Tra un acquazzone e l’altro, anche la nostra rubrica questo mese sarà più striminzita del solito, dopo i lussi del mese scorso, per colpa di alcuni (miei, solo miei) problemi organizzativi. Colgo l’occasione per salutare, e per ringraziare, alcune firme a cui ci eravamo affezionati, e che ritroveremo dopo l’estate, come Giovanna Cieri, Mariacarla Tarantola, Myskin.
Buone vacanze a tutti.
A proposito di vacanze, argomento principe delle conversazioni di questi giorni – tra ricerche febbrili in agenzie, prenotazioni, consigli sulle mete meno care – arriva, lapidario e caustico come sempre, Spalla con il breve racconto 1 agosto 2000: una riflessione disincantata e ironica sul mito delle ferie e sull’inconsistenza di questo mito, specie per un padre di famiglia alle prese con dei noiosi figli e con un’ancora più noiosa moglie…
Originale e brioso è pure Alessandro Zanardi, che abbandona momentaneamente la sua Storia di un ragazzino elementale (ma tranquilli: ritroveremo presto il malefico e affascinante figlio della natura…) per proporci una composizione di sapore autobiografico, che sicuramente terrà anche voi con il fiato sospeso fino all’ultima riga.
Sotto la doccia è infatti un racconto costruito sui toni della suspense, perfetto nella descrizione di una purissima paura umana, dissacrante e denso di humour nel linguaggio colloquiale, vivo, spontaneo.
Abbiamo già conosciuto Luigi del Greco lo scorso numero, con il suo esperimento di "poesia visiva", di "immagine in parole".
Risveglio è una lirica di rarefatta sensualità, così come rarefatto e immensamente suggestivo è il tratto del disegno che l’accompagna, disegno intimamente unito allo scorrere dei versi: un inno all’amore e alla passione, celebrato dalla potenza evocativa del timbro poetico e della visione artistica.
Un ritorno davvero alla grande, perché Battaglie, costruito come una piece teatrale di sapore vagamente beckettiano, è un testo splendido, intenso, intriso di quell’erotismo aleggiante di morte, quell’umore di carne in disfacimento, tipico delle opere di questo suggestivo autore.
Due personaggi apparentemente agli antipodi: eppure, un legame oscuro sembra esistere fra i due. E potremmo quasi dire che, stranamente, l’impassibile tenente dell’Enterprise sembra turbato dalla veggente…
E’ stato un anno bellissimo di letteratura a fiumi: grazie a voi per tutte le emozioni che mi avete dato, e buone vacanze.
Tra l’altro, l’estate è un periodo adattissimo per mettere in cantiere nuove opere: quindi arrivederci a settembre, e un grosso saluto ad autori, lettori, oltre naturalmente ai vincitori del concorso di Holden, intervistati in queste pagine.
A presto
Voci che sussurrano
Lo so, l’ho già detto, mi sono già scusata: comincio sempre l’editoriale di Sussurri con una notazione meteorologica. Ormai è un’abitudine e le abitudini non si cambiano di punto in bianco…quindi: avete visto che susseguirsi di temporali, con tuoni, fulmini e saette per tutta la notte? Poco male per chi rimane in città, magari in surriscaldati uffici; e auguro comunque buon divertimento anche a chi si è preso le ferie in questo giorni, a chi ha finito scuola, esami e quant’altro (ad esempio, a chi ha finito i famigerati orali della nuova maturità).
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Non va però in vacanza l’inossidabile Benaresyama, dell’abile Federico Mori, che si riconferma una delle colonne portanti di SUSSURRI, per la costanza e l’alto livello qualitativo che riesce a mantenere, capitolo dopo capitolo: è forse difficile seguire la trama, ricca di colpi di scena e di storie parallele, ma consiglio a tutti un breve ripasso per assaporare al meglio questo moderno "feuilleton" fantascientifico.
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Avevamo conosciuto Joe Ferrara qualche mese fa, con un racconto molto crudo e molto bello. Stavolta si cimenta con la lirica, mantenendo sempre il suo caratteristico stile vivido, diretto, senza fronzoli. Un’ora di pausa è uno spaccato a tratti violento dello squallore della vita, dei desideri, della sensualità elettrica e carnale contrapposta all’aulicità rarefatta che alcuni pretenderebbero dalla poesia (Ed io chissà chi mi ero creduto di essere. Un poeta che scrive di calze/ sfilacciate/e di orecchini smarriti/ da qualche parte/ altro che Rimbaud).
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Ettore Fieramosca è una presenza fissa da qualche mese, con la sua immaginosa galleria lirica dedicata a Roberta. La settima composizione ispirata alla sua musa personale è come al solito giocosa, solare, dallo stile concettoso e denso di metafore ardite: capire il tema non è immediato (una partita di calcio?), ma ciò che importa è la novità, l’originalità, e anche la bellezza del testo e dello stile.
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E’ quasi impossibile rendere in una critica l’atmosfera, tra l’angoscioso e il surreale, che si respira nei racconti di Christian Del Monte, di ritorno in questo numero dopo qualche mese di assenza dalle pagine di SUSSURRI (solo da queste pagine, perché le sue attività nell’ambito culturale e sperimentale sono vastissime; basti ricordare l’Associazione Dorsale).
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Come da tradizione, chiude in bellezza il numero Claudio Caridi, con l’appassionante romanzo La Sibilla di Deban, incentrato stavolta non su Next Generation, ma sulla prima, gloriosa serie si Star Trek. Assistiamo a un incontro "paradossale", quello tra la razionalità assoluta, incarnata dal vulcaniano Spock, e il mondo dell’occulto e del mistero, racchiusi nell’intrigante Lady Darin.
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Siamo giunti alla fine, e anche alla fine dell’anno: come il resto del mondo, Kult va in vacanza in agosto, e così questa rubrica.
Lorenza Ceriati