Degenerazioni genetiche
"Si sta giocando con la vita", questa la prima impressione che si può avere leggendo la cronaca degli ultimi giorni. Si è partiti molto tempo fa con la tecnica della fecondazione artificiale, che ha certamente acceso una luce di speranza per molte coppie sterili che hanno intravisto la possibilità di avere un figlio tanto desiderato, ma subito c’è stata una "degenerazione" della tecnica e si sono così moltiplicati i casi di "mamme-nonne": signore ormai attempate che sfoggiavano il tanto agognato pancione suscitando molte perplessità. E’ in grado una donna o meglio una coppia in età avanzata di allevare un bimbo senza creare nessun problema al piccolo che si troverebbe con genitori anziani proprio nei momenti più delicati della crescita? Non si discute sicuramente sull’amore e sulle attenzioni che la coppia in questione sarebbe in grado di elargire, ma non è un mistero che far crescere un bimbo richiede notevole energia ed impegno, c’è sempre il problema della diversa mentalità dovuta alla differenza di generazione, che in questo caso diventerebbe insostenibile. Questa scelta delle mamme ultracinquantenni, e in alcuni casi ultrasessantenni è davvero una scelta fatta solo per amore verso il nascituro o s’insinua in essa una certa punta di egoismo? E’ lecito far di tutto pur di soddisfare l’istinto materno o paterno? Successivamente si è giunti a degenerazioni anche peggiori: donne che hanno "prestato" l’utero per permettere la nascita di un bimbo appartenente ad un’altra coppia, spesso in tali casi dopo la nascita sono sorti problemi perché entrambe le mamme, quella che materialmente aveva partorito e quella cui apparteneva l’ovulo, rivendicavano la maternità del bimbo, addirittura c’è stato il caso della figlia che ha "prestato" l’utero alla madre per permetterle di avere un figlio dal suo convivente mettendo al mondo un figlio-fratello. Davvero ancora tutto lecito dopo questi eccessi? O sarebbe giusto suscitare qualche problema etico?Abbiamo anche assistito al congelamento degli embrioni fecondati, bambini potenziali in attesa di nascere quando lo decideremo o lo riterremo opportuno. Ultimamente ha spaccato il parlamento il dibattito sulla fecondazione eterologa, consistente nel prelevare del materiale mancante all’ovulo della madre da quello di un’altra donna, non si tratta certo di materiale genetico, di DNA, come si è affrettato a specificare il medico che ha messo a punto la tecnica, ma il bimbo di quale donna dovrà essere considerato figlio? Non potrebbero successivamente sorgere dispute tra le due donne che si ripercuoterebbero ovviamente sul bambino ostacolandone una crescita serena? Ultima e drammatica notizia è che gli embrioni congelati e non utilizzati per impianti successivi sono considerati adottabili, a tutt’oggi gli embrioni sono 60-70 mila conservati nelle celle frigorifere di molti ospedali. Di questi non si sa cosa fare. L’emendamento all’art. 22 del nuovo testo di legge prevede in via transitoria la coppia che ha ottenuto la creazione di embrioni, ora congelati, può chiederne l’impianto entro due anni. Scaduto questo termine gli embrioni sono ritenuti adottabili dal tribunale dei minori che dovrà anche autorizzarne l’impianto in favore della coppia adottante. Chiediamoci a questo punto se sia umano il trattamento riservato a questi embrioni. Alcuni sostengono che essi non siano bambini, ma semplici cellule e quindi nessun problema a tenerli per lungo tempo in celle frigorifere ignorando la loro sorte futura, ma perché allora li considerano bambini potenziali quando li dichiariamo adottabili o si utilizza il loro impianto? Si configura quasi l’immagine di un grande ipermercato di "possibili" bambini, e quale sarà il destino di quelli non scelti? Non siamo ancora arrivati, almeno stando a quanto è concesso di sapere all’opinione pubblica, alla clonazione di esseri umani ma si è già giunti alla possibilità di scegliere i donatori degli ovuli per tentare di determinare le caratteristiche del nascituro. Sicuramente ci si dovrebbe fare più scrupoli e porre molti più limiti alla materia, non è sufficiente il fatto che gli embrioni non possano parlare per non ascoltare le loro ragioni, perché ascoltare solo il nostro egoismo? Non è lecito chiamare bigotti o conservatori coloro che chiedono di porre divieti per arginare queste "degenerazioni genetiche" e accusarli di frenare la scienza. Bisogna piuttosto chiedersi se la scienza deve essere a servizio dell’uomo o l’uomo a servizio della scienza.
Francesca Sessa