Ma ti dicevo… dopo un annetto sbaraccano e lasciano il sassone sotto le mani forti dell’ispettore Maidy. E quello che abbiamo pensato tutti è stato: era ora che smettessero di sprecare i soldi dei contribuenti in questo modo scemo.
Ma, beh, ci sono parti del mondo in cui se io dicessi una cosa del genere ad alta voce, finirei a mangiar ghiaccioli per tutto il resto della vita.
Posti in cui la TV non corre a far vedere a tutti quello che qualche funzionario diligente ha trovato, a meno che non la chiamino apposta.
E bada, io sto parlando, sì, esatto, proprio della "madre" Russia, perché alla fine la storia è venuta fuori… ma non mi stupirebbe se… pensaci un attimo. E’ notte. Un sasso alto dieci metri – un sasso puzzolente – mi "appare" a due dita dal naso. Cioè, non ti viene da chiedere "perché"? E se sei un po’ sveglio, quando anche non ci sei saltato fuori a dare una risposta a questa prima domanda, magari te ne viene in zucca un’altra: "perché QUI?". Anche questa domanda non è che abbia gran fortuna, ma ti fa venire dei dubbi, tenendo conto che, questo è un porto di una città su un milione, e quello là è un posto a caso… cioè, non c’è proprio niente di particolare intorno, niente sopra o sotto o di fianco… quindi, se un sasso appare qui… perché non ne può apparire uno anche da un’altra parte? In un posto qualunque del mondo?
Il fatto che nessun abbia attaccato la TV via cavo al tuorlo di questo secondo "uovo" non è che sia una certezza che siamo di fronte ad un pezzo unico. Magari ce n’è uno in Antartide. O un paio in mezzo a quel deserto, o a quell’altro. E se ne fosse apparso uno in mezzo al mare, cosa sarebbe capitato? Probabilmente sarebbe semplicemente affondato, e nessun l’avrebbe visto. Magari ce ne sono centinaia. Non emettono segnali, radiazioni o altro. Come potremmo accorgercene se non ci capitano sottovento?
Comunque sia, uno, forse per fare le cose alla pari, è comparso anche a due passi da un villaggio totalmente insignificante, a ottocento chilometri da Mosca, nel bel mezzo di una piana quasi desolata. Il loro non doveva essere proprio uguale al nostro, ma quasi, e mentre noi raccontavamo per televisione cosa stavamo provando, i russi si impegnavano a farlo meglio.
E, alla fine, si dice che qualcosa abbiano trovato. Un piccolo punto del loro sasso era fatto di una sostanza diversa che sono riusciti a tagliare, e all’interno loro dicono di aver trovato una specie di stele.
Un sasso nel sasso. Con scritte e disegni e altre cose.
Beh, io personalmente non ci credo, ma si dice che ai russi siano venuti i capelli ricci per l’eccitazione. Hanno cominciato a pensare che dentro allo Scafo ci fosse chissà cosa di importantissimo. E hanno deciso che dovevano averlo a tutti i costi.
Perciò, dopo un paio d’anni di ulteriori prove senza risultati e di studi sulla stele, loro non ci hanno visto più e la storia della bomba l’hanno messa in pratica veramente. Hanno fatto sprofondare il loro Scafo per qualche chilometro, hanno messo una piccola carica nucleare, hanno ricoperto tutto, e poi, dopo aver fatto bang, per non fare intuire quello che era successo, hanno gridato "allarme allarme una delle nostre centrali ha avuto problemi". Qualche centinaia di morti, un po’ di radiazioni in giro. Niente che non si possa fare.
E il bello viene ora: quando riaprono il buco trovano esattamente quello che ti aspetti di trovare dopo una esplosione atomica: un gran niente, particolarmente bruciacchiato.
Ma qualcuno dei loro cervelloni dice e fa a tal punto che arrivano a sostenere che dentro all’uovo qualcosa c’era veramente, ma che – guarda un po’ – è andato distrutto. E Peter sosteneva che le foto gliele avevano anche fatte vedere: sassi fusi con forme strane, come parti di macchinari. E lui, che non credeva neanche al Sole se non lo vedeva tutti i giorni, lo stesso aveva ammesso un paio di volte "sì, beh, è possibile".
