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Silvia

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Silvia
Settimo classificato (Media: 6,25)

Capitava spesso a Silvia di andare in centro sola dopo aver studiato: stava ore ed ore a guardare le vetrine dei negozi di vestiti più chic della città. Sua madre era andata a dormire in campagna dalla nonna dunque quel sabato le venne l’idea…
Silvia era molto magra ma alta e con un bel viso, occhi azzurri e capelli neri: come molte ragazze della sua età il suo unico sogno era di fare la modella. Più di una volta aveva litigato con la madre che le diceva di mangiare qualcosa in più, che temeva sarebbe diventata anoressica, che non avrebbe dovuto farsi suggestionare dalla TV dove proponevano stereotipi come la ragazza della Peroni, le veline di "Striscia" o le modelle della Compagnia delle Indie. Sarebbe stato bello fare la velina di "Striscia", ma la sua passione erano i vestiti, per questo motivo, per quella sera, aveva elaborato un piano: la sua prima sfilata di moda! Entrò nel centro commerciale quel pomeriggio che erano le 19.30: mancavano trenta minuti alla chiusura. Si soffermò davanti ad un manichino che indossava un vestito rosso bellissimo: un vestito veramente alla moda con le spalline sottili e gonna con le frange, una di quelle cose che poteva portare solo la Schiffer o che ti immagini ad una star del cinema ad un Gran Gala. Non tutte le attrici però erano fisicamente impeccabili, solo le modelle potevano far risaltare dei vestiti come quello… Duecentoottantamila! Improponibile comprarlo: sua madre non le passava tanti soldi e poi le avrebbe fatto una scenata. Spendeva quasi tutto in riviste di moda e nelle ricariche del suo cellulare: telefonate futili perlopiù ad amiche, si raccontavano la trama di Beautiful mentre si facevano vedere in giro con il penultimo modello Panasonic, come quello di Megane.
– Si avverte la Gentile Clientela che il Centro Commerciale sta per chiudere, Vi preghiamo dunque di raggiungere l’uscita o la cassa più vicina.
Silvia andò verso la scala mobile per andare al piano superiore, non la prese ma attese da quella posizione che una cassiera controllasse i camerini. In una manciata di secondi era entrata nello spogliatoio in attesa della chiusura. Aveva il cuore in gola per paura che qualcuno ricontrollasse il suo nascondiglio ed ancora:
– Si avverte la Gentile Clientela che il Centro Commerciale sta per chiudere. Vi preghiamo dunque di raggiungere l’uscita o la cassa più vicina.
Il brusio delle voci lentamente calava: sentiva dei passi più o meno vicini di inservienti o cassiere che svolgevano i compiti di routine che comportava la chiusura.
– E se ci fosse stato un allarme? – si chiese – Una volta inserito qualsiasi suo movimento avrebbe potuto farlo scattare! Cosa dire? Cosa Fare? Eppure quei drogati del giornale avevano eseguito un colpo proprio quindici giorni prima nascondendosi all’interno della Standa ed attendendo la chiusura.
Silvia non voleva rubare niente; voleva solo provare qualche vestito: dieci o magari 15, fare la sua sfilata insomma.
Dopo trenta minuti circa sentì che si fermava la scala mobile che aveva nei paraggi e le luci si spensero…
Attese ancora un paio di ore: per ingannare il tempo aveva portato nella borsetta a bustina il suo walkman e la cassetta delle Spice registratale da Chiara.
Ormai era notte, dalla vetrina fuori difficilmente avrebbero visto qualsiasi movimento anche se alcune luci di cortesia rimanevano accese: non erano proprio i riflettori che avrebbe voluto ma iniziò la sfilata. Si sciolse i capelli ed andò a truccarsi con un Rimmel ed un rossetto Max Factor (pubblicizzato da quel fusto di Raoul Bova che baciava quella racchia di Madonna), il fondotinta e l’ombretto lo prese dallo scaffale della Lançome (roba buona!) e a risultato finito si guardò compiaciuta nello specchio. Primo vestito: talleurino grigio da donna manager con foulard accessorio in raso blu. Non male ma ci voleva qualcosa di più… da sfilata! Camicetta bianca, gonna di pelle, scarpa con tacco a spillo…
Non aveva mai provato le scarpe con il tacco a spillo fino ad allora, se le sentiva bene e camminava busto diritto, ondeggiando un piede davanti all’altro, con disinvoltura: fare la modella era decisamente il suo mestiere! Fece un giro su se stessa per farsi ammirare dai suoi spettatori invisibili e per cercare qualcosa di ancora più…
Un boa di struzzo! Uno spettacolare boa di struzzo viola! Chi avrebbe potuto comperare una cosa tanto out? Doveva provarlo assolutamente! Lo avvolse attorno al collo e ne trasse un’inaspettata soddisfazione quando…
– Ehi tu! Cosa stai facendo?!
Silvia sentì il sangue che si gelava, era stata scoperta, ma chi passava di lì dopo mezzanotte? Un guardiano notturno con la voce di donna? Una guardiana notturna!
Si girò lentamente con aria colpevole e boa di struzzo avvolto al collo.
– Chi sei? Cosa stai facendo?! – disse una donna sulla trentina (forse trentacinque portati bene) vestita in borghese, ben truccata e curata; capelli castani ed occhi verdi.
Balbettando la ragazzina disse: – Mi chiamo Silvia, Silvia Michelini. Ecco vede sono rimasta chiusa dentro e…
– E questo è veramente strano. – ribadì la signora – perché io sono una commessa che ha lasciato le sue chiavi dentro al Centro Commerciale e le vengo a prendere all’uscita dal cinema. Sono passate ore dalla chiusura e potevi attirare qualche passante dalla vetrina per farti liberare da qualcuno. Tu devi essere una ladruncola!
– No, lo giuro – si affrettò a ribadire Silvia- mi ero nascosta dentro solo per provare qualche vestito e fare una sfilata cioè, so che è strano ma…
La donna la vide truccatissima e con il boa di struzzo legato al collo ed, in effetti, questo racconto poteva avere un qualche senso.
– Le prometto che non farò mai più una cosa simile, sono proprio una sciocca – proseguiva Silvia.
– Non lo farai mai più? – disse con un mezzo sorriso la commessa.
– Lo giuro, lo giuro! Non farò mai più una cosa simile ma la prego non chiami la polizia e non lo dica a mia madre. Ho capito di aver sbagliato!
– E va bene allora – disse accondiscendente la donna – ma mi dovrai aiutare a risistemare quello che hai messo sottosopra.
Silvia acconsentì subito e di buon grado soffermandosi, mentre risistemava il boa viola, a vedere lo stupendo vestito rosso vicino all’ingresso. Era ancora truccata e si sentì dire: – Vuoi provarlo? Come ultima cosa…
Ella rispose: – Posso veramente? Non avevo osato: questo è il vestito più bello e…
– Ok provalo – e la donna gli porse il vestito.
Si appartò un attimo per cambiarsi e si fece vedere dalla signora improvvisamente complice che aggiunse, togliendosi delle specie di orecchini a clip: prova a mettere anche questi e guardati allo specchio.
Quando Silvia li indossò sentì come pungersi, strano poiché erano a clip ne era sicura, e lentamente tutto attorno a se si fece come… solido. Prima di essere completamente paralizzata la donna le sistemò un braccio ad angolo retto con il palmo verso l’alto e l’altro un po’ più aperto. Era immobilizzata e terrorizzata: non riusciva neppure a spostare le pupille degli occhi!
Il mattino dopo all’apertura un paio di commesse videro una signora all’interno…
– Scusi lei! Dove crede di andare, da dove è entrata?
– Dalla porta principale, con voi ora – rispose la donna sulla trentina capelli castani ed occhi verdi – avete aperto il Centro Commerciale…
– Non ancora poi non ci sembra che lei sia entrata con noi! Ci faccia vedere dentro la borsa per favore…
Trovarono nella borsa a bustina solo un walkman con una cassetta delle Spice, nessuno fece caso che il manichino che portava il vestito rosso era stato sostituito con un modello più recente.


