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Il giorno del cobra

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Il giorno del cobra
potrebbe essere domani


Nel 1998 Richard Preston pubblicò Il giorno del cobra, un’opera di fantasia con personaggi e situazioni frutto assoluto della creazione dell’autore. Un virus thriller, però, il cui tema ha alle spalle una realtà effettiva, una verità che è oggi purtroppo estremamente attuale, quella delle armi biologiche, un tempo note come armi batteriologiche. Nessuno può infatti negare i continui progressi compiuti dall’ingegneria genetica e dalla biotecnologia, progresso che porta anche alla creazione di sempre più sofisticate ed efficaci armi biologiche, tanto che non di rado la stessa biotecnologia viene definita "biologia nera".
Lo sfondo de Il giorno del cobra è dunque vero, le strutture governative implicate sono quelle esistenti e tutti gli aspetti scientifici ai quali si fa riferimento non solo sono plausibili, ma il più delle volte corrispondono a verità.
Il romanzo si apre con la descrizione della terribile morte di una diciassettenne, Kate Moran, avvenuta sotto gli occhi increduli e spaventati dei compagni di classe e del professor Talides: "…Le gambe di Kate scattarono in uno spasmo clonico, rovesciando un cestino dei rifiuti e scalciando Talides. Poi il suo corpo cominciò ad agitarsi avanti e indietro. Sbattè i denti ripetutamente. La bocca si apriva e si chiudeva. Le labbra si muovevano e si corrugavano. Tirò fuori la lingua e la ritrasse. Aveva gli occhi semiaperti. Poi i denti affondarono nel labbro inferiore, tagliandolo, e un rivolo di sangue le corse lungo il mento e il collo. Si morse il labbro una seconda volta, con ferocia, ed emise un gemito animalesco. Stavolta il labbro si staccò e penzolò verso il basso. Lei lo tirò dentro con i denti, lo risucchiò nella bocca e lo ingoiò…". Una morte orribile che toccherà a molti altri personaggi nel corso del thriller, la cui causa viene disperatamente rincorsa da una donna, Alice Austen, ventinovenne dottoressa in medicina, il cui aiuto è preteso dallo stesso FBI.
Ma ecco, già tra le prime pagine di questa straordinaria avventura, Preston stimola la nostra curiosità facendo cenno a quanto accade nell’Oceano Pacifico, mentre le vite dei protagonisti (e di tutti noi) continuano a scorrere in una inconsapevolezza che sa di terrore: "L’attività svolta intorno all’atollo di Johnson nell’estate del 1969 era ufficialmente definita esercitazione navale congiunta, ma sotto questa copertura in realtà si stavano effettuando esperimenti sul campo per l’uso strategico di armi biologiche su vaste superfici… L’ondata di particelle biologiche, il bio-aerosol, avanzò per tutta la notte. Passò sopra tutte le chiatte con le scimmie e in seguito anche sul motopeschereccio russo. Alle quattro del mattino, venne dato l’ordine di riportare alla base l’ultima chiatta. A quell’ora tutte le scimmie avevano respirato le particelle… Le scimmie infette morirono tutte…".
Ed ecco la realtà dietro la finzione: "Nel 1995 uno dei capi del programma di armamento biologico iracheno, Babrak Kamal, all’improvviso defezionò e finì in Giordania. I funzionari di diversi servizi segreti si precipitarono a interrogarlo e Kamal parlò. Per timore che rivelasse tutti i segreti del loro programma di armamento biologico e nel tentativo di mostrarsi concilianti verso il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, funzionari iracheni rivelarono di colpo che Al Hakam era, in realtà, uno stabilimento militare per la produzione di antrace… Ci fu un’altra rivelazione, questa volta ancora più sgradevole. L’Iraq confessò che lo stabilimento di Al Manal, costruito dai francesi per la produzione di vaccini per animali, era stato trasformato in una fabbrica militare per la produzione di virus e tossine…In realtà nessun servizio segreto occidentale è mai riuscito a recuperare anche un solo campione dei ceppi modificati usati dall’Iraq per la produzione di armi biologiche. Gli ispettori dell’ONU hanno trovato in Iraq gli involucri vuoti di bombe biologiche e hanno ottenuto un filmato girato dagli scienziati iracheni che documenta esperimenti con armi biologiche condotti in aree desertiche: esplosione di bombe biologiche, diffusione nell’aria di agenti caldi, un jet che effettua una disseminazione in linea retta. Dal filmato e dalle caratteristiche delle bombe è chiaro che gli iracheni sanno quello che fanno. E tuttavia il personale dell’ONU non ha trovato l’agente caldo di nessuna arma biologica irachena. Negli anni successivi alla Guerra del Golfo le ispezioni delle armi biologiche in Iraq sono proseguite, ma molte domande sono rimaste senza risposte…".
Così, mentre seguiamo le avvincenti indagini di Alice Austen, che finirà anche in un’unità di quarantena al Centro Medico di New York, leggendo frasi come "I virus che infettano il cervello possono agire velocemente: uno di essi può portare una persona apparentemente in buona salute al coma nel giro di poche ore. Gli agenti virali che si replicano nel sistema nervoso centrale si diffondono nei neuroni. Puoi andare a letto sano come un pesce e non svegliarti più. Nel corso della notte il virus si è moltiplicato lungo le fibre del sistema nervoso centrale" nasce in noi un orribile dubbio: quanti e quali esperimenti sono in corso, occultati agli occhi di tutti?
La risposta che Richard Preston ci fornisce tra le righe è chiara ed evidente: non c’è alcun modo di verificare se, quando e dove avvengano violazioni alla legge che proibisce gli esperimenti di biotecnologia; la verità è che in diversi paesi del mondo si sono fatti molti progressi nello sviluppo e nella costruzione di armi biologiche. Fatti che a lungo sono passati inosservati, una storia che l’autore definisce invisibile.
Del resto già nel suo precedente libro, Area di contagio, Preston aveva trattato del pericolo dei virus emergenti, particolarmente del virus Ebola, portando alla luce il dubbio che tale virus fosse in realtà null’altro che il nefasto risultato di un esperimento da laboratorio.
Se questo è quando si cela dietro Il giorno del cobra, il risultato è un thriller capace di appassionare non solo per il perfetto stile, per la trama coinvolgente e mozzafiato, ma anche per la terrificante certezza di cui si fa conferma: gli organismi viventi infettivi o le tossine non viventi derivate da organismi e usati come armi sono agenti strategici che purtroppo non sono solo il frutto della nostra immaginazione e fantasia, ma armi biologiche esistenti, in grado di distruggere non soltanto un esercito e una città, ma fin’anche un’intera nazione. Questo significa che quanto l’autore ci presenta come frutto della sua mente di scrittore potrebbe presto diventare realtà effettiva, e chissà, magari tragedie simile a quella narrata si sono già verificate. Se così fosse… certo non lo sapremo mai.

Francesca Orlando

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