Come faccio a sapere queste cose? Eh, figliolo, non tutti dormono nella vita… diciamo che conoscevo le persone "giuste". O una via di mezzo, per lo meno.
Perché, beh, secondo me è tutto molto semplice: qualche scienziato russo dopo il botto non ha voglia di tornare a contare microbi in qualche laboratorio, e preferirebbe invece continuare ad essere "importante", e a far casino sul sasso… ma, come gli fanno sicuramente notare, il loro sassetto adesso è in miliardi di pezzi…
Il nostro invece no, deve aver pensato: è qui, ormai quasi dimenticato, con qualche soldato di guardia, ma i riflettori spenti.
Allora, nella follia più completa ecco che il loro team di dottori sostiene addirittura di aver trovato, in mezzo al casino che c’è rimasto dopo l’esplosione, qualche frammento interessante. Dicono che studiando i diagrammi dei rilevatori, e il modo in cui la roccia è fusa e chissà quali altre boiate, hanno capito che la struttura dello Scafo sembra essere sensibile a particolari vibrazioni. E con l’unico pezzo abbastanza grosso che gli è rimasto, costruiscono una specie di chiave. Beh, il vecchio Peter diceva che ad una chiave proprio non ci assomigliava, "lo vogliono aprire con una sorta di fischietto." diceva, ma comunque sia il senso era quello. E un pezzo di quell’affare, eh, sì, ce l’hai proprio davanti… ma sei hai pazienza ancora un attimo ci arriviamo con ordine, ok?
Bene. Procediamo.
Riesci ad immaginare perché Peter lo sapeva?
Perché là in Russia hanno chiesto ai loro servizi segreti di sentire dalla mafia, e la mafia ha sentito da qualcuno e poi da qualcun altro qua da noi, in modo da fare le cose pulite ed in silenzio… anche perché se la cosa veniva alla luce, l’America avrebbe di nuovo riaperto gli occhi sullo Scafo, e per i Russi non ci sarebbe stata nessuna possibilità.
Un lavoretto tranquillo, pensano. E si mettono in contatto con qualcuno un po’ matto e senza scrupoli, che sia della zona e che sappia come muoversi. Un paio di incontri. Si sistemano gli aspetti economici della cosa, ed ecco fatto. Pensano: semplice come bere un bicchiere di vodka. E io ti dirò ancora: più o meno.
Comunque, io non ne sapevo ancora niente, ecco che una sera Peter viene qui al mio banchetto, mi dice di chiudere baracca subito, mi prende in disparte, e mi fa "Mi serve un po’ di gente per fare buona impressione con degli amici che vengono da fuori. Siamo già in tanti. Ti va di essere dei nostri?". Poi mi mette una mano sulla spalla, e mi sorride con quel suo sguardo pazzo. E io penso, oddio, stasera, sicuro, mi ammazzano. Ma poi, con le gambe che si fanno molli, guardo Peter negli occhi e capisco che quella è una di quelle richieste in cui "no" non è contemplata come risposta possibile.
Così si va, e all’appuntamento ci ritrovammo in una ventina. Non proprio un battaglione, anche perché quasi nessuno era armato (chi l’ha mai avuta una pistola?) ma in fondo era l’apparenza che serviva.
E loro invece arrivano in tre: uno basso, con gli occhiali e una faccia che se ti ci svegli di fianco poco poco ti viene un infarto, e altri due modello armadio a tre ante. Sentiamo un po’ di storie strane, che capiamo solo in parte, grazie a quello che Peter ci aveva anticipato, e lui continua a farci segno che è tutto sotto controllo.
"Ci stanno aspettando. I cinque sono a nanna" dice al tipo con gli occhiali, facendo un ghigno da paura, "e i rilevatori avranno qualche problema per una mezz’oretta, quando sarà il momento."
