Nei primi tre giorni di programmazione, il Festival di Torino proponeva, nella sezione Americana, quattro film: THE DECLINE OF WESTERN CIVILIZATION: PART III di Penelope Spheeris (USA, 1998, 35mm, 87′) THE LAST DAYS OF DISCO di Whit Stillman (USA, 1998, 35mm, 113′) VELVET GOLDMINE di Todd Haynes (USA, 1998, 35mm, 123′) YOUR FRIENDS & NEIGHBORS di Neil LaBute (GB-USA, 1998, 35mm, 102′). THE DECLINE OF WESTERN CIVILIZATION: PART III è il terzo di una serie di film-documento sui movimenti musicali alternativi della scena americana, girati dalla regista Penelope Spheeris, dopo THE DECLINE OF WESTERN CIVILIZATION del 1979 che si occupava dei gruppi punk-rock della scena di Los Angeles e THE DECLINE PART II: THE METAL YEARS del 1988 sul movimento metal. A vent’anni dalla nascita del punk, si concretizza in pieno il motto "No Future", perché i protagonisti sono giovani senza più speranze, che vivono in una drammatica realtà di strada fatta di alcol e droga, di cui stupisce però la lucida consapevolezza della propria situazione di non ritorno. THE LAST DAYS OF DISCO è ambientato nella New York dei primi anni 80, in un mondo di yuppies , che assistono al proprio decadimento, sullo sfondo dei locali notturni, al ritmo degli ultimi bagliori della disco-music. C’è il pubblicitario in carriera che deve riuscire a portare i propri clienti nel locale più famoso della città, dove lavora il suo amico "p.r.", in contrasto però con il suo capo. A frequentare l’ambiente sono anche due giovani diplomate, Alice e Charlotte, dal carattere molto differente: una intellettuale che vorrebbe farsi apprezzare per il suo cervello oltre che per il proprio corpo, e l’altra più concentrata a "relazionarsi" con l’ambiente, entrambe comunque alla ricerca della "storia" ideale e della propria scalata sociale. Ci sono anche il giovane procuratore distrettuale, "politicamente corretto" e un po’ strano, e il collega di lavoro che critica il mondo arrivista e un po’ superficiale degli yuppies, frequentandolo però attivamente. Il tutto è all’insegna dell’ironia, anche se in alcune fasi un po’ scontata. La storia di VELVET GOLDMINE si ispira molto alla figura di David Bowie ed al movimento musicale da lui creato nei primi anni 70′, quando fecero scalpore le sue dichiarazioni di bisessualità ed il nuovo modo di porsi all’attenzione dei media. E’ un film che descrive il glam-rock, e tutto quel movimento estremamente alternativo nel modo di vestirsi e di pensare che prende come proprio punto di riferimento Oscar Wilde, citato non a caso all’inizio della storia. Il protagonista è la star Brian Slade, in arte Maxell Demon (il parallelo David Bowie – Ziggy Stardust è scontato), che durante un concerto inscena il suo omicidio. Le polemiche dei mass media, scoperta la montatura , decreteranno la fine della carriera musicale e la sua scomparsa dalle scene. Dieci anni dopo il giornalista inglese Arthur Stuart, sarà chiamato ad indagare su questa vicenda, attraverso le testimonianze dei protagonisti dell’epoca, in un doloroso viaggio personale che lo ricondurrà al proprio passato di fans e attivo frequentatore dell’ambiente. Nel cast del film è da segnalare l’attore scozzese Ewan McGregor nella parte del musicista Kurt Wild, che richiama all’inizio della carriera la figura di Iggy Pop, per poi assomigliare in maniera impressionante nella fase del suo decadimento a Kurt Cobain, il defunto lieder dei Nirvana. YOUR FRIENDS & NEIGHBORS (prossimamente in uscita nelle sale cinematografiche con il titolo di "Amici & Vicini"), è il film del regista americano Neil LaBute, già segnalatosi per il suo precedente lavoro "In the Company of Men" ("Nella società degli uomini").
La trama ruota attorno alle figure di tre uomini e tre donne ed ai loro rapporti sessuali e d’amicizia. I protagonisti rivelano tratti di estrema negatività: misoginia, incapacità sessuale, egoismo, tradimento e falsità, in un intrigo di scambi e situazioni imbarazzanti, il tutto rappresentato con ironia. Sei personaggi descritti con cattiveria, riproponendo lo spietato cinismo ed assoluta incapacità di rispetto anche per l’amicizia, nel nome del principio della sopravvivenza del più forte, tema già brillantemente illustrato nel film precedente, anche se questa volta in maniera meno efficace. Questi film, confermano ancora tutti i limiti di una certa cinematografia americana, che vuole staccarsi giustamente da un prodotto Hollywoodiano di grandi budget ed effetti speciali, per proporre temi più impegnati e di contenuto, alla maniera europea, senza però il coraggio di svincolarsi dalla paura dell’incasso al botteghino, pregiudicando l’originalità delle storie con espedienti un po’ scontati.
Nelle altre occasioni in cui il prodotto è riuscito a proporre gli stessi temi , ma in maniera più decisa e senza rinnegare le proprie origini cinematografiche, si è assistito alla nascita di veri gioielli, se non addirittura a veri e propri film di culto. Ma non in questo caso.
Molte Ombre Sull’Americana
Andrea Leonardi