fosche passioni, rapinati da mille ingenuità,
famelici d’amore o sazi di nausea.
Canterò la stranezza, la rinuncia, il torpore,
la noia amara che mi opprime. Urlerò la rivolta.
Il mio cuore diciottenne che sospira, ma vuole
ruggire! Io ascolto protesa il suo urlo di angoscia
ed attendo. A quando. Dio t’imploro a quando?
Balza il mio cuore ansioso: a quando? A quando l’amore?
le gioie del nulla, i segreti del vespro, i misteri
della sera (io sola ti conosco!) ed il pianto
che lava e consola e la voluttà di soffrire,
amare e spasimare, di gustare le lacrime
con labbra avide, secche di vivere, sperare, gioire
come un sogno mutevole, divinamente bello.
Ed ecco io ti tendo le mani, o amore,
le mie mani operose, sensibili, impazienti
ed i miei occhi annoiati. Incantami o amore,
col tuo sole, sole di primavera
rischiarami, accecami! Cieca del tuo fulgore
folle del tuo tormento, per seppellire, nel pianto
armonioso, l’urlo della mia ansietà.
Ansietà
Questi strani diciotto anni senza luce, irti di
Mariacarla Tarantola