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Recensione di Max Payne

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Max Payne

Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare…è questa la frase che meglio si addice a questo Max Payne. Il gioco si presenta come uno shoot’em up in terza persona e il suo nome deriva direttamente dal protagonista il quale si districa, mano a mano che procede, attraverso una trama molto complicata e simile a quella di un film d’azione. Tutto inizia quando la famiglia felice e modello di Max viene massacrata da dei pazzi assassini strafatti di una nuova droga, così inizia la crociata di Max che, infiltratosi tre anni dopo in una banda mafiosa, deve incontrare il suo unico contatto e amico nella polizia alla stazione di Roscoe Street. Ben presto però egli si accorge di trovarsi in mezzo a qualcosa di molto più grande e dopo l’omicidio del suo amico che viene attribuito a lui dalla polizia di una New York battuta da una lunghissima tempesta di neve, Max si trova tutti contro e nessun aiuto…o quasi. Tutta la trama e gli eventi sono raccontati al giocatore attraverso delle schermate a romanzo giallo illustrato che ben si addicono ad un gioco di questo genere e inoltre permettono di gustarsi, oltre che l’intrigante storia, un momento di relax staccato dalla sempre alta frenesia che pervade perennemente il gioco. Sebbene l’avvincente trama, accentuata dalla divisione del gioco in capitoli e da prologhi con relativi flashback del personaggio, già faccia di questo gioco un acquisto più che meritevole, a completare l’opera ci pensa il suo aspetto tecnico: riguardo al gameplay la novità più appassionante è di certo il bullet time, una modalità che, attivata a piacimento dal giocatore, permette di rallentare il tempo sui passi di Matrix e sparare, mentre siamo in volo, agli avversari in modo da abbatterli spettacolarmente; il bullet time, però, ha una quantità limitata e si ricarica ogni volta che uccidiamo un nemico, invogliandoci perciò a razionarlo e a farne buon uso nelle situazioni che lo richiedono, come la presenza di una stanza e la presenza in contemporanea di una gran quantità di avversari; una delle chicche più belle è sicuramente quella della modalità cecchino che, con l’apposito fucile, ci permette di puntare zoomando il nemico e sparargli, per poi vedere il proiettile rallentato in prima persona compiere il suo tragitto fino all’accelerata finale a pochi metri dal bersaglio. Un elogio è da fare all’aspetto grafico, molto ben elaborato e dettagliato soprattutto nelle espressioni dei personaggi e nell’effetto di distruzione particellare provocato dall’impatto dei proiettili con ogni tipo di parete, ma anche dalla permanenza dei bossoli e delle ricariche delle armi a terra, l’unica nota negativa e che poteva essere implementata aumentando il realismo è l’effetto dei proiettili sugli avversari, come si è visto in Soldier of Fortune, che in un gioco come questo sarebbe stata una chicca davvero eccezionale. I movimenti del personaggio principale e dei nemici sono molto realistici e ben riprodotti, come d’altronde l’intelligenza artificiale degli ultimi, che li porta a nascondersi dietro vari ostacoli per proteggersi dalle nostre pallottole ed ad inseguirci, se necessario, attraverso a varie stanze, ma a volte essi rimangono ai loro posti aspettandoci forse sospettando che noi li stiamo attendendo dietro l’uscio. Gli ambienti poi, per lo più suburbani e molti interni, sono ricostruiti con molta cura nei dettagli e negli oggetti, anche se a volte alcune stanze di hotel sembrano identiche, d’altronde è vero che negli alberghi la maggior parte delle stanze, se non sono uguali, si assomigliano molto; idea intelligente e realistica è poi quella di fare ritrovare munizioni, armi e antidolorifici o direttamente dagli avversari (come accade di solito anche se è molto bello vedere scivolare via, nel vero senso della parola, le pistole o fucili dalle mani stesse degli avversari appena uccisi, vedere per credere) o in armadi e armadietti disseminati in giro per i livelli, se non addirittura in armerie. Le musiche e gli effetti sonori sono poi molto accurate essendo le prime estremamente a tema, sebbene quella del menu principale sia a lungo andare ripetitiva, e i secondi azzeccati e ben studiati, i rumori delle pistole e dei fucili sembrano davvero usciti da armi vere e ancora calde; gli effetti sonori, inoltre, sono ben realizzati perché si sentono differenti se ci troviamo in un luogo con l’eco oppure se ci allontaniamo dalla fonte del suono; le voci poi, già completamente localizzate in italiano, sono azzeccate e il doppiaggio, essendo ben realizzato, favorisce l’avvolgimento dell’utente nell’atmosfera cupa e cattiva. Le modalità del gioco in single player sono ben quattro, ma all’inizio solo la prima è utilizzabile e al termine del gioco anche le altre si sbloccano permettendo di rigiocare a Max Payne con una difficoltà crescente, fino ad arrivare alla modalità nella quale si ha un tempo limitato per completare ogni livello, la pressione e l’adrenalina sono quindi al massimo, adattandosi quindi ad ogni tipo di giocatore; per gli utenti più inesperti è presente un tutorial che introduce nell’utilizzo fisico di Max, ossia tutti i suoi movimenti, e nello sfruttamento del bullet time, di certo una delle cose più importanti in certe situazioni critiche del gioco. In definitiva Max Payne si presenta come un gioco dalla trama, sebbene lineare, di un certo spessore e sicuramente ottima per un film d’azione (per intenderci ad esempio alla Die Hard o alla Arma Letale), inoltre il carisma del personaggio principale è tale che è quasi impossibile non impersonarsi nel duro cui è stata sterminata la famiglia, l’amico più caro, con tutti contro e in cerca solo di vendetta sui criminali senza scrupoli; dal gameplay rivoluzionario, per l’implementazione del bullet time, ed eccellente negli altri aspetti, perciò credo che un amante degli shoot’em up non possa perdersi un gioco del genere, il quale risveglierà il divertimento anche negli animi più annoiati.

Andrea Rebucci

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