Ma poi, quando cominciavo a pensare che forse me la sarei anche cavata senza un graffio, e già ci si stava incamminando verso lo Scafo, Peter si ferma un attimo, e si guarda in giro come se avesse dimenticato qualcosa. I due armadi mettono mano alle armi, pensando che avesse sentito qualcuno, ma il silenzio era totale e dopo un paio di secondi si rilassano di nuovo. Peter aspetta questo, e poi si gira lentamente con gli occhi completamente fuori di testa e dice al bassetto "Solo una cosa mi stavo chiedendo…" e lo dice con una voce un po’ più bassa di prima e con un tono che purtroppo avevo già sentito in un sacco di brutte giornate. "Mettiamo che nel sasso, voi russi, troviate delle armi… qualcosa proprio di esagerato, tipo l’atomica, ma – mettiamo – tascabile… non è che poi ce la usate contro, eh, brutto cazzone comunista?"
Il tipo strabuzza gli occhi e diventa paonazzo. Alza le mani e urla "Niente domande ora. Andiamo!" con un accento tanto marcato che sembrava essere diventato una macchietta da film.
E qui scoppia il finimondo.
Peter caccia un urlo che mi fa gelare il sangue nelle vene, e poi spara diritto al petto del tipo, che cade all’indietro. I due armadi tirano fuori l’artiglieria e sapendo di averne uno davanti e una ventina di spalle, si buttano di lato e cominciano a sparare all’impazzata. Noi, ripeto, quasi tutti senza neppure una pistola, iniziamo ad urlare e a correre. Peter si becca un colpo in un braccio che neanche sente, e bello bello, coperto per puro caso da una cassa, inizia a frugare nella giacca del tipo, calmo come se stesse rubando ad un morto al cimitero. Ma a questo punto mi hanno detto, e avrei pagato per vedere la sua faccia, che proprio quando aveva in mano l’oggetto che stava cercando, il piccoletto – che probabilmente aveva un giubbotto antiproiettile da giù di testa – gli ha tirato un calcio proprio lì, in mezzo alle gambe ,con tutta la forza che gli era rimasta, e ha cercato di rubargli la pistola.
Io, beh, ho smesso di correre che ero quasi al mercato. E tutto ciò che so e che se sono vivo è per miracolo. Anche perché quella sera il commissario Maidy, che è uno che ha sempre avuto le orecchie anche in cielo, era lì fuori con la sua squadra. Non sapeva per cosa o perché, ma aveva avuto una soffiata, ed era lì pronto ad aprire l’inferno qualunque cosa dovesse accadere. E al primo sparo, mentre io mi gettavo fuori da una finestra convinto di stare per fare la fine del topo, lui da il solito ordine ai suoi agenti più fidati "non voglio che ne rimanga nessuno in piedi" e quelli entrano mirando alle gambe di ogni poveretto che riescono a vedere.
Il giorno dopo, mentre io me ne sto a tremare come una foglia qua dietro, me lo vedo passare proprio di fronte. Si ferma, si accende la solita sigaretta, e prende in mano uno dei pezzi più costosi. Dice "gran bella giornata, eh?" e io, abbottonato dalla paura, rispondo a stento "Si tira avanti.". Lui si guarda intorno e dice, un po’ più piano "non pensavo che un grassone come te fosse così agile a saltare fuori dalla finestre" e mi sorride.
Ti dico, gli occhi di Peter, quando vuole fanno venire i brividi, perché, beh, è completamente matto. Ti sembra di guardare quelli di un cane rabbioso, e non sai mai se ti sta per leccare o per sbranare. Ma quelli di Maidy sono così freddi e cattivi che non ci riesci proprio a paragonarli a quelli di un animale. Ci si legge dentro che quello è un uomo al cento per cento: un essere assolutamente conscio di essere in cima alla catena alimentare, e con tutta l’intenzione di rimanerci per sempre. E ti è chiaro come il sole che se non ti azzanna subito è perché gli piace la carne fresca e oggi ha già mangiato.
Io? Cosa volevi che facessi? Sono stato lì senza dire una parola, convinto che mi stesse comunque leggendo nella mente, e che ogni sillaba che mi sarebbe uscita sarebbe stata usata contro di me, con la pistola.
Lui invece mi ha continuato a guardare fisso per qualche secondo, poi ha fatto cadere la statuina, l’ha pestata con calma, e poi se n’è andato.
E la sera chi mi viene a trovare?
