’è Brunetti Custom Guitar Systems e come è nata?
La mia attività è nata come un’azienda individuale, attorno al 1980, ed ho avuto un’esperienza di collaborazione ed assistenza nelle sale di registrazione e nelle tourneè di importanti artisti (Zucchero, Vasco, ecc…); ho cominciato col riparare mixer, amplificatori, registratori e così ho acquisito parte dell’esperienza che ho adesso.
A partire dal ’90 ho cominciato a costruire degli equalizzatori analogici, i PAR400, ed è stato il primo apparecchio che ho prodotto.
Il PAR400 era valvolare?
No, era a stato solido. Era necessario averlo così per la complessità dell’apparecchio; non potevo farlo valvolare anche se la mia è sempre stata una predisposizione in quel senso.
Dopo il PAR400, che ha venduto parecchio in italia ed anche in Inghilterra, mi sono detto: "Qui l’unico modo per fare qualcosa di valvolare è dedicarsi o all’Hi-Fi home domestic, oppure all’amplificazione per chitarra." Quello dell’Hi-Fi è un mercato dominato da grandi colossi, soprattutto giapponesi, che riescono a produrre grandi quantità con prezzi bassissimi. Anche l’artigianato l’ho visto come qualcosa nel quale emergere sarebbe stato un po’ difficile.
Quando ho deciso di dedicarmi agli amplificatori per chitarra, molti chitarristi di mia conoscenza mi dicevano: "perchè non fai qualcosa di valvolare che suoni bene come i vecchi Vox o i vecchi Marshall". Ho provato a buttare giù un piccolo canale pulito a valvole; suonava bene, anche se alla fine lo schema era uno dei classici circuiti visti e rivisti come quelli Fender o Mesa Boogie. D’altronde un triodo funziona allo stesso modo su tutti gli amplificatori; il bello stà nell’utilizzare particolari trucchettini per farlo suonare come vuoi tu.
Poi mi hanno detto: "ma perchè non fai anche un canale distorto?". Ho fatto il distorto ed in questo modo è nato il mio primo preamplificatore che si chiama Mille. Da questo momento la produzione si è aperta a tutti gli altri prodotti del mio catalogo.
Io studio, progetto e produco apparcchiature rigorosamente valvolari; meno stato solido metto dentro all’amplificatore e più sono contento.
Ci puoi descrivere quali sono i prodotti che compongono il tuo catalogo?
Io produco tre preamplificatori per chitarra: due sono fratelli, il Mille e il Mille vintage; hanno tre canali, pulito, crunch e distorto con in più la possibilità di ottenere un quarto suono. Questi preamplificatori sono prodotti artigianali e come tali hanno una collocazione di prezzo medio-alta. Poi c’è il loro fratello minore, il Cento, che ha solo due canali (pulito e distorto) e la possibilità di ottenere tre suoni. E’ interessante il tipo di ricerca tecnologica legata a questo prodotto: infatti nella preamplificazione non usiamo un triodo ma un pentodo e questo tipo di scelta non è mai stata utilizzata da nessun amplificatore, a parte qualche raro e vecchio Vox.
Ah, quindi hai usato un pentodo non solo nel finale ma anche nel pre!
Esatto! Nel finale il pentodo è la cosa più semplice, meno costosa e più diffusa; il triodo poi non ha potenza quindi non è utilizzabile nei finali, mentre in preamplificazione viene usato da tutti perchè fa quella bella distorsione di seconda armonica che conferisce al suono determinate caratteristiche "valvolari". Però il triodo ha un quadagno inferiore e noi abbiamo usato un pentodo che comunque fa una distorsione bellissima perchè se polarizzato e fatto lavorare in una determinata zona può avere le giuste non-linearità; lavorando accoppiato con un triodo si risparmia una valvola e noi abbiamo usato oltretutto dei triodi-pentodi televisivi (usati negli anni ’60-’70) di cui ne abbiamo trovati grandissime quantità a prezzi bassissimi. Io non conosco nessun’altro amplificatore al mondo che usi una valvola particolare come la PCF82; stando a quello che dicono i nostri clienti, ciò che si ottiene è una distorsione bellissima, con un sound tipico americano.
