Capitolo Dieci
Con una partenza a razzo la navetta Romulana inserì la rotta per la Zona Neutrale attivando il sistema d’occultamento.
Malgrado le violente vibrazioni sembrava che il signor Scott avesse effettivamente rimesso in sesto quel rottame vagante, almeno così veniva riportato dalla strumentazione spartana del veicolo.
Di diversa opinione era invece il dottor McCoy, il quale in più occasioni si sentì lo stomaco a pezzi, cercando di non vomitare barcollò verso Kirk seduto al posto del secondo pilota.
"Jim, non vorrei sembrarle pessimista, ma in queste condizioni i Klingon non ci metteranno molto a raggiungerci."
"Non è detto. Dubito che possano rilevarci, almeno finché saremo occultati, giusto Scotty?"
"Direi di si." rispose non troppo convinto lo Scozzese senza distogliere lo sguardo dal pannello di controllo, poi con enfasi indicò un minuscolo indicatore che iniziava a segnare la posizione rossa.
"Ecco capitano, vede, si tratta proprio della schermatura, a questa velocità stiamo disperdendo nello spazio un flusso costante di neutrini, se non rallentiamo almeno della metà, rischiamo d’essere scoperti. Cosa preferisce fare?"
"Continuiamo così. In questo momento avremo certamente alle costole la nave di Kor e non intendo proprio farmi raggiungere da quel pazzo sanguinario, quanto manca alla Zona Neutrale, signor Spock?" chiese Kirk con la massima urgenza.
"Ventidue minuti esatti."
Un indicatore iniziò freneticamente a lampeggiare indicando una trasmissione proveniente dagli inseguitori.
La voce rabbiosa di Kor vibrò con tale energia che quasi strappò di netto la membrana dell’altoparlante.
"Kirk, che tu sia maledetto!!! Fermati e consegnami immediatamente la Sibilla. La rivoglio viva, quindi, se sarai ragionevole ti prometto che risparmierò la vita a te ed ai tuoi uomini. Non t’illudere di poterti nascondere ancora a lungo, abbiamo già rilevato la traccia neutrinica che ti stai lasciando alle spalle, ti concedo al massimo cinque minuti per riflettere sulla mia generosa offerta, non di più."
Un silenzio tombale si diffuse nella carlinga, vedendo scemare l’unica possibilità di fuga Kirk iniziò a pensare velocemente ad un nuovo stratagemma per mettersi in salvo.
Purtroppo al momento non ne trovò nessuno.
"Beh, i lavori forzati su qualche asteroide penale sono sempre meglio della morte." commentò McCoy indicando l’unico lato positivo della situazione.
"Come di consueto, dottore, lei è un romantico sognatore," gli rispose Spock mentre si sfilava il mantello, "non appena Kor avrà ottenuto quello che vuole, non esiterà un solo istante a farci giustiziare come spie di guerra."
"Ha ragione, non mi fido delle garanzie di quel carnefice, dev’esserci un’altra possibilità," rifletté Kirk incontrando lo sguardo sconsolato del capo ingegnere, "non c’è proprio niente che possiamo utilizzare a nostro vantaggio?"
"Direi di no capitano, a parte qualche pezzo di ricambio che mi sono portato dall’Enterprise, qui intorno non c’è nulla di utile."
"Mi faccia vedere quel materiale." richiese Kirk mentre Darin iniziava lentamente a recuperare i sensi domandandosi perplessa dove si trovasse.
Scott l’accompagnò nella stiva di carico ed indicò le casse impilate contro la paratia.
"Tubazioni, stabilizzatori inerziali, unità portatili di teletrasporto, cavi elettrici, bobine gravitazionali…"
"Unità portatili di teletrasporto ha detto, signor Scott?"
"Si capitano, quelle Romulane non erano troppo affidabili."
"Quante persone potrebbero accogliere nel buffer di memoria se venissero lanciate nello spazio?"