Il fratello morto di Peter: tutto coperto di sangue, con un braccio messo da schifo, e una gamba comunque messa peggio. E, giuro, mi saluta con le stesse parole dell’ispettore: "gran bella giornata, eh?". Io, coi nervi scossi, lo faccio entrare in fretta in casa, sicuro che da lì a dieci minuti avrei avuto tutta la polizia di New Orleans nel mio salotto.
E lui, sorridendo, mi dice di stare tranquillo perché lo stanno coprendo, mi chiede qualcosa da bere e mi tira fuori questo oggettino. Messo un po’ peggio di come lo vedi adesso, a dire il vero. Le due antennine erano piegate, e questa parte qui, vicino al chip, aveva questo filo rosso strappato. E qui era ammaccato. Rovinato, sì, ma, come disse Peter, apparentemente senza danni seri. Io lo prendo in mano, lo scuoto un po’, e comincio ad esaminarlo. Ho qualche strumento di precisione per sistemare quel po’ di cose meccaniche che vendo, e un po’ me la cavo. E Peter lo sapeva.
Mentre comincio a pensare e a fare qualcosa, accantonando con il passare del tempo sempre più la paura che l’avessero seguito, lui mi racconta un po’ il casino che ero riuscito ad evitarmi.
E mi anticipa quello in cui stavo invece per finire.
"Purtroppo è solo una parte di due, questa." mi dice una volta sistemato il sistemabile. "E probabilmente neppure la più importante. Vedi qui? Qui si incastra con il resto. Quando la "chiave" si è divisa, quasi spezzandosi, lui aveva ancora in mano il pezzo più grosso. Quello, unico, con il frammento del loro sasso."
Fa una pausa delle sue e poi continua "Ma il mio istinto mi dice che quei russi faranno il diavolo a quattro ugualmente per riavere anche questa parte, vero Sirius?"
Sul giornale il giorno dopo si parla finalmente del massacro dal quale ero miracolosamente uscito illeso. Come al solito le notizie come quella veniva ritardate di un po’ per finire di prendere su tutti i coinvolti, e il fatto che io non fossi già dentro, e il mio nome non apparisse da nessuna parte, beh, mi fece tirar fiato. Forse Maidy aveva bluffato… anche se non mi sembrava troppo probabile.
O forse gli ero simpatico. Cioè, le pensai tutte le cose più assurde del mondo, fuorché che mi avesse lasciato fuori per fare da esca…
E intanto, mentre Maidy comincia a schierare i suoi uomini migliori, piazzati in borghese più o meno dappertutto nel porto, anche i russi chiamano un po’ dei loro, e durante la giornata si stava sempre con due occhi così, per la gente enorme che ti girava intorno con le narici all’aria, come se stessero cercando di fiutare Peter e la Farfalla.
Penso che Maidy non avesse ancora capito su cosa stavano puntando tutti; secondo me pensava che ci fosse in mezzo qualche grossa partita di droga, o qualche scontro tra trafficanti, niente che non potesse gestire da solo. O magari, chissà, aveva già intuito tutto, ma voleva risolvere la storia per conto suo, senza FBI o esercito, per averne il massimo vantaggio di immagine possibile, o più semplicemente, perché sul suo territorio voleva essere il solo cacciatore autorizzato.
I russi colpirono comunque duro subito: di giorno, nella piazzetta vicino al casinò. Qualcuno doveva aver visto qualcun altro, non so, ma la "banda dei rospi" (come la chiamarono immediatamente i giornali, per i giubbotti verde scuro che indossava quel giorno il loro gruppo di fuoco) iniziò a sparare tra la folla, per freddare qualcuno del gruppo di Peter, che probabilmente aveva fatto da mediatore all’inizio della storia.
I "buoni" ovviamente spararono a loro volta, e in una mezz’ora ci furono più morti e feriti in quel migliaio di metri quadri che nel resto dell’anno in tutta New Orleans. E la gente di qui quel pomeriggio se lo ricorda ancora, sissignore.
E poi, la sera dopo, tutto finì.
