E sabbia.
La baia è quieta fino alle sei di sera. Appoggiata, tra due guanciali di roccia si lascia arroventare dal sole fino a quando il caldo attenua. Di sera la baia si stanca della gente e dell’odore di crema solare. Agita la sottana fatta di onde e lascia che il vento forte pettini la sua sabbia chioma dorata. Tutti se ne vanno. Nessuno la disturba nella sua danza folle.
Il vento spazza e rimescola sabbia e acqua di mare in perenne movimento ora agitato e nervoso.
Solo un punto è riparato. Una siepe naturale spezza il vento del nord, guerriero gentile che non osa disturbare la piccola panchina. Solo una carezza un po’ ruvida sul viso giusto per ricordare che lui c’è e sta soffiando.
Sulla panchina dirimpetto la veranda, un abbraccio. Centocinquantaquattro anni da dividere in parti uguali. Come tutto il resto della loro vita.
"Mi piace quando la tramontana investe la baia", la voce gridata di lei è immutata e ogni volta che lui la sente pensa in quale momento l’ha sentita urlare la prima volta. Giovane guerriero di una guerra non sua pigiato in un treno pieno di fresca carne pronta per il macello del fronte. "Torna. Torna ti prego. Sarò qui". Solo queste parole gridate dal marciapiedi bastarono a superare quattro anni di guerra prigionia fame e pulci. Niente altro che parole e un piccolo ritratto a carboncino bellissimo e irripetibile. Lui guarda nel vuoto pieno di sabbia e spruzzi e vento, perso nei ricordi che sanno di polvere da sparo, paura e voglie. Lei si stringe al braccio di lui e lo guarda con gli stessi occhi di allora. A volte si sorprendono. Persi entrambi nei ricordi comuni che si fondono in un unico sorriso complice ed impermeabile. Anche i loro figli e nipoti hanno rinunciato per sempre a capire cosa si dicono quei due vecchi quando si guardano sorridendo. "È la vita" cerca di spiegare lei. "Quando ci guardiamo ognuno di noi vede la vita dell’altro e la felicità che prova nel viverla". Non sono ricchi, possiedono solo la piccola villa sulla baia e due pensioni che bastano per non avere problemi. I figli telefonano due volte alla settimana e vengono a trovarli quando possono.
Il vento urla.
"Il mare ci sta parlando" dice lui piano, la sua voce arriva direttamente dal petto dove lei ha appoggiato l’orecchio. "Ci sta dicendo che ci resta poco tempo ancora". Lei alza la testa e guarda la baia poi chiude gli occhi.
"Tempo per cosa? Il nostro tempo lo abbiamo vissuto, e bene"
"E’ vero. Ma io ti amo ancora e non voglio che finisca qui".
Lei sorride e gli prende la mano destra e bacia l’indice.
"Un giorno moriremo. È il pegno da pagare per la vita che ci è stata concessa di vivere ma il nostro amore verrà con noi e sarà per sempre".
Quando il vento si stanca di correre con le onde il mare torna nella sua casa tra le rocce e la baia riposa nel suo letto di sabbia pulita.
Solamente due segni sulla sabbia. Due vecchi camminano dondolando le mani giunte.
Lei canta a voce alta e lui la guarda.
Il mare si distende nella sua alta marea.
Domani sarà un altro giorno di sole per la baia. E domani ancora.
Per sempre.
Un giorno. Per sempre
Vento. Niente altro che vento.
Matteo Pavoni