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Le origini dello Spot: vi ricordate Carosello?

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Credo che sia utile, nel progetto di fornire recensioni e analisi di pubblicità televisive, qualche incursione nel passato, che avverrà solo ogni tanto. Questa era davvero inevitabile.

Lo spot televisivo da diversi anni è riconosciuto come una vera e propria forma d’arte, e alcuni sono, per effetto, resa, capacità di abbagliare, efficacia di musica e immagini, dei veri e propri film. Dei brevissimi corti che ipnotizzano. Seducono. Si insinuano. Si appropriano della volontà. Anticipano sogni e desideri. Si fanno portatori di messaggi trasgressivi resi glamour. Cercano target di compratori in tutti gli anfratti del mercato con sapienza suadente supportata da sondaggi e ricerche.Registi famosi si sono cimentati nella pubblicità (uno per tutti, Fellini, ai giorni nostri Muccino) e come protagonisti sono spesso coinvolti attori che diventano testimonial di un prodotto, attori italiani o anche stranieri (De Niro, Sharon Stone, e molti altri) Ma la pubblicità televisiva ha una storia. Una storia la cui pietra miliare, la cui vera origine si può far risalire a Carosello. Alcuni di noi nati fra gli anni 60 e 70 vagamente se lo ricordano( nasce nel 1957 e l’ultimo va in onda nel 1977) , e notizie più precise e dettagliate potete trovarle qui http://biografie.leonardo.it/biografia.htm?BioID=424&biografia=Carosello . C’era, all’epoca, certo la necessità di vendere un prodotto, di convincere attraverso luoghi comuni che entrassero con rapidità nella mente e nelle abitudini delle famiglie, musiche brevi ed efficaci, testimonial importanti e scenette divertenti a comperare, ma c’era anche il preciso intento di “dare una radice nella tradizione nazionale alle immagini dispersive della società dei consumi, come allora si cominciava a dire. Ecco quindi le pubblicità trasformate in bozzetti, in intermezzi scenici, ecco le pubblicità considerate come la “satira” nel contesto della rappresentazione delle tragedie greche, momento di riflessione “morale” sugli eventi.”( notizia tratta da http://it.wikipedia.org/wiki/Carosello dove potete trovare altri interessanti elementi di approfondimento)

 “Dopo Carosello via a letto” era quasi una parola d’ordine nelle famiglie italiane di quell’epoca. E io mi ricordo con quanta apprensione aspettavo che iniziasse, che si aprissero quei celebri sipari e che iniziassero le avventure di quei personaggi, che col tempo diventavano famigliari, popolavano le fantasie Chi non si ricorda Calimero? Qui  potete rinfrescarvi la memoria http://www.mondocarosello.com/html/calimero.html, ma il suo viso simpatico, tondo, il suo essere “piccolo e nero”  hanno accompagnato l’immaginario giovanile per molto tempo dopo la fine del programma . Più difficile ricordarsi di Cesare Polacco, e dei caroselli della Brillantina e della Lavanda Linetti http://www.mondocarosello.com/html/cesare_polacco.html andati in onda dal 1957 al 1968 se non fosse per certe memorie famigliari. Mia madre mi raccontava sempre di mio nonno che usciva apposta per comprare la brillantina e guai se non era proprio quella. Carosello non era solo un contenitore di messaggi pubblicitari, era un vero e proprio spettacolo e anche una sorta di piccola “Prova d’autore” che si rinnovava ogni sera, catalizzando, nel vero senso della parola, una quantità di telespettatori, fra i quali soprattutto bambini e ragazzi ma non solo, assolutamente inusitata per l’epoca. Si calcola che nel 1965 l’audience di Carosello fosse superiore ai 10 milioni di telespettatori, e nel 1971 una selezione di quelle che usualmente venivano chiamate “reclame” fu presentata al Museo d’arte moderna di New York.  La messa in onda del programma venne sospesa solo in occasione dell’assassinio di Kennedy e della strage di Piazza Fontana. Su Carosello ha scritto un libro molto interessante e ricco di uno charme antico,ma che si ricollega al nostro contemporaneo, mettendo in luce relazioni, deviazioni, evoluzioni e mutamenti nel tempo della pubblicità televisiva Marco Giusti, “Il grande libro di Carosello” Sperling & Kupfer editore. C’è di sicuro un po’ di retorica nel ricordare Carosello, e quel “bel tempo andato”. Quel bianco e nero. Quelle marche sparite. Quei testimonial ormai, in parte scomparsi. C’è quella stessa retorica che abbellisce i ricordi, ma se vi interessa un’opinione fuori dal coro, di un profondo conoscitore, un’opinione che analizza i meccanismi che stavano “dietro” il siparietto tanto atteso tutte le sere vi consiglio di leggere questo pezzo di Giancarlo Livraghi, http://www.gandalf.it/m/carosell.htm, “Una cattiva ricetta italiana: la sindrome di Carosello” che racconta le deviazioni, le cattive abitudini, le sorprese (Calimero non fu in realtà un efficace testimonial per il detersivo che pubblicizzava) e che fa riflettere con intelligenza. Se per caso, invece, avete solo voglia di un “amarcord” e di risentire alcune di quelle musiche che sono state la colonna sonora dell’infanzia di molti trentenni, quarantenni, e non solo, qui http://www.mondocarosello.com/html/audio.html potete ascoltarne alcune.

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