Torniamo ai prodotti in catalogo.
Abbiamo un preamplificatore per basso, linearissimo, puramente valvolare. Anche qui ho utilizzato una PCF821 in preamplificazione, perchè a me piace "standardizzare" le componentistiche per utilizzare blocchi già testati ed affidabili. Ha due canali, è superlineare, dinamicamente molto aperto cioè risponde molto bene alle sollecitazioni, quindi segue bene la dinamica dell’intenzione del brano.
Poi abbiamo un apparecchio di alimentazione; è praticamente un distributore di tensioni che serve per alimentare tutta la serie si effetti e processori di segnale che normalmente sono in un rack. In questo modo non è più necessario utilizzare tutta quella serie di trasformatorini che si staccano sempre dalla ciabatta quando si fanno gli spostamenti.
Poi c’è il nostro cavallo di battaglia, la testata chiamata XL.Sta vendendo in maniera strepitosa: siamo passati dai 5-10 pezzi al mese agli attuali 40-50. Sono molto contento specialmente perchè molti vengono venduti in Italia. Qui da noi c’è un po’ il mito degli amplificatori americani, Marshall, Soldano, ed è difficile che siano visti di buon occhio quelli italiane. La XL è presente in quattro versioni: 60W o 120W, MIDI o non MIDI, quindi in tutto quattro combinazioni. Come molti amplificatori in commercio, anche noi montiamo le valvore 12AX7; noi però facciamo una selezione dei triodi, prima di montarli. Nella preamplificazione montiamo valvole Jugoslave, mentre nei finali usiamo valvole russe, le Softek, la cui robustezza è incredibile.
Stiamo per commercializzare una cassa dotata di altoparlanti custom, costruiti per noi negli stati uniti con le specifiche che abbiamo mandato.
Poi abbiamo due amplificatori finali di potenza: uno 50W+50W stereo e uno 100W+100W. Prima è nato il 100W+100W poi, per motivi commerciali, abbiamo sviluppato anche il 50W+50W.
Come nasce un tuo prodotto?
Parto da un’idea che può essere perseguita dal punto di vista commerciale, cioè che possa potenzialmente vendere. Per accertarmene faccio una piccola indagine di mercato, un giro di telefonate a dei professionisti e ad un campione di ragazzi della fascia normale di utilizzo dell’apparecchio ed espongo a loro la mia idea. Una volta avuto esito positivo, comincio a sviluppare l’idea. Faccio uno schizzo dello schema poi vado in mezzo ai miei "rottami", prendo uno chassis, gli metto sopra i componenti e lo sperimento nella maniera più brutale. Sento se va bene o se ha delle problematiche, ma normalmente colle valvole non ci sono mai problemi (sempre che non si rompano2 se cadono a terra). Poi chiamo i miei due collaboratori, Gabriele Leonardi e Massimo Varini, e faccio provare loro il prototipo. Loro hanno le orecchie che funzionano molto bene; anch’io le ho però voglio un giudizio di persone di un certo tipo. Apporto le ultime correzioni e butto giù uno schema semidefinitivo.
Poi prendo la carta millimetrata e disegno il progetto del pannello, sia dal punto di vista estetico che meccanico. Non uso CAD perchè ho una forma di idiosincrasia verso i computers. In pratica l’intera progettazione di un apparecchio viene fatta da me.
Poi con l’aiuto di collaboratori, come Cesare che disegna il circuito stampato, realizziamo il primo vero prototipo. Facciamo le ultime prove e se tutto va bene lo mettiamo in produzione. Vengono fatte le pellicole per le serigrafie, montati gli apparecchi, imballati e spediti. Poi a mesi di distanza si comincia a valutare la reazione del mercato.
