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“Swordfish”… e John Travolta è di nuovo star

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"Swordfish"… e John Travolta è di nuovo star

È stato il simbolo della disco generation e della disco frenesia metropolitana. Nel 1977 il suo "La febbre del sabato sera" lo ha lanciato ed oggi, ventiquattro anni dopo, veste i panni di una spia ambigua e cinica che organizza la rapina del secolo. Lo avete capito tutti, è John Travolta, protagonista di Swordfish, pesce spada, film della regia di Dominic Sena che, tutto costruito sullo stile di "Matrix", ha fatto il pieno di incassi negli Usa togliendo la leadership a "Pearl Harbou". É un film acido, violento e visionario.
L’idea perno della pellicola è l’ambiguità, le parti che si invertono, l’esistenza di un mondo nascosto e parallelo. Gli americani hanno infilato nel frullatore dei cowboys il fascino del doppio e l’eredità pirandelliana. Naturalmente, assieme a molti soldi e effetti speciali.
Per ora è tutto quello che del film sappiamo, ma, visti gli incassi americani, quando la pellicola arriverà nelle nostre sale non mancherà di provocare il "pienone". Del resto lo stile Matrix piace e in fondo piace anche l’attore, il mitico John, il vecchio Tony Manero. Certo anche lui ha sbagliato qualche film, ma ora dimostra di essere ancora un moto, di essere ancora pulp, per usare un linguaggio prettamente cinematografico. Dopo il successo del 1977, solo un anno dopo eccolo in "Greese", ed è un tuffo negli anni Cinquanta: Travolta e Olivia Newton-John sono due studenti innamorati ma divisi dall’appartenenza a gruppi rivali. Un secondo strabiliante successo.
Nel ’94 arriva la Palma d’oro a Cannes: dopo anni di quasi "dietro le quinte" un film rilancia Travolta, "Pulp Fiction", la storia di un bizzarro gruppo di criminali raccontata da Quentin Tarantino. Nel 1996 un film un po’ "fallimentare": Michael", un arcangelo che beve, fuma e dice parolacce. L’anno dopo "Face Off" lo riscatta un po’: nel thriller John Travolta è un detective che, per scovare un terrorista psicopatico, ne assume le sembianze. Ma il killer fa altrettanto. Nel ’98 un ruolo impegnato, un coraggioso avvocato in lotta contro un’azienda i cui scarichi provocano tumori agli abitanti della zona. E nel ’99 "La figlia del generale" dove, eroe antisistema, Travolta è un ufficiale incaricato di far luce sull’omicidio della figlia di un generale. Ma i big dell’esercito non collaborano.
Ora si fa applaudire dal pubblico tra spari ed esplosioni, in un film il cui senso è che esiste sempre una doppia verità, che la realtà non è sempre come appare. E a 47 anni l’ex Tony Manero si dice felice: in fondo ha creato milioni di cloni, ha dato glamour al mondo delle discoteche, ha raccontato l’immaturità di una generazione, è diventato il mito della cultura pop. Lo vediamo fare l’hacker, in "Swordfish" è il Mozart dei computer, colui che avvia il motore di un thriller politico-fantascientifico che mostra i nervi più sofisticati della tecnologia: autobus che volano, scoppi e sdoppiamenti.
Un film di successo con un protagonista di successo.

Francesca Orlando

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