"Quattro, non di più, perché me lo chiede?" domandò lo Scozzese non seguendolo nel ragionamento.
Kirk preferì non rispondere, ritornò rapidamente in plancia richiamando l’attenzione del Vulcaniano.
"Signor Spock, se sovraccaricassimo i motori a curvatura della navetta e le scagliassimo contro la nave di Kor, pensa che sarebbe sufficiente a danneggiarla?"
Il Primo Ufficiale iniziò a computare il calcolo delle probabilità raggiungendo in pochi secondi un risultato soddisfacente, tuttavia si sentì in dovere di precisare.
"Un’esplosione di quella portata potrebbe al massimo mettere fuori uso i loro motori principali, in questo tentativo, tuttavia, noi resteremmo inceneriti dalla violenza della deflagrazione."
"Ne sono consapevole, per questo motivo prima d’innescare il conto alla rovescia lancerete le pedane nello spazio e vi teletrasporterete al loro interno in attesa dei soccorsi."
"Questa è pazzia pura!" commentò senza troppi complimenti il dottor McCoy trovando folle quel piano d’emergenza.
"Bones, non ci sono alternative. Se ben conosco Kor, sarà certamente partito al nostro inseguimento utilizzando l’ammiraglia della flotta, ritenendoci un bersaglio disonorevole per aprire una battuta di caccia in pieno stile. Se tutto funzionerà a dovere, avrete per lo meno la speranza d’essere recuperati da qualche ricognitore di passaggio lungo la Zona Neutrale, anche se temo che ci vorranno alcuni giorni prima che captino il nostro S.O.S. Lo so, i dubbi sono molti e le certezze poche, e purtroppo questo non è tutto, uno di noi dovrà rimanere a bordo, poiché le unità di teletrasporto accoglieranno al massimo quattro persone. Per questo motivo ho deciso di guidare personalmente la navetta contro la nave stellare di Kor."
Darin si avvicinò al volto sudato di Kirk e gli accarezzò il viso.
"Lei non morirà capitano, in questo momento la vedo chiaramente seduto sul ponte di comando dell’Enterprise."
"Non è per voler contraddire le tue visioni, ragazza mia, ma da un’esplosione d’antimateria solitamente non si esce vivi." puntualizzò McCoy sperando che venisse scelta un’altra soluzione.
Dal fondo della stiva Spock si limitò ad osservare i suoi camerati e la Sibilla provando ancora una volta un inspiegabile disagio.
Il suono di quella voce ammaliante lo continuava a turbare, almeno sin da quando, nel suo studio su Deban, aveva percepito una presenza estranea nel suo essere.
Si fece quindi avanti offrendo un’alternativa ai piani un po’ troppo azzardati del suo capitano.
"Se Darin vorrà acconsentirlo, noi due potremmo condividere la medesima pedana di teletrasporto. Lei ci teneva particolarmente ad avere una fusione mentale completa con la mia persona, gliene offro la possibilità condividendo nel frattempo la matrice quantica dei nostri corpi."
Gli occhi del medico uscirono quasi dalle orbite trovando l’idea del Vulcaniano ancora più inaccettabile di quella di Kirk.
"E’ forse impazzito? Spock, questo non è un test di laboratorio, a parte le implicazioni etico-morali della questione, correreste il rischio di non venire più separati, se e quando, riattiveranno il raggio di riconversione. Jim, qualcuno vuole per piacere ritrovare la ragione? Glielo dica lei."
Come consuetudine il primo Ufficiale non diede il minimo peso alle parole di McCoy, prese la mano della ragazza e con tono meno rigido del solito le domandò.
"Vuole condividere con me questa insolita esperienza?"
Darin lo guardò estasiata e non se lo lasciò ripetere nuovamente.
"Ne sarò entusiasta, signor Spock, grazie per l’offerta."
Kirk non aggiunse nessun commento, controllò i rilevatori a corto raggio inserendo la rotta di collisione con il bersaglio, ripristinò le comunicazioni mettendosi in contatto con il nemico sul canale d’emergenza.