A tuo avviso, che caratteristiche deve avere il suono di un buon amplificatore? Naturalmente queste caratteristiche le troveremo anche nei tuoi amplificatori…
Partendo dal fatto che la chitarra riproduce da 50Hz fino a 8-9KHz (escludendo le armoniche), questa gamma di frequenze deve essere riprodotta integralmente e bene, cioè con fedeltà. Però questa fedeltà deve essere rapportata al tipo di suono; per esempio il canale pulito deve essere tale per cui questa sonoritàviene riprodotta integralmente e con pulizia.
Devo fare una distinzione: il canale pulito può assomigliare ad un canale hi-fi di un amplificatore, cioè deve riprodurre dei segnali fondamentali puliti, ed eventualmente aggiungere armoniche di un certo tipo, assonanti con le fondamentali che creano quella specie di chorus, di ingrossamento, di corposità del suono. Passiamo alla distorsione. La distorsione non è altro che un’esagerazione di guadagno che porta allo squadramento (per dirla in breve) di quella che è una fondamentale; si ottengono delle armoniche di ordine superiore che vanno avanti fino, in teoria, all’infinito. Se la distorsione fosse fatta dai transistors, il segnale sarebbe perfettamente squadrato. Infatti il transistor è un componente molto veloce (non che una valvola non lo sia, anzi lo è molto di più di un transistor perchè lavora in tensione con impedenza altissime). Comunque, per dirla in breve, certe componenti vanno "limitate" perchè altrimenti il suono prende quella sgradevolezza, definita zanzarosità o radiolina, nasale e bruttissima. Quindi si deve avere una gamma di frequenza più ristretta rispetto a quella del pulito e ristretta nei punti giusti; devono risaltare soltanto le frequenze medie; gli alti e i bassi devono essere limitati.
Ma non ci pensa già il cono…
Si, il cabinet; però se tu vai in diretta il problema rimane ed in questi casi bisogna usare un simulator. Un cabinet a 4-5KHz è già sceso di 10-15dB ed il suo suono è bello se è quello naturale dei coni, quindi se non è filtrato, perchè se usi dei filtri con una pendenza così elevata hai delle rotazioni di fase brutte a livello sonoro. La cassa invece taglia naturalmente le frequenze alte e basse e ti da quella pancia in mezzo, tra 100Hz e 4KHz, che è il suono bello per la chitarra.
Poi un amplificatore deve avere la massima silenziosità, anche se qualcuno dice che è bello sentire un ronzio perchè questo è sintomo di un amplificatore a valvole. Non è vero: un amplificatore a valvole può avere, come molti altri prodotti, pochissimo ronzio; hanno un soffio perchè il guadagno è alto, specialmente nel canale distorto dove ci sono 70-80dB di quadagno.
Così tanto!
Beh, fra i vari stadi di amplificazione e reti attenuatrici ci sono 80dB su certe frequenze e 70 su altre; con questa amplificazione è inevitabile che si senta il rumore termico della valvola.
Però fondamentalmente, per me il suono non deve essere aperto sopra, anche il finale e il trasformatore di uscita. Non deve avere moltissima controreazione, che è un sistema che funziona bene ma arriva sempre un po’ più in ritardo. Quindi meno dB di controreazione vengono dati all’amplificatore e più l’amplificatore suona bene. E’ vero che la controreazione mette a posto tutto, nel senso che la distorsione va giù, l’impedenza si abbassa, il rumore cala, però tutti questi effetti che apparentemente sono positivi sulla carta, suonati si traducono in un suono orribile, orribile per i valori di controreazione che si tende ad usare oggi negli amplificatori. Infatti la presenza, che normalmente viene creata sulla controreazione retroazionando meno determinate frequenze che vengono quindi amplificate di più, è sempre sgradevole, perchè è l’unico comando non passivo. Ad esempio, nei miei progetti tutte le reti di equalizzazione, cioè di controllo dei toni, sono tutte passive.
C’è però un buffer alla fine!
