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Un tappeto magico contro il razzismo…

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Un tappeto magico contro il razzismo, un arabo e un vigile pronti a fare la felicità degli emigrati, un viaggio per grandi e piccini

Emiliano Poletti è un vigile urbano che affronta il suo lavoro con intransigenza. Inflessibile com’è, gli automobilisti e i pedoni lo temono. Un giorno qualunque gli capita di imbattersi in un fatto insolito, che dovrà affrontare in modo altrettanto desueto, un’avventura che a noi viene raccontata dalle pagine di un libro.
Sì, perché Emiliano Poletti è il protagonista dell’ultima opera di Alberto Tinarelli, "Le avventure del vigile urbano Emiliano Poletti", edito da Diabasis, Biblioteca Padana. Tinarelli vive a Ferrara; scrive storie "verosimili" dedicate a lettori piccoli ed adulti. E questa è proprio una narrazione di tale genere, un romanzo per bambini adatto però, per stile e insegnamento contenuto, anche ai cosiddetti "grandi".
Un giorno, dicevamo, il vigile Poletti si trova a dover far rimuovere un tappeto volante in divieto di sosta con il carro attrezzi. E qui comincia l’avventura, perché viene coinvolto, inaspettatamente, in un avventuroso viaggio che lo mette a dura prova. Per difendersi dall’insistenza di multarlo da parte del vigile, il padrone del tappeto, Abdul el Kaler, "mette in moto" il suo mezzo trascinando con sé carro attrezzi e vigile.
Una situazione nuova e sconosciuta per Poletti: non ne esisteva traccia nemmeno sul manuale del vigile urbane, che pur prevedeva duemilacentotrentotto situazioni imbarazzanti. Ma il vigile non si arrende: "Scusi – afferma rivolgendosi ad Abdul -, la situazione non mi permette di farle la contravvenzione che si merita, ma almeno mi può dire sa ha la patente…". Eppure la sua "fiscalità", il suo rigore ben presto verranno meno.
Sì, perché Abdul lo conduce in una città bellissima: "Qui anni fa c’era un bel paese – racconta -, adesso è tutto abbandonato. Sono rimasti i più anziani, un venditore di tappeti, bambini, donne che aspettano i loro mariti… Tutti emigrati. Non c’è più lavoro e bisogna andare all’estero". Ed ecco allora un importante tema di attualità presentatoci da Tinarelli tramite la parole dei protagonisti: "Non hanno il permesso di soggiorno… Sai che fatica se dovessimo mantenere tutta questa gente" dice Poletti e Abdul risponde: "Forse basterebbe non sfruttarli e avere voglia di conoscerli davvero per quanto sanno fare o hanno di diverso, e per come i loro problemi in fondo sono quelli di tutti".
E lui, Poletti, li conoscerà e, assieme ad Abdul, intraprenderà un nuovo lavoro: portare i parenti di questi emigrati dai loro cari col tappeto volante, farli stare insieme una giornata, e poi riportarli a casa.
Tutti si sorpresero nello scoprire che anche il vigile più inflessibile della città era più umano di quanto si potesse immaginare: un’umanità che l’autore ci insegna, sarebbe bene che tutti ritrovassimo.

Francesca Orlando

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