Oh, lo sapevano tutti che non poteva continuare a lungo questa storia: lo sapevano i russi, che dopo la sparatoria in piazza temevano che qualcosa iniziasse a trapelare, con il conseguente arrivo dell’esercito a presidiare lo Scafo e la fine di tutti i loro piani; lo sapeva Peter, preso tra due fuochi, con più di metà dei suoi, morti o in galera, e ferito così gravemente che ogni volta mi stupivo di trovarlo vivo, e lo sapeva Maidy, perché la sua catena di sicurezza stava diventando così stretta che presto non sarebbe più potuto sfuggirgli neppure un raffreddore. E di conseguenza, cos’altro poteva accadere, se non questo, che Peter e i russi, cioè, decidessero di nuovo di provare a collaborare?
Beh, guarda, quella sera la Farfalla in tasca l’avevo io. E, giuro, mi sarei sentito meglio sopra una cassa di dinamite.
Quando arriviamo Peter e il piccoletto si guardano in cagnesco fin da subito, ma a parlare questa volta è un altro. Un paio di frasi che non sento, ma che sembrano minacce, e poi, dopo essere saliti su una delle tante barche di Peter, ci avviciniamo allo Scafo via fiume.
Poco prima di arrivare un paio di comandi tramite radio: l’operazione per mandare a nanna le guardie, che non era assolutamente stata compiuta la volta prima (il voltafaccia di Peter non era stato lo schizzo di un momento), è rapida e veloce, e quando attracchiamo e quattro uomini ci aiutano a salire, i marines sono lì, tutti riversi al suolo poco distante.
Nell’aria c’era una tensione che non si può spiegare. Il fiume, anche di notte, è un posto pieno di rumori, ma quella sera sembrava che anche l’acqua avesse deciso di fermarsi. E più io vedevo davanti a me quella montagna fetida, anche se coperta dal telone, e più la mia mente iniziava a viaggiare.
Cos’era, veramente, lo Scafo?
Un’astronave, lanciata nello spazio profondo e atterrata proprio qui, a New Orleans?
O una gigantesca bara? Un bozzolo, forse? Un nido?
O forse, come speravano i russi, era una sorta di cassa piena d’armi e di tecnologia? O, e beh, a quello credevo davvero, piuttosto una gigantesca BOMBA, messa lì per vedere quanto tempo ci mettevano i terrestri a far iniziare il capodanno alieno con un enorme fuoco d’artificio, grande un pianeta.
Io, ti assicuro, non lo volevo sapere.
Non volevo sapere niente di niente. A me, degli alieni, di Dio, di Buddha, o di qualunque altra entità avesse piazzata quello schifo in questo posto non me fregava un cazzo.
Ma la gente intorno a me sembrava di parere molto diverso. E io non ero molto in posizione di trattare.
"Dammi la farfalla." mi fa Peter, spostando l’attenzione di tutti, da lui a me.
Io ero nervoso a tal punto che mi sarei messo ad urlare, cioè, c’erano circa dieci persone che non avrebbero esitato ad uccidermi per quest’affare, e qualunque cosa fosse accaduta, le possibilità di andarmene con le mie gambe mi sembravano così piccole da non riuscire a tenerle in mano, ma obbedii. Tirai fuori lentamente il dispositivo dalla tasca e lo passai a Peter. Lui fece un cenno al russo con cui aveva parlato prima, e sentii le sicure di tutti scattare. Peter continuava a mostrarsi calmo, ma si vedeva che non riusciva più a essere lucido al cento per cento. Non so cosa aveva preso per farlo stare su in quelle condizioni, ma doveva veramente essere una bomba.
"E adesso datemi la vostra parte." dice, cercando di mantenere ferma la voce.
Un brusio tra le due parti. La gente si apre un po’. Tutti guardano tutti, e io, lì a due passi da Peter, incapace di allontanarmi, mi sento al centro dell’intero universo, poco prima di una pioggia di meteoriti.
Il russo davanti a lui si avvicina sprezzante. Scuota la testa leggermente con uno sguardo feroce, e strappa la farfalla di mano a Peter. E lui, questa volta, non reagisce. Cerca di sorridere, ma lascia fare.
"Come volete." dice. "Tanto siamo soci, no?"
"Vero ragazzi?" dice più forte ai suoi, vedendo che il tipo non accenna a parlare.
I ragazzi gli rispondo alzando leggermente le mitragliatrici, e i russi, che probabilmente capivano l’inglese come io la loro lingua, cominciano a puntare le loro contro di noi pronti a fare fuoco.