Si, c’ è un’impedenza bassa, un filtro poi un’impedenza alta e di nuovo un guadagno. Però è tutto un attenuare, non è un limitare un guadagno con controreazione; il massimo guadagno è 0dB, cioè quando non attenua. Questo è l’unico modo per far suonare bene le cose.
Inoltre un amplificatore deve avere una buona robustezza costruttiva;
Quali accorgimenti costruttivi utilizzate per assicurare la massima qualità al prodotto?
Le alimentazioni sono tutte filtratissime e i filamenti sono alimentati in continua e non in alternata, questo per minimizzare i rumori dare maggiore dettaglio al suono ed ottenere un’immagine sonora più bella.
Usiamo componentistica selezionata, zoccoli dorati per minor dispersione di contatto, commutazioni a relè sigillati oppure a fotoaccoppiatori, componenti all’1%, resistenze a strato metallico perchè fanno poco rumore.
Usiamo fili in Teflon argentati, perchè quando li scaldi per saldarli non si sguainano. Sono particolari banali che però a me piacciono, anche perchè questo per noi è sempre stato sinonimo di qualità, oltr che esteriore e pratica, anche sonora. Si vedono i Marshall che usano i fili (io non critico i Marshall; anzi, mi devo dogliere il cappello davanti all’antenato, al progenitore di tutta l’amplificazione mondiale) da impianto elettrico…
Progetti per il futuro?
Farò entro l’anno una testata per basso completamente valvolare da 400W; è un progetto abbastanza innovativo per quanto riguarda la tecnologia impiegata. Sarà un amplificatore di fascia alta, però avrà caratteristiche sicuramente eccezionali; questo lo dico perchè abbiamo già sperimentato qualcosa, e a livello di velocità e calore è pazzesco.
Forse avremo un pre in uscita per Maggio alla fiera di Rimini, nuovo e diversa dal Mille, che riprenderà un po’ di più i concetti che dicevo prima, cioè del suono un po’ più aperto, perchè a qualcuno comunque piace di più. Purtroppo, ma questa è una mia idea, bisogna stare un po’ anche alle richieste del mercato.
Passiamo ora alla parte un po’ più generica. Quali sono a tuo avviso le principali differenze fra suono valvolare e suono dei transistors?
La valvola è tonda; sembra un suono, per usare degli aggettivi chiari a tutti, ovattato, rotondo, soft e soprattutto gommoso, dove quando uno suona sulla chitarra, sembra che il suono esca dall’altoparlante e rimbalzi su un tappeto di gomma. Ha un suono avvolgente e nello stesso tempo deciso, con molta dinamica, con molto attacco. Nel transistor hai sicuramente molto attacco, molta "velocità", però abbiamo sempre una distorsione e delle assonanze che lo rendono molto meno piacevole. Devo dire che ho sentito degli amplificatori a transistor suonare bene, però a costo di un circuito complessissimo quando un triodo con quattro resistenze suona già benissimo.
E per quanto riguarda la distorsione il transistor distorce di terza armonica…
esattamente, perchè il transistor viene polarizzato nella zona centrale, clippa simmetricamente e crea terza armonica, perchè come risultato di una funzione di trasferimento simmetrica abbiamo armoniche dispari.
Quindi il risultato acustico è un suono che "gratta" fastidiosamente.
Si, perchè se ad esempio io prendo una fondamentale a 1000Hz, la terza armonica è 3000Hz e non è un intervallo musicalmente concorde con la fondamentale. Ad esempio se la fondamentale fosse un Mi, la terza armonica non è un Mi di una o due ottave sopra, è ad esempio un Si. Le armoniche dispari non sono assonanti con la fondamentale, mentre invece la secona armonica è esattamente l’ottava superiore, la quarta armonica è due ottave sopra la fondamentale.