"Va bene Kor, accetto le condizioni, purché garantisca personalmente per le nostre vite, si prepari ad abbordare questo vascello."
"Sto arrivando, nessun trucco capitano o gliene farò pentire amaramente, mi creda, non vedo l’ora di rivederla!"
Kirk tolse il contatto ordinando nel frattempo al signor Scott di lanciare le piattaforme verso la Zona Neutrale.
Spock e Darin presero posizione per primi, lui la strinse appoggiando entrambe le dita sulle tempie, iniziò il rituale nel momento stesso in cui venivano attivati i raggi di trasferimento sentendo la sua personalità fondersi con quella della mente dell’indovina.
L’esperimento si rivelò meno traumatico del previsto, il Vulcaniano percepì chiaramente la natura della ragazza condividendo con lei le sue conoscenze, le sue paure e la vera essenza del suo spirito.
Per quanto fosse illogico e privo di qualsiasi fondamento scientifico, gli sembrò d’intravedere fra i mulinelli quantici il volto radioso della ragazza sorridergli e ringraziarlo per aver reso tutto questo possibile.
Ciò che accadde successivamente la squadra dell’Enterprise non poté verificarlo di persona.
La navetta si deoccultò e prese velocità iniziando a perdere qualche pannello dalle ali, Kor rimase interdetto per alcuni fatali secondi dando ordine d’afferrarla con un raggio traente, ma ormai era troppo tardi, l’ordigno si schiantò contro il motore di curvatura di sinistra generando un’esplosione d’immane violenza.
Come un predatore con un’ala spezzata l’incrociatore da battaglia si girò su di un lato iniziando a ruotare su se stesso come una trottola impazzita.
Non fu per nulla semplice spegnere gli incendi che repentinamente venivano appiccati dalla reazione a catena, Kor sembrava completamente impazzito, correva in ogni direzione chiedendo una spiegazione ai suoi sottoposti.
Quando finalmente realizzò il suo drammatico errore tattico, per la rabbia quasi folgorò con il disgregatore l’attendente e gli altri membri della plancia che ammutoliti avevano preso riparo dietro le poltroncine.
Ritrovando parzialmente la ragione si risedette furibondo sulla poltrona di comando coprendosi il volto con le mani unite.
"Signore, permettimi di disturbarti." disse timidamente l’ufficiale scientifico trovando la forza per avvicinarsi.
"Parla, ma fallo in fretta!"
"Si tratta dei rilevamenti, secondo i nostri sensori non ci sarebbero resti umani fra i relitti."
Kor lo fissò di sbieco sentendo crescere ulteriormente la sua frustrazione.
"Come? E questo come lo spieghi?"
"Non saprei, mio signore, sono dati contraddittori, e come se non ci fosse stato nessuno a bordo della navetta Romulana durante la collisione."
"Ti stai forse prendendo gioco di me? Quello che vedi è tutto quello che rimane del maledetto capitano Kirk!" sbraitò Kor indicando i resti fiammeggianti del suo motore a curvatura inquadrati sullo schermo principale.
"Certo mio signore, come tu desideri, perdonami se ti ho disturbato." balbettò l’ufficiale ritornando in fretta verso il suo nascondiglio.
"Aspetta! E se tu avessi veramente ragione?" ipotizzò Kor sorridendo istericamente, "quel dannato potrebbe averci ingannato con qualcuno dei suoi famosi trucchi…quanto manca all termine delle riparazioni?" ringhiò battendo un pungo sul passamano.
"Cinque ore, i danni purtroppo sono molto estesi, le nostre squadre stanno facendo l’impossibile per ristabilire l’assetto di volo." riferì tremando l’attendente tattico nella speranza che il comandante non s’irritasse ulteriormente.
"Troppo! Vi concedo al massimo due ore, nel frattempo avvisate i ricognitori su Kinhalth di raggiungerci immediatamente, voglio vederci chiaro in questa faccenda."
