Lupo editore
La giovane faentina Maria Viterriti haesordito con il suo primo romanzo nel 2008, con la salentina Lupo, dopo averpubblicato “La fabbrica dei sogni” (dall’immaginario di Tim Burton). Con “Al dilà del muro”, la Viterriti, che lavora come giornalista, inventa una tramatutta posizionata nel futuro – vizio che non perderà per l’opera successiva – egioca con alcuni temi fondamentali di questo presente; ma, appunto, alimentandouna prospettiva tutta in negativo. Tra l’altro il tutto preannunciato a oggi. Giorgioè uno specialista in eutanasia. Più esattamente, aiuta un medico, vera grandepersonalità del settore, a donare morte. Ma tutto garantito in clinica pulita eprecisa. Da subito capiamo, comunque, che qualche problema in fondo lui stesso,il protagonista del libro, c’è l’ha. Si pensi a una specie d’apatia, d’altrondenon solamente dal Giorgio vissuta. Un sentimento costante di vaghezza,indeterminatezza, vuoto assoluto. Riempito, solo, dal particolare lavoro. Che,in più, chi a togliersi la vita nella clinica dove prestano servizio Giorgio el’istrionico primario tutto da scoprire e di cui e da cui necessariamente sidovrà scoprire, sono persone consapevoli di destinare ciò che perdono a favored’altre morte e che, soprattutto i parenti, non vorrebbero avere. Insomma c’èchi si va ad ammazzare. E chi grazie allo strano sacrificio non proprio sacrificanteper il soggetto che l’effettua si prende “neonatalità”. Sarà l’amore, pure inquesto caso, a dare possibilità a Giorgio di trasformare diverse cose.Soprattutto, è lecito aggiungere, l’amore sarà il fattore che porterà arisolvere alcuni misteri conficcati dietro la maschera della modernissimaclinica private Erebo Inc. In “Quando non ci sarò”, invece, lettrice e lettoresi devono imbattere in un anestetizzato 2100. Dove vite completamente alienate,a parte studiare direttamente per merito del supporto e-book, si confrontanopoco e nulla. In particolar modo la famiglia d’Elisa ha difetti così forti damanifestarsi battuta dopo battuta. Che, tanto per cominciare, il rapportodialettico con la loro figlia è pari quasi a niente. Oltre, in più, alla mancanzadi parole scambiante in casa, però Elisa deve vedersela con una tristezza chela consuma e la dispone a diretto faccia a faccia con Valeriana e Lexotan;rubati alla madre che ne fa largo utilizzo. La liceale Elisa, come tra l’altroaltri ancora, trovano un piccolo rifugio in pagine di web. Eppure, ilcondizionamento maggiore sta dietro a una stranissima, però normale perl’umanità nuovissima e consapevole fatta ambientazione dell’opera, scrittasotto al piede. La data di morte. Perché ognuna e ognuno, oltre ad avere laprova scientifica dell’inesistenza di dio, sanno esattamente quando moriranno. Inquesto libro, al pari del romanzo con cui Viteritti esordisce, l’amore cambiacarte e cartelle. Premesso che proprio questa missione speciale rovina un po’le prove letterarie della Viterriti, il linguaggio dell’autrice, chiaramente,riesce a migliorare nella seconda prova letteraria. Eppure, con attenzionemeticolosa, non si notano troppe differenze di utilizzo d’una lingua semplicequanto efficace. La maggiore forza dell’autrice di Faenza, comunque, è stipatain una lettura del presente tutta sconquassata dall’idea d’un presentetraghettato nel futuro. Dove, tanto per fare un esempio, alcune delle maggioridifficoltà delle vite attualmente in cammino diverranno un domani delletremende zavorre pronte a buttarci nei fossi. Mettendo tra parentesi la ricercadel lieto fine, ovviamente misurata alla volontà di guardare a proposte disperanza, decisione per me interamente da accantonare e leggendo da ambo i latie in entrambe le invenzioni, Maria Viterriti fa nel complesso una scritturadegna d’essere allontana dalle minestre inutili. Pronta a sentire le più fortiattrattive del moderno.