Nelle valvole, il triodo è il tipico componente che distorce con le armoniche pari. Il pentodo, come famiglia di curve, assomiglia molto ad un transistor, anche se lavorando in una zona di interdizione abbastanza stretta, cioè nella zona dove le curve si stringono, si slinearizza e tende a creare questa distorsione più di seconda; anche il pentodo può distorcere di seconda se viene polarizzato nella maniera opportuna, però poi perde delle caratteristiche tipiche, tipo l’impedenza diventa altissima e appena gli fai sentire un carico il segnale va giù… allora uso un triodo e faccio prima.
Nel triodo invece, nella sua zona dove le curve partendo da sotto si stringono e tendono all’interdizione, la funzione di trasferimento è schiacciata e la pancia della sinusoide viene schiacciata; questa è la parte che genera la seconda armonica.
Queste sono più o meno le cose che avevo descritto nell’articolo del mese scorso; ora i lettori possono avere la conferma di Brunetti in persona!
Passiamo ad un altra domanda: cosa diresti a chi sostiene che il suono di una circuitazione a semiconduttore è migliore di una valvolare perchè riproduce più fedelmente il suono originale.
E’ vero, c’è questa corrente di pensiero che in un certo senso non è sbagliata.
Facciamo un paragone con un registratore analogico e uno digitale. Quello digitale è perfetto però è freddo e questo fatto, non per essere presuntuoso, è non soggettivamente ma oggettivamente avvertibile, anche se uno non è una cima dal punto di vista dell’udito. Per non parlare poi di integrati e di amplificatori operazionali: hanno caratteristiche ad anello aperto di oltre 100dB, poi ne sfruttano 10-20dB, quindi vuol dire che tutto il resto lo devi controreazionare, con tutto quello che riguarda il discorso delle fasi e che la controreazione è un sistema imperfetto, è un segnale di errore che viene riportato indietro.
In effetti è vero che la ricerca del suono bello sul CD avviene in funzione dell’amplificazione che gli viene messa dopo; quindi uno può cercare l’amplificatore a transistor perchè finchè stà entro la zona del clipping sento il suono così come me lo propongono dal CD.
Però se uno mette dietro ad una tenda due amplificatori e fa dei cambi veloci da un’amplificatore all’altro… io ho visto prove del genere davanti a un gruppo di audiofili evolutissimi e alla fine sono cascati tutti nella rete della valvola. Non sapevano nemmeno spiegare il perchè, ma sentivano qualcosa di più trascinante, più piacevole, più rotondo. Il suono di un amplificatore a transistor sarà anche più fedele, però è meno piacevole.
Ad esempio, con le valvole si sente la tridimensionalità del suono in un sistema a due altoparlanti; si riescono a sentire gli spazi di un’orchestra in tre dimensioni, si sente la profondità nelle casse.
Ultima domanda: cosa pensi della simulazione digitale di amplificatori analogici valvolari?
Mah, sicuramente funzionano bene; bisogna vedere che sensibilità ha una persona per dirlo…
Il problema è questo: per quanto uno possa utilizzare algoritmi che simulano fedelmente il comportamento della valvola, comunque non potrà mai avere la soluzione di continuità che c’è nell’analogico. Quindi se guardi il suono vedi dello sporco, devi filtrarlo per togliere le frequenze spurie che si creano…
Io posso dire che vanno bene, ma sono una copia dell’originale, non sono l’originale. Se uno mi dice che quello digitale è una simulazione, io ne prendo atto e posso anche confermare che suona bene, però non mi venga a dire che sono uguali; possono suonare apparentemente uguali, però non sono uguali… a meno che uno non inventi un chip con dentro una valvola!
Marco, grazie per il tempo che ci hai concesso e per le interessantissime cose che ci hai descritto.
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La valvola si può anche surriscaldare, ma pèoi si raffredda e torna uguale a prima.
Intervista a Marco Brunetti
Thomas Serafini
il triodo-pentodo televisivo
E’ quasi impossibile rompere elettricamente una valvola. Dovresti proprio darle delle tensioni volutamente esagerate. Si rompe molto più facilmente una resistenza, che già è resistente, …figuriamoci un transistor che appena lo guardi, se non gli dai proprio quello che gli serve …tac si offende e si rompe… subito!