Dolci note,
di miele e di cartone nero,
si spandono
e volano come pipistrelli fuligginosi
nella stanza,
raggiungono vorticosamente il soffitto barocco,
poi si increspano
e frantumano in polvere accademica.
Me ne sto qui seduto sulla poltrona di velluto verde,
e lo vedo suonare di spalle.
Alza i gomiti in maniera esagerata ,
quando usa il pianoforte,
e le mani sembrano avvoltoi che raggiunta la quota ideale
precipiteranno in picchiata
per assestare il colpo decisivo.
I tasti dello strumento a corde vengono colpiti con forza,
e per ogni tocco si alza veloce una nuvoletta di polvere.
Di fumo bianco.
Ha il colletto della camicia dello stesso colore,
lo tiene rivolto all’insù.
I capelli sono grigiastri e spettinati,
rigidi,
posticci.
La sua melodia si fa sempre più rapida,
sempre più rapida,
più veloce,
la stanza e’ piena di note disordinate,
più veloce,
impazzite cercano una via di uscita,
più veloce,
non gli vedo più le braccia,
più veloce ,
mi gira la testa, non sto bene,
più veloce………
Si alza in aria,
poco a poco,
sempre seduto sullo sgabello,
il pianoforte davanti,
alla stessa distanza,
quella giusta.
più veloce…..
Volteggia per la stanza,
sfiora la libreria,
passa accanto al camino,
fa il filo al pavimento,
più veloce,
ritorna su,
si blocca prima di sbattere contro il soffitto,
rimane a lievitare un po’ li’,
Sembra tutto senza peso,
si muove come se lo tenessero su per un filo,
ma non se ne vedono qui.
Sembra che mi venga incontro,
scivola sul pavimento verso di me,
continua a darmi le spalle,
dunque non mi vede,
temo che mi possa schiacciare,
ma si ferma a pochi centimetri dalle mie ginocchia,
e rimane con le braccia alzate e le mani aperte.
Il ritmo si e’ interrotto.
Riabbassa le braccia,
le spalle gli scendono un po’,
lascia uscire fuori il fiato,
si sgonfia,
poi fa un respiro profondo.
Si gira e mi guarda sorridendo,
un po’ imbarazzato forse.
Lo guardo,
sorrido,
mi tiro su’,
e applaudo,
Prima piano,
poi più veloce.
Concerto per me
David Risa