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A Laura

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A Laura

Nell’ora della prece, in quell’ora suadente
del vespro quotidiano, nel silenzioso
fluir dell’anima, tra vacuo e falsità,
ti ritrovo,dolcissima amica mia.

E’ là nel vento il tuo respiro,
è nella bruma del mattino
l’esangue pallor del viso tuo,
è rugiada sospesa nel vento
la goccia di pianto: esile stella
negli occhi tuoi rapiti d’amore.

Scostante la vita ti lasciava pian piano
mentre lacerava il sol, i raggi cocenti
del suo rancore e bagnava la pioggia
l’indifferenza bruciante del mondo.

Ricordo ancora, dolcissima amica mia,
quel nostro felice, concitato parlottar:
complicità dei cuori violata per sempre
e il tuo sorriso che si spengeva
nel breve tramontar del giorno.

Si pensava al domani, si giocava
coi sogni d’un già presente futuro,
rubato all’alba dal gelido vento
di morte.

Brevi attimi che sospiravan la sera,
s’inebriavan d’oscurità e finivan al chiaror
d’un lume.

Ti ritrovo, dolcissima amica mia
nel mio dolore, nel mio testardo rancore
per l’inconfutabile rapido morir
del corpo e l’ineluttabile lento svanir
d’un sogno.

Ma nel vorticoso addivenir del tempo,
ci rincontreremo sai: piccole fiammelle
negli immensi giardini dell’eternità
a parlottar dei figli, a giocar co’ sogni.


Mariacarla Tarantola




















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