Passano alcuni secondi, e poi il russo fa un gesto secco con la mano, e li ferma. Dopo un altro attimo di pausa, risponde duro: "Certo, sì. Soci.". Ma ti assicuro che di uno con una voce così non mi sarei fidato neanche a farmi portare la spesa a casa.
Si squadrano fissi nel buio della notte, poi Peter fa un cenno con la testa, e insieme si avvicinano al telone. Un paio di uomini per parte azionano delle carrucole ed alzano la copertura di qualche metro, e io intravedo per la prima volta dopo anni la superficie bitorzoluta del sasso. Una zaffata di marcio ci assale, ma io sono così nervoso che non me ne accorgo quasi. Il russo riunisce le due parti della chiave, e preme un pulsante. Silenzio totale. Poi un leggero ronzio. Si accende una luce verde, che si vede come una fiamma al luce scarsa di quella notte con la luna ad un quarto. Il russo, con la voce ora più tranquilla, dice ad alta voce a Peter "Il dispositivo funziona. Stai pronto.".
Ed è a quel punto che la polizia iniziò a sparare.
Il russo fu il primo a cadere, preso in testa da un cecchino, poi fu ammazzato uno di quelli che aveva alzato il telone, poi l’altro. Giù in un secondo. Gli altri allora si girano, ma è buio, e si rendono conto di essere in una gran brutta situazione. E, come si dice in questi casi? fuoco a volontà. Iniziarono a sparare inutilmente in tutte le direzioni, senza quasi neanche guardare, e cercano nello stesso tempo di capire da che parte hanno più probabilità di scappare. Se c’era un cecchino appostato, non stava sicuramente lavorando solo. In poco tempo, e lo capivamo tutti, saremmo stati accerchiati e arrestati. O, come sembrava più probabile dal modo in cui avevano attaccato quelli della polizia, semplicemente uccisi.
Io che ho fatto?
Beh, dovevi vedermi. Per i primi trenta secondi buoni non sono riuscito neppure a muovermi. Sono rimasto lì, a due passi dal russo riverso al suolo, con la bocca spalancata, le braccia tremanti lungo i fianchi e le gambe che sembravano diventate di cemento. Li avevo di spalle. Mi aspettavo ogni istante un colpo alla schiena, ma non ce la facevo proprio a fare nulla. "Morto morto morto" pensavo "lo sapevo che non dovevo venire".
Poi un colpo e mi ritrovo a terra. Sì, mi ha salvato quella scorza di Peter, pace all’anima sua, che mi ha buttato giù con una spallata ,dopo aver rubato la chiave dal cadavere. E mi si avvicina camminando basso, e per un istante, dalla faccia che ha fatto, ho pensato "adesso mi spara lui". Aveva gli occhi lucidi e folli. Sembrava totalmente andato. Ma poi sembra rilassarsi, e mi si sdraia di fianco. Con un sorriso strano mi mostra la farfalla, unita all’altro pezzo e dice "adesso vediamo un po’ cosa succede".
E intanto una squadra della polizia era entrata di corsa per prendere possesso del piccolo spiazzo. Maidy era in testa a tutti e mentre gridava di gettare le armi sparava a destra e a sinistra ad altezza d’uomo.
No, non mi è proprio sembrato che avessero molta intenzione di fare dei prigionieri…
Comunque Peter lo ignora e preme il pulsante più grosso del dispositivo senza che io abbia il tempo di dire nulla. Mi ricordo come se fosse ora: mi sono semplicemente sentito come uno a cui rubano il terreno da sotto i piedi, e gli tolgono poi tutta l’aria che ha nei polmoni. Volevo fermalo, ma mi sono ritrovato solamente a guardarlo fare.
Ma poi, dopo un tempo che mi sembrò infinito, riuscii a pensare di nuovo, e capii che non era successo nulla: Peter aveva premuto il pulsante, ma tutto continuava esattamente come prima. Con gli spari, la polizia e i russi. Beh, in effetti non sapevo se ne ero veramente contento, ma almeno il mondo non era esploso. Ed ero ancora vivo per un po’.
