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La Sindrome del Foglio Bianco

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LA SINDROME DEL FOGLIO BIANCO

"Non esistono libri buoni o libri cattivi, ma solo libri scritti bene o scritti male"
Oscar Wilde

Alcuni ne sono immuni, altri ne sono pesantemente colpiti e soffrono di gravi attacchi, con frequenti ricadute.

E’ un male tipico di quell’animale evoluto ma non troppo che è lo scrittore, e badate bene, non lo scrittore esordiente, ma lo "scrittore" in senso lato.

Sembra che le crisi peggiori si verifichino infatti per gli scrittori affermati dopo il travolgente successo di una delle loro pubblicazioni, solitamente la prima, dopodichè sopravviene il blocco.

Se non vi è mai capitato ne avrete sicuramente sentito parlare, sapete come accade, ci si siede davanti alla scrivania, si mette mano alla penna o tastiera che sia, si parte lanciatissimi e poi…poi ci si ferma, e non si va più avanti.

Come in tutti i mali giova poco ricercare le cause e le motivazioni del fenomeno, che possono essere molteplici, dall’insicurezza sulle proprie capacità, al dubbio di non poter più riuscire a produrre qualcosa di valido come fatto magari in precedenza, fino al marcato narcisismo di pretendere a tutti i costi da se stessi la perfezione assoluta, ma come diceco non importano tante le cause, che possono essere svariate e molto molto soggettive, quanto piuttosto la cura.

Gli esperti come sempre non concordano e non dissentono ma suggeriscono e ipotizzano in massa tutta una serie di espedienti e consigli tendenti a rimuovere la malattia più terrificante per la gente della nostra specie: il blocco dello scrittore.

Innanzitutto chiariamo uno dei primi allarmantissimi dubbi: la sindrome NON è contagiosa, non si propaga per contatto, nè si diffonde con la respirazione, tuttavia, tuttavia può essere deleteria per sentito dire, ci si può insomma suggestionare, e rimanere colpiti dal morbo solo per averne udito parlare, immedesimandosi a tal punto da caderne vittime noi stessi.

Alcuni individui invece sembrano esserne totalmente immuni, ci sono persone che scrivono sugli angolini del pacchetto delle sigarette, sul risvolto del quotidiano mentre sono sulla metro, dietro la lista della spesa al supermercato, perfino sul retro dei biglietti della lotteria, o sullo scontrino del bar, persone che scrivono sempre e dovunque, in qualsiasi momento e situazione, fosse pure il funerale dello zio Gustavo.

Questi soggetti di solito debbono essere trascinati via a viva forza e strappati violentemente dalla loro postazione di scrittura per mano del rispettivo coniuge quando si tratta per esempio di andare a teatro o a una cena di famiglia, e per tutto il tempo continuano a scribacchiare di nascosto, e quando invece proprio non possono farlo, si affannano mentalmente ad annotare il tutto in un angolino nascosto del loro lobo temporale sinistro o destro, secondo i casi, sperando poi di ricordarsi tutto una volta arrivati a casa.

In ogni caso per chi si sia già imbattuto nei primi allarmanti sintomi, o per chi pensa, a torto o a ragione di esserne immune, ecco le regole e i consigli proposti dai luminari e dagli esperti della scienza.

– Leggere, molto, di tutto e sempre.
Questo più che un intervento d’urto è piuttosto una terapia di mantenimento. Non si può infatti pretendere di saper scrivere, o di poter scrivere, se non si è letto molto, e soprattutto se non si continua a farlo, eternamente e ripetutamente. Leggete tutto e di tutto, in ogni minimo intervallo di tempo, in ogni microfrazione di secondo, leggete tutto, dai messaggi pubblicitari sui cartelloni in autostrada, alle istruzioni per l’uso dei medicinali, perchè la comunicazione è dovunque, ogni giorno attorno a voi, e dovete saperla ascoltare se volete riuscire a replicarla correttamente su carta. Scrivere infatti è comunicare, trasmettere qualche cosa nel modo più efficace possibile, e valicare o meno la soglia del successo dipende proprio da quanto validamente siamo riusciti a farlo. Se il nostro sistema trasmissivo non è perfetto, non riusciremo a convincere nessuno, nessuno saprà immedesimarsi in quello che scriviamo e nessuno amerà mai i nostri personaggi, nè li vedrà vivere di vita propria, e allora in tal caso avremo fallito.

– Nutrirsi dei classici almeno tre volte al giorno prima e dopo i pasti.
I classici per quanto odiatissimi fin dai tempi in cui sedevamo nei banchi scolastici, sono a tutt’oggi la fonte più preziosa a cui abbeverarsi per acquisire i trucchi narrativi, i tecnicismi, gli schemi, i diagrammi, i piani temporali, le forme e le metodologie usate fin dall’inizio dei tempi per risolvere determinate empasse, per entrare correttamente nel pieno della narrazione, per sintetizzare nel modo giusto una vicenda, per tratteggiare in poche righe un personaggio, per dipingere una scena con veloci e sapienti pennellate. Tutto lo scibile umano passato, presente e futuro è presente nei classici, non c’è niente che non sia stato già scritto, non esiste argomento che già non sia stato a suo tempo affrontato, nè personaggