Storie Cattive raccoglie quattro racconti lunghi dell’esordiente Marco Cattarulla, che rientrano appieno in quel filone del fantastico italiano che sembra prediligere lo strumento della short story rispetto a quello più elaborato del romanzo.
La lunghezza delle quattro porzioni del volume, maggiore rispetto a quella scelta da tanti suoi colleghi, consente all’autore di approfondire maggiormente pensieri e reazioni dei protagonisti, imprigionati in situazioni che si dipanano sul filo dell’inquietudine, a scapito tuttavia di uno stile che, di conseguenza, deve rinunciare a essere asciutto e diretto.
L’elemento fantastico si tinge di orrore nel racconto d’apertura. In un paese di provincia, due generazioni di abitanti si trovano a fronteggiare un pericolo tanto vicino quanto inaspettato, una presenza che si manifesta in mezzo a loro, stravolgendo relazioni ed equilibri. Il teatro di questo incontro/scontro è un bar che sa di fumo e di unto, il “Bel paese” che dà titolo il racconto. Le reazioni dei protagonisti sono opposte: se i padri decidono di fare fronte comune e di ricorrere alle armi della fratellanza, dell’amicizia e della solidarietà per arginare una situazione probabilmente irrisolvibile, i loro figli, tornati nel paese a distanza di molti anni, sceglieranno una via totalmente opposta: la violenza e la sopraffazione.
Questi due sentimenti si ritrovano anche nei racconti successivi, e sembrano costituire il vero motore narrativo dell’opera. Sono più che riconoscibili nell’atteggiamento di un uomo d’affari abituato a decidere della vita, della sofferenza e della morte dei comuni mortali, ma fanno capolino anche nella spietata ribellione della natura, che veste i panni di una punizione divina.
È il caso di “Arca 2009”, che rimanda a un episodio biblico, quello di Noè e del diluvio, sottraendo tuttavia l’uomo dall’elenco dei salvati. Qui la natura abbandona il ruolo di vittima dell’operato dell’uomo e diviene strumento della punizione stessa. L’elenco dei peccati di cui si è macchiato l’uomo non viene riportato in questo racconto, ma traspare dalla lettura del volume nel suo complesso: il rifiuto del diverso, l’omicidio, la manipolazione del creato, l’elevazione di se stesso a dio, la tortura, lo stupro.
I personaggi del volume, e in parte lo stesso autore, sembrano provare la necessità di dare spiegazione all’elemento fantastico che si trovano a fronteggiare. Cercano di aggrapparsi all’approccio razionale come a un’ancora di salvezza, per evitare di scivolare nella follia quando sono di fronte a un’alterazione della realtà che, per sua natura, di spiegabile ha ben poco, che sia una mutazione o un virus capace di disgregare i tessuti umani.
Se qualcuno è alla ricerca di una speranza, non la troverà nemmeno arrivato all’ultima parte del libro, meno influenzata dal fantastico ma ancor più caratterizzata dalla violenza e dalla sopraffazione. I protagonisti sono due ragazzini alle prese con un videogioco, Kill the family, che offre la possibilità di rappresentare nella realtà virtuale i propri familiari prima di ucciderli sottoponendoli a un’ampia scelta di torture. In questo racconto sembrano tirarsi le fila di una rappresentazione della famiglia contemporanea completamente negativa che viene a delinearsi pagina dopo pagina, dai padri di “Bel Paese” che proteggono i figli ricorrendo all’inganno, all’ammissione di uno dei protagonisti di “Teste n. 5” che sintetizza la sua situazione affettiva con le parole “una famiglia da trascinare, una moglie che mi odia e tre figlie da fidanzare”.
L’uomo non si salva né grazie all’innocenza dei bambini né alla presunta saggezza degli adulti. Non si salva né come singolo né come membro di una famiglia o di una comunità. Questo forse è il messaggio più forte che emerge da Storie cattive: l’uomo non si salva. Mai e comunque.
Marco Cattarulla – Storie Cattive
Il Filo – 2009
Pag. 172 – € 14,00
ISBN 978-88-567-0977-3