Sbuffando come un toro Kor s’alzò e si diresse verso la vetrata, osservò disperato la sua stupenda ammiraglia del tutto impotente di fronte alle fiamme che l’avvolgevano nella parte inferiore, poi stringendo un pugno lo batté violentemente sulla parete giurando ad alta voce.
"Kirk, se per caso dovessi essere ancora vivo, ti prometto che pagherai di persona questo vile attacco, ti cercherò dappertutto, dovessi metterci l’intera vita per scovarti dalla lurida tana dove ti sei nascosto!"
Capitolo Undici
Un forte mal di testa attanagliava Kirk adagiato di fianco al dottor McCoy ed al signor Scott.
Reprimendo la nausea mise a fuoco la corpulenta figura intenta a trafficare con un pannello diagnostico e con notevole sforzo si sollevò ondeggiando sulle gambe.
"Dove ci troviamo?"
"Ciao Jim, mi sembri sorpreso di vedermi, pensavi di meritarti tutto il merito della missione?"
"Buddy!" esclamò Kirk iniziando a vederci doppio.
"Ehi, calmati e rimettiti subito seduto, in questo momento non sei in buone condizioni."
"…quanto tempo è passato?"
"Circa un’ora. Avevo già monitorizzato la vostra rotta quando ho ricevuto il segnale di soccorso, adesso lasciami lavorare, ho dei seri problemi a recuperare l’ultimo dei tuoi uomini dalla piattaforma del teletrasporto. Sembra quasi che ci siano due persone unite all’interno del buffer, per caso hai autorizzato tu questa follia?" sottolineò Buddy rinizializzando i comandi.
"Ha detto bene, follia!" precisò McCoy indicando con un dito il capitano, "mi permetta d’aiutarla, sono un medico e lì dentro, spero, ci dovrebbero essere ancora il signor Spock e Lady Darin, glielo avevo detto che sarebbe finita male a quel dannato Vulcaniano dal sangue verde."
Malgrado i numerosi tentativi per separare le matrici il calcolatore non accettò di ricomporre i corpi sulla griglia, riferendo che le probabilità di sopravvivenza non superavano il cinque per cento.
"Jim, a questo punto non so più cosa fare," ammise sconsolato Buddy lasciando che il signor Scott desse un’occhiata ai controlli, "mi autorizzi al recupero? E’ una tua responsabilità."
"Spock sapeva perfettamente a quali rischi andava incontro con la fusione mentale," deglutì Kirk osservando la strana conformazione energetica che fluttuava senza una forma definita, "non possiamo fare più nulla per loro?"
"Temo di no."
Imperterrito McCoy non si diede per vinto.
Riconfigurò la consolle in decine di modi diversi, non volle accettare la sconfitta finché l’energia del teletrasporto non avesse iniziato a decadere autonomamente, poi fra gli sguardi increduli degli altri ebbe un lampo di genio, iniziò a trasmettere all’interno della matrice un suono costante e modulato in modo che i due sentissero che qualcuno stava tentando di portarli fuori.
"Coraggio Spock, si stacchi da quella donna, non è da lei comportarsi così, la fusione mentale è terminata. Dividetevi!" lo incitò incrementando ulteriormente l’intensità del segnale.
Lentamente, molto lentamente, qualcosa sembrò mutare, le loro peculiarità iniziarono a separarsi assumendo gradualmente una vaga identità più definita.
"Continui Bones, non si fermi, c’è l’ha quasi fatta." esultò Kirk dando una pacca sulla spalla del medico.
"Direi di si, ancora alcuni secondi e…ecco, provi adesso signor Scott."
L’ingegnere abilmente manovrò i cursori fino ad ottenere una scansione diversificata del buffer ed incrociando le dita diede immediatamente energia.
Fra i riverberi del raggio di conversione i corpi di Spock e Darin si riconvertirono in materia apparendo, almeno esteriormente, del tutto integri.
