Stavolta ci siamo giocati Leo. Dalla visione de "Il favoloso mondo di Amèlie" non è più lo stesso. Crede di essere daltonico perché Reggio Emilia non è colorata come il film, crede di essere sfigato perché dietro alla mattonella del suo bagno c’è solo polvere, crede anche che mettere la mano in un sacco di fagioli sia qualcosa di insueprabile. Beh, in questa recensione, quasi una lettera d’amore ad Amèlie, Leo non parla di un film che ha visto, non tenta di convincerci a vederlo, non prova nemmeno a farci stare in casa: Leo si dichiara ad Amèlie, poi è bene che anche noi lo si vada a vedere, anche se più o meno lo abbiamo quasi tutti visto, ma non importa, dobbiamo tornarci.
Dalla fatata Parigi di Jeunet allo spumeggiante aprile rivoluzionario del Portogallo. Paolo coglie al volo l’occasione di due film usciti più o meno conteporaneamente, anche se "Capitani d’Aprile" ha già due anni alle spalle, che trattano proprio della cosiddetta "rivoluzione dei garofani", un’esperienza unica per la relativa tranquillità con la quale si è svolta e per la straordinaria partecipazione di militari progressisti, che adesso sarebbe un bel paradosso.
Buona lettura e buone visioni.
Alla prima e alla seconda
Michele Benatti