Il Festival del Cinema Giovane raggiunge la maggiore età, e cresce non solo da un punto di vista anagrafico, ma anche fisico. La struttura della multisala Reposi, che ha ospitato l’evento negli ultimi anni, non sembra più tanto in grado di far fronte alle sempre più numerose presenze di pubblico.
Già l’anno scorso si era assistito, cifre alla mano, ad un aumento considerevole degli incassi, il ché ha fatto optare Stefano Della Casa, curatore del festival da un paio d’anni, per una riduzione delle proiezioni agli abbonati "culturali", a favore di abbonamenti a pagamento e normali biglietti. In compenso la struttura stampa non è più collocata nel solito freddo tendone adiacente alla sala, ma al ben più lussuoso Hotel Principi (****) con relativa tessera di accesso all’esclusivo St. James "vattelapesca" Pub. Alla faccia del premio Cipputi e ai film sul mondo del lavoro.
Ma non sembra che ciò abbia fermato le presenze, anzi soprattutto nel fine settimana, l’accesso ad alcune proiezioni è stato interdetto a numerose persone, nonostante file anche di 40 minuti.
Come si giustifica un tale "boom"? Sicuramente la scelta di puntare molto sul cinema americano, giungendo quest’anno alla quarta edizione della categoria appunto "Americana", con ben dodici film in più (ma che utilità ha proporre pellicole come quella di Ron Howard "The Grinch"), due omaggi retrospettive (i western di Budd Boetticher, e il cinema di James Toback), per non parlare della solita mini sezione sul cinema horror. E non a caso l’apertura del festival, con un tutto esaurito degno di Venezia, è spettata alla versione restaurata e ampliata di "indispensabili" 11 minuti "dell’Esorcista", a 27 anni dalla prima uscita.
Difficile muoversi in un palinsesto a senso unico. Il concorso ufficiale è letteralmente annegato nella marea di proposte d’oltreoceano, compariva a sprazzi, quasi casualmente, quasi con stupore (un film in tre giorni).
Ma le code maggiori si sono assistite ad una nuova sezione, "Nipponica – il nuovo cinema giapponese", avviato probabilmente ad affiancare nei prossimi anni la sezione Americana. Tutto sommato la scelta poteva anche essere giustificata, visto le buone pellicole delle precedenti edizioni. È l’aggettivo "nuovo" che forse non ha rispecchiato questo programma speciale: leggendo le trame (la permanenza al festival è quella che è, ma anche i commenti captati in giro sono utili per farsi un’idea dei film) sembrava di assistere alla trasposizione cinematografica dei manga giapponesi, sia quelli fanta-erotico-scientifici, sia quelli erotico-sentimentali, oppure alle solite storie di giovani sbandati (pare che nel Giappone moderno nessun adolescente sotto ai 20 anni riesca a sopravvivere) che ormai da anni dovrebbero percorre in lungo e in largo la nazione del sol levante
Se da un lato le proposte potevano definirsi più "commerciali", dall’altro l’omaggio retrospettiva a Manuel de Oliveira4 ha accresciuto notevolmente il tenore intellettuale delle pellicole (sapete il mio pensiero sul cinema portoghese) fino a raggiungere l’apice con il film "Le Soulier de Satin" (1985-35 mm-415′-Leone d’Oro Speciale a Venezia), di sette ore filate, definito non a torto dalla critica "film immenso" (ma se non si vedono queste pellicole ai festival, dove possiamo vederle…?). No, grazie… anche a nome di molti altri.
E come non sottolineare l’ennesima presenza di Asia Argento3, anche in questo festival, a presentarci i suoi nuovi cortometraggi (per non parlare della coppia Ciprì-Maresco o dell’ennesimo documentario, che va così di moda, sul cinema Hard italiano?).
Anche la sezione Orizzonte Europa (da sempre la mia preferita) che quest’anno si è intelligentemente arricchita della sotto-categoria "15×15-The European Film Heritage", ovvero 15 film prodotti dai 15 stati membri l’Unione Europea, selezionati da 15 registi di fama internazionale su richiesta dei 15 festival cinematografici europei, pur nella sufficiente qualità delle pellicole, non ha proposto qualcosa di particolarmente rilevante (si parla sempre di tre giorni, sette pellicole su 12, e quindi di giudizi di proiezione).
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18° Festival Del Cinema Di Torino
Andrea Leonardi
Ma basta! Ma basta! Perché non le basta essere la figlia di Dario Argento, cazzeggiare nei party capitolini e sbaciucchiarsi col musicista trendy del momento? Cosa dobbiame fare per liberarcene?
Sullo sfondo un’immagine di questo film.