Peter invece era furioso. Aveva la bava alla bocca e sembrava che gli stesse per scoppiare la testa. "Vaffanculo, vaffanculo" si mette ad urlare. E Maidy, che lo conosceva fin troppo bene, lo sente, e inizia a corrergli incontro.
"Sì, forse ho capito" urla. "Forse bisogna appoggiarglielo contro." dice più piano girandosi verso di me, e poi incurante di tutto, si alza e si mette a correre verso il sasso.
E io faccio il contrario. Mentre cerco di arrivare all’acqua correndo con le mani sulla testa, Maidy mi passa di fianco senza considerarmi.
"Fermati" sento gridare dietro di me.
"Vaffanculo Maidy, vaffanculo" gli grida indietro Peter. Sentivo che qualcosa di grosso stava per accadere. "FERMATI" grida ancora più forte. Uno sparo, un sibilo, un sordo boato. E tutto si ferma veramente per un attimo. Gli spari cessano. Tutti intorno a me, che, come un disperato, mi getto in acqua, tace. E so che sembro un pazzo a dirlo, ma mi sembra addirittura che anch’io, sospeso a metà tra il molo e l’acqua, ho avuto un attimo in cui… no, non è sicuramente possibile…
Finisco nell’acqua nera del fiume, sento il rumore solo delle bolle d’aria che escono dalla mia bocca, mi sbraccio per allontanarmi il più possibile in modo da non riemergere solo per beccarmi un colpo in testa… poi tutto si scuote intorno a me… e finisco quasi per essere spinto contro il fondale… e quasi affogo.
Ma il bello non l’avevo ancora visto. Quando riemergo mi tengo a pelo per un po’… e Dio, giuro, non c’era più nessun rumore… che faccio? aspetto qualche minuto… e poi mi aggrappo alla barca che ci aveva portati lì… mi isso all’interno. Ancora niente. Vedo in quel momento in lontananza le luci lampeggianti di alcune vetture. Ma non ci sono voci, movimenti, nulla. Sono lì solo, al freddo, tutto bagnato, e non so cosa fare. Mi guardo intorno furtivo, ma niente si muove. Poi vedo una gamba a penzoloni. Immobile.
Non ho resistito. Ci sono cose che devi vedere. Non potevo semplicemente andarmene via e aspettare domani per leggere sul giornale cosa mi ero lasciato alle spalle. E allora risalgo sul molo.
E lì, stesi, c’erano solo cadaveri. Tutti i poliziotti della squadra d’assalto erano stesi in avanti, con il fucile in mano, il volto reclinato di lato. Ne tocco uno. Lo scuoto. Morto.
Poi ripenso a Peter e a Maidy. Mi avvicino lentamente al sasso. La luce era poca, e non sono sicuro di aver visto tutto bene. Maidy l’ho trovato quasi subito. Il suo impermeabile, quasi un secondo distintivo, giaceva come sudario su un corpo semi carbonizzato. E Peter? beh, vorrei dirti che non c’era. Ho girato un solo secondo vicino al sasso. Giusto il tempo di trovare questa, la farfalla. Il secondo pezzo della chiave. La parte solo meccanica, quella cioè che serviva per mandare in risonanza la pietra che era invece nell’altro pezzo. C’era la farfalla, e qualcosa di piccolo, appiccicoso, che non sono riuscito a distinguere. Qualcosa che puzzava come l’inferno.
Il resto è storia, amico. Il resto è storia.
Ma è passato così tanto tempo… beh, io sono qui, con questo pezzo spettacolare, dal valore inestimabile che ti vendo volentieri per appena tremila monete… e Maidy fu seppellito due giorni dopo, insieme ai suoi uomini, a qualcuno dei "nostri" e a qualche russo, che non fu mai identificato né reclamato.
