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Voci che sussurrano

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Voci che sussurrano

Cari amici vicini e lontani,
ormai credo che vi sarete abituati a vedere qui a lato la mia faccia, al posto di quella di Marco Giorgini: ma, per chi si fosse collegato al sito di Kult dopo mesi di assenza, ricordo che mi alterno alla conduzione della nostra rubrica con lo storico direttore, sempre più impegnato. A questo proposito, visto che contrariamente a lui io ho molto tempo libero (sono alla ricerca di un impegno corredato da stipendio mensile), invito tutti i lettori e gli scrittori di SUSSURRI a mandarmi suggerimenti, consigli, critiche, richieste di chiarimento: leggerò tutto molto volentieri. Il mio indirizzo è: ceriati@altavista.net.
Tra l’altro, si avvicina la tradizionale festa di Kult, in cui molte delle firme virtuali della rivista si incarnano in persone reali: è un evento da non perdere!
Ma vediamo cosa ci riserva questo inizio d’autunno, mentre cominciano i primi freddi e fioriscono le prime influenze di stagione.

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Innanzitutto, poteva forse mancare l’ormai famoso Federico Mori con la sua saga Benaresyama, giunta al dodicesimo capitolo?
Ovviamente no: continuano infatti le avventure dei due angeli Benares e Rama, che clamorosamente si dividono dopo una lite in cui il primo afferma la sua natura "umana" e il suo desiderio di vendetta nei confronti di Cam, contro l’astratta necessità di ritrovare il Bresakr. Parallelamente, nel capitolo successivo, il malefico dottor Kage si ritrova a dare spiegazioni al misterioso inviato del Dio; sembra che si stiano tirando i fili di questa intricata e avvincente vicenda fantasy. Per chi volesse concedersi un ripasso, ricordo che il primo capitolo di questo moderno "romanzo d’appendice" risale al marzo di quest’anno.

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L’incipit di Il labirinto potrebbe richiamare uno dei capitoli fantascientifici di Mori: ma tutto poi si stempera in una giocosa parodia dei videogames e della passione che suscitano. Il contrasto tra l’eroismo virtuale e la prosaicità della vita reale non potrebbe essere più felice e più divertente; e il personaggio principale risulta vivo, simpatico, un bambino che tutti abbiamo conosciuto. Come in WWW,
pubblicato lo scorso mese, Luciano Bevini lancia uno sguardo ironico e affettuoso sui miti e sulle manie del nostro tempo, esplorando i piccoli paradossi creati dalla tecnologia domestica, che non si concilia mai completamente con l’immutabile animo umano. Il tutto con poche sapienti pennellate, in uno stile diretto, efficace, lineare: d’altra parte la semplicità è la virtù dei veri scrittori.

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Ancora fantascienza; ancora un bambino che gioca. Ma c’è solo orrore nel futuro immaginato da Angie D., nuova e interessante autrice appena entrata nelle file di Kult. Un cane è un breve e intenso racconto dai toni cupi, imperniato sul macabro conflitto tra l’apparente purezza e la reale crudeltà dell’infanzia, tra la dolcezza della vita e la fredda solitudine della morte; tra la tenerezza sempre nuova dei cuccioli della natura, e l’asettica miseria di mondi artificiali che speriamo di non vedere mai.

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Come tante eroine ottocentesche, una fanciulla dei nostri giorni, presumibilmente molto bella e molto corteggiata, viene conquistata dalle dolci e romantiche Lettere di uno sconosciuto ammiratore, Alex, subito immaginato come un essere splendido e perfetto. Ma la vita non è un film, e dopo aver visto "l’uomo dei sogni" la ragazza si tira improvvisamente indietro: "non so se è per paura dei commenti delle mie amiche, o se dipende solo da me…" Thomas Serafini lascia in sospeso il finale, non dicendoci perché l’uomo non può essere accettato, e tratteggiando con abile tecnica narrativa gli struggimenti e le emozioni della protagonista femminile.

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La ballata di Jhon, di Matteo Ranzi, è una poesia in prosa coinvolgente e lirica, nello stile di alcuni tragici e rassegnati canti popolari, con la tipica costruzione circolare delle ballate: un affastellarsi di immagini che si rincorrono in un rapidissimo vortice, fino all’amarissimo e malinconico finale.

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Il gusto del paradosso, il nonsense che pervade l’esistenza, sono senz’altro la cifra stilistica originale di Barbara Burgio, che con Il dono dà vita a una delle sue composizioni più felici.
Il teatro dell’assurdo, certi stralunati dialoghi di Ionesco, le commedie di Beckett, sembrano convivere in questa vivacissima creazione, che si distingue anche per la raffinata costruzione narrativa e per il susseguirsi di immagini e di invenzioni linguistiche folgoranti.

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Ottobre è un mese malinconico e introspettivo: nulla di più adatto al clima del bellissimo e struggente Addio di Enrico Miglino, uno dei collaboratori più prolifici della rivista, capace di spaziare in modo eclettico da un genere letterario all’altro, dalla poesia alla prosa: anche se sicuramente nei racconti si esprime la sua vena più innovativa. La storia di Victor, l’analisi di una vita sbagliata e del riscatto finale di un amore, è commuovente e intrisa di lirismo.

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Un collaboratore molto prolifico è anche Claudio Caridi; di lui non si può dire però che sia "eclettico", in quanto si è specializzato nella creazione di una personale saga di Star Trek, parallela a quella ufficiale. Visti i risultati, non ci si può certo lamentare della sua scelta creativa: le sue rielaborazioni della mitica serie televisiva "Next generation" (che nostalgia per quelle puntatone a tema, il sabato notte su Raitre!) riescono sempre ad appassionare e a tenere col fiato sospeso. Questo mese, poi, c’è una sorpresa per i "fans" di Caridi: inizia un nuovo romanzo, Il risveglio del dormiente, che pubblicheremo diviso in capitoli. Si tratta del seguito de Il rapimento, apparso su Kult nel giugno ’98. Buon divertimento!

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Finalmente, Thomas Serafini ci fa conoscere il misterioso ammiratore della bella Simona, la protagonista di Lettere, attraverso le confidenze fatte al suo diario dal giovane .
Ne L’immagine assistiamo infatti alla nascita della sua passione per la ragazza, a lungo osservata in un locale; all’evolversi dei suoi turbamenti, delle sue emozioni, delle sue speranze, che, come abbiamo visto, naufragheranno miseramente.
Dalla frase conclusiva, amara e assoluta ("Il premio dell’assicurazione non potrà mai ripagarmi delle conseguenze dell’incidente"), capiamo l’unico motivo del rifiuto dell’amata: nonostante le sue molte qualità, Alex non risponde ai canoni estetici ormai radicati in noi come una seconda pelle. Devo confessare che a una prima lettura non avevo colto la velata, ma dirompente critica agli schemi sociali, al culto dell’immagine, che pervade i due racconti di Serafini: nessuno dei due protagonisti si sottrae alla legge dell’apparenza, perché anche il giovane si innamora della ragazza solo sulla base della vuota ammirazione per la sua bellezza.

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Adesso, però, siamo davvero giunti alla fine, e quasi mi dispiace. Non mi resta altro che augurarvi Buona Lettura e, come si dice, alla prossima!

Lorenza Ceriati


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