Non comprendendo perché lo stessero guardando in quel modo strano il Vulcaniano domandò perplesso.
"Mi scusi capitano, qualcosa la preoccupa?"
Prontamente Kirk tenne a freno la lingua di McCoy, il quale aveva già iniziato ad inveire contro le usanze assurde del suo pianeta, poi allungò una mano verso la Sibilla e l’aiutò a scendere della griglia, si guardò intorno e per la prima volta ebbe l’impressione di sapere dove si trovasse.
"Ma questa è la Galileo."
"Esatto, non ho potuto resistere alla tentazione, così l’ho un po’ modificata, non t’arrabbiare Jim, vedrai che presto me ne sarai grato."
Risedendosi al posto di pilotaggio Buddy inserì lo schermo ed inquadrò il settore alle loro spalle.
Tre ricognitori Klingon si stavano avvicinando con i siluri di prua pronti al lancio, l’immagine era talmente dettagliata che le bocche di fuoco risaltarono in evidenza con il fumo del plasma pronto al tiro.
"Belli, non è vero? Scommetto che pensano di poterci fermare con le loro ridicole armi preistoriche."
Kirk si avventò sull’amico indicandogli rapidamente una rotta di disimpegno.
"Rilassati Jim, ho tutto sotto controllo, questa non è esattamente la fragile navetta della tua astronave, è molto di più, lascia che te lo dimostri. Guarda ed ammira."
Tirando energicamente la leva Buddy compì un’impennata di novanta gradi e si portò sotto i tre incursori, gli scudi assorbirono con estrema facilità la prima raffica offensiva disperdendosi lungo la fusoliera, poi in risposta dal ventre della Galileo balenarono tre globi luminosi che abbagliarono la squadra affacciata agli oblò latrali.
Coprendosi gli occhi con la mano Kirk non capì esattamente cosa fossero quegli strani ordigni, ma quando raggiunsero l’obbiettivo degli attaccanti non rimase molto, a parte qualche rottamene errante per lo spazio interstellare.
"Buddy, cosa diavolo erano quelle sfere incandescenti che ho appena visto?"
"Siluri quantici, in questo momento sono ancora alla stadio di prototipo, ma ne sono particolarmente fiero. Ti sono piaciuti?"
"Non ho parole. Cos’altro hai trasformato qui dentro?"
"Beh, temo di non poterti dire tutto, però se lo desideri posso portarti dritto sull’Enterprise in meno di due ore in volo occultato."
"Te ne sarei veramente grato, abbiamo diverse cosa da sistemare al nostro ritorno, è superfluo ricordarti che questa sera sei invitato alla cena in tuo onore." aggiunse Kirk adagiandosi sul morbido seggiolino della navetta.
"Jim, ormai dovresti conoscermi bene, io sono un lupo solitario, e poi devo ultimare la messa a punto di questo gioiello o le vostre navi stellari riceveranno i siluri quantici solamente fra un secolo. Resta sottinteso che considero questo uno scambio equo fra la Galileo e la navetta Romulana che mi hai distrutto."
"Veramente, era poco più di un rottame."
"Non ti lamentare, ha assolto perfettamente alle sue funzioni, permettendo a voi ufficiali della Flotta Stellare di mantenervi in esercizio. Se hai bisogno di qualcos’altro sai dove trovarmi, non dovrei dirtelo, ma recentemente abbiamo perfezionato un raggio tetrionico in grado di fendere con un sol colpo una piccola luna e…"
"Ciao Buddy, ci vediamo dopo." concluse rapidamente Kirk allontanandosi scuotendo il capo.
Raggiunti i suoi compagni riuniti nel vano posteriore vide Buddy intavolare una discussione tecnica proprio con il signor Scott, il quale iniziò a gesticolare pendendo dalle sue labbra a bocca aperta.
Sicuramente avrebbero continuato a parlare dei dettagli tecnici fino a destinazione.
La Sibilla di Deban
Claudio Caridi (continua)