Alexis non l’ho potuto avvicinare subito, non come gli altri. Ho dovuto passare un po’ di tempo solo con lui a parlare e andare in giro ma adesso la squadra sembra possa funzionare. Si cominciano a vedere anche altri farsi avanti ogni tanto, come Douglas che si sente attratto ma sta ancora aspettando; credo che fra un po’ arriverà anche lui.
Alexis ha mostrato un certo entusiasmo fin dall’inizio ma rimaneva spesso in silenzio. Più che chiusa l’impressione era di una persona riflessiva che prima osserva, ascolta poi trae le sue considerazioni. Non ho potuto fare a meno di confrontare il modo di fare di Brown con quello di Alexis – Misha è un po’ meno presente – e avevo quasi l’impressone che ognuno di loro avesse in qualche modo partecipato seguendo un proprio motivo, ognuno scelte diverse; il problema forse era la lingua. Non il linguaggio parlato che pure è diverso: russo, portoghese, spagnolo, italiano, francese…
La lingua che ognuno di noi utilizza per farsi capire, il linguaggio interiore che usiamo per raccontare le nostre sensazioni, le emozioni. E’ molto diverso il modo in cui ognuno di noi esprime la propria esistenza, si tratta davvero di culture molto differenti.
C’è una cosa che sembra la più difficile da chiarire di tutto questo progetto, ancora adesso che abbiamo speso molte parole. Noi stiamo utilizzando lo street all’interno di un’operazione più vasta, che ci può aiutare molto a capire. Quello che è successo e quello che può succedere.
#2. Alexis