Pensa: erano morti anche i cecchini appostati dall’altra parte della strada. Che domanda "morti come"? Morti e basta, per quel che ne so io… a me non l’hanno certo detto… e io non l’ho certo chiesto. Solo ho sentito voci strane… hanno detto che avevano gli occhi completamente bianchi e che qualcuno aveva dei segni orribili sulle braccia… ma vatti a fidare delle voci che senti in un porto…
Peter? Oh, Peter io non l’ho mai più visto. Magari era quel mucchio di schifo che c’era per terra. Bruciato da una maledizione, o da una trappola aliena…
O magari no. Magari i russi avevano pronto un piano d’emergenza… magari hanno usato il gas, o una qualche arma del cazzo… e insieme alla chiave si sono portati via anche Peter. Del resto, ripeto, questo pezzo inestimabile che ho ritrovato, per i russi non era certo fondamentale… loro avevano la tecnologia per rifarlo… ma sicuramente gli serviva la parte che non c’era più. Magari, sì, è andata così. Un modo ingegnoso… forse perché sapevano che prima o poi avrebbero trovato un altro scafo, perso da qualche parte in questo grande mondo, un’altro scafo senza marines e trafficanti in torno.
O magari quel sasso è una specie di teletrasporto… e adesso il mio vecchio amico Peter è su qualche stella lontana con un sacco di bellissime aliene, ma piena di sassi puzzolenti…
Guarda non lo so proprio… ma giuro non vorrei certo far cambio… sì, beh, certo che ci penso qualche volta… dovevi esserci, quel matto di Peter l’ha proprio fatto… si è alzato mentre il mondo intero sparava e ha dimostrato di cosa era capace. Un grande uomo, dal mio semplice punto di vista. Un vero duro, di quelli che adesso non si vedono neanche nei film.
Ma adesso non c’è più. E nessuno sa veramente perchè.
Ehi, no, non te la lascio aprire la farfalla se prima non la compri… non me ne frega niente se una mezza sega come te è un esperto di elettronica e la vuoi controllare… questa cosa rimane chiusa. Se ti fidi bene… se non ti fidi vai via. Vatti a comprare un gelato e sparisci. Sai cosa me ne frega a me se il piccolino ha dei dubbi.
Perché non me l’hanno sequestrata se è il pezzo originale? Bimbo, perché al mondo alcune cose sono semplici semplici… quando qualcuno di ufficiale viene a chiedermi qualcosa lo prendo da parte e gli dico che è una patacca… tanto, probabilmente a causa di qualche informatore di Maidy ne hanno parlato molto anche in TV, e ne hanno date parecchie descrizioni, chi l’ha mai vista dal vero a parte me? Solo dei morti. Posso dire quello che voglio… e poi, via, già non ci credi tu, del resto… figurati uno sbirro che viene a fare un giro da un ambulante a due passi di dove si suppone possa veramente trovare qualcosa di legato allo Scafo…
Ma se la compri… beh, dopo è tua… magari c’è una tecnologia fantastica qua dentro. Con solo tremila monete puoi giocarci fin che vuoi… che dici, ci stai?
No. L’ho aperta io allora per ripararla, e non è mai più stata esaminata da nessuno. Ha aspettato anche un po’ in un cassetto prima di metterla in vendita… certo, anch’io ho pensato mille volte di svitare quelle due vitine ai lati che la tengono chiusa, e darci una seconda occhiata…
Ma non ce l’ho mai fatta…
Ma se poi, cioè, pensa, è sera, arriva Peter… io sono stanco, spaventato, ferito. Agitato. Anzi, terrorizzato. Mi tocca tenere la luce bassa per non far vedere che lavoro di notte per non far venire strane idee agli sbirri di pattuglia, e cerco di capire che cosa è rotto in una cosa che assomiglia a niente che abbia mai visto. In più ho fretta… e beh, il mio lavoro è riparare palmari, o lettori CD, non cose come questa… se poi, cioè… se quando trovo il coraggio e la apro, scopro che quella sera ho invertito due dei tanti contatti che ci sono dentro? Se scopro che ho sbagliato qualcosa, cosa faccio? Magari Peter è morto per colpa mia. O magari la terra è salva, per merito mio.
O, magari, niente. Magari a un tiro di schioppo da qui c’è una scatola con la cura per tutte le malattie del mondo. E rimarrà lì chiusa per sempre, perché io ho sbagliato a montare la chiave.
Io non sono pronto a saperlo.
Ma, ehi, Sirius è qui per vendere… la vuoi comprare?
Sono solo tremila monete…
Lo scafo (II Parte)
(continua)
Marco Giorgini