Patrizia Peroli



Giudizi

Raffaele Gambigliani Zoccoli: 8,00
Ben scritto, buon ritmo, piccoli particolari contribuiscono, semplicemente, a delineare la psiche della protagonista. Qualche sbavatura stilistica ne compromette la perfezione.

Giovanni Strammiello: 7,53
Un horror stile anni 80, ma ben strutturato e sempre funzionante… chi era effettivamente la donna? Una serial killer dei manichini? Carino…

Matteo Ranzi: 6,75
Carino ed inquietante.

Marco Varone: 6,75
Già visto e sentito ma scritto in modo scorrevole e curato.

Enrico Miglino: 6,50
Finale a sorpresa, insospettabile fino all’ultimo anche se la storia tende a perdere di incisività e sviluppa troppo debolmente il colpo di scena della sconosciuta. L’artificio delle chiavi maschera bene fino all’ultimo il manichino e l’idea originale della vanità che punisce chi la asseconda. Un appunto, l’impalcatura della conclusione ricalca un po’ troppo una favola dei Fratelli Grimm.

Walter Martinelli: 6,00
Un moderno supplizio di Tantalo. Un racconto con una morale un po’ macabra, ma il livello del mistery è forse un po’ basso.

Francesca Orlando: 6,00
Anche se non contiene scene e descrizioni cruente e "sanguinarie" proprie della letteratura horror, il racconto è piacevole e ben scritto e possiede un che di originale.

Doriano Rabotti: 6,00
Anche questo ricorda molto dylan dog, ma è sviluppato bene. Il finale meritava di più, però.

Franco Tioli: 5,00
Banale, troppo banale, storie che si raccontano ai bambini, anche l’esposizione è… quasi infantile…

Gabriela Guidetti: 4,00
Denuncia dell’insulsaggine dei miti delle ragazze d’oggi. Parabola un po’ troppo semplicistica. Ricorda, anche se la morale finale è diversa, un famoso episodio di Ai confini della realtà

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