i ritratti del passato vincono le telecamere del "Grande Fratello"
Che cosa significa Elogio della zucca? È il titolo di un simpatico libro pubblicato da Rizzoli (pagine 252, lire 28.000). L’autrice è la fotografa Gina Lagorio, una donna che approfitta di carta e penna per elogiare il passato, per rivolgersi ad esso con fare nostalgico, perché quegli anni senza Internet e senza "Grande Fratello" erano a suo dire davvero formidabili.
La morte, la memoria, il mondo di ieri che deve continuare a vivere sotto lo sguardo quotidiano, e la vita che continua sotto forma di ragazzini insonni e curiosi nei quali si incarna il tempo che passa: questi i temi del romanzo raccolti in una serie di racconti. Temi affrontati per mezzo dell’invenzione, il modo più splendido per ridare vita a chi, pur non essendo memorabile, comunque è esistito; ma anche per mezzo della testimonianza, dalla Resistenza a Cherasco alla processione al santuario di Savona, alle solitudini naturali dei boschi e dei mari del Piemonte e della Liguria.
Ma la cosa curiosa è che in tutto il libro non c’è traccia di nostalgia, non perché Gina Lagorio non sia capace di provarne, ma semplicemente perché lei non scrive per nostalgia, scrive per continuare ad essere se stessa in un mondo dominato, dice, "dai vari Grande Fratello e dagli spot a base di culi al vento". Così lei torna a cose che ritiene ben più importanti di tutto questo, cose destinate a durare eternamente. E va bene che oggi c’è Internet, ma uno scrittore, o una scrittrice in questo caso, non può prescindere dalla testimonianza sul proprio tempo, che è solamente l’hic et nunc, una rispettosa forma di fedeltà.
Molti, nonostante il per alcuni tristemente mancante spirito di nostalgia, i ricordi della scrittrice, a partire dall’incontro con il poi marito Emilio Lagorio, un intellettuale rigorissimo, di famiglia di antica tradizione socialista. Entrò nella Resistenza e nel Partito comunista, studiò economia e diritto ma amava e conosceva profondamente la musica, la letteratura e il cinema. Ed era amico di Angelo Barile, il poeta amico fraterno di Sbarbaro, con cui condivideva la fede assoluta nella letteratura come salvezza.
E in Liguria, dove la Lagorio visse, del resto nacque la poesia italiana del ‘900: lì arrivò Eugenio Montale, un poeta che Sbarbaro conosceva, ma che purtroppo la scrittrice non ebbe modo di conoscere. Perché Montale era riservato, fino al punto di farsi distaccato. Sbarbaro narrava che viveva senza telefono, e per riscaldamento aveva una vecchia stufa a gas che puzzava; si manteneva con la traduzione.
Ma l’autrice ha anche un secondo marito, niente meno che Livio Garzanti. Lo conobbe a Milano nel 1973, dopo che nel ’64 il primo marito era venuto a mancare e lei aveva iniziato a lavorare furiosamente, certo per non pensare e in qualche modo, per quanto possibile, dimenticare, all’editoria, per integrare i guadagni dell’insegnamento. Ne libro parla di questo "nuovo" uomo come di un uomo dalla straordinaria intelligenza e anche dalla invidiabile e ammiratissima bellezza. Estroso e matto "come un cavallo", fascinosissimo. Un incontro che per la donna significò un furioso ritorno alla vita dopo gli anni durissimi della vedovanza. Una storia tormentata: del resto ora sono diciannove anni che i due vivono la loro relazione, e ancora si tratta di un matrimonio vissuto in case rigorosamente separate.
Ma pare che Gina Lagorio proprio non riesca più a prescindere da lui e allora tra le sue pagine la figura di quest’uomo si fa sentire… E allora, le corse in bicicletta, tra Spotorno e Albsola, per andare a trovare gli amici letterati, l’amore per i due mariti intellettuali, la delusione di fronte al "freddissimo" Montale: tutto questo si fa un libro di ricordi in cui la scrittrice torna al passato, per dimenticare la moderna tecnologia e il mondo fatuo e a volte troppo volgare della televisione. E alle telecamere del "Grande Fratello" lei preferisce fermarsi un attimo a guardare le mille fotografie scolorite poste agli angoli di ogni stanza!
Elogio della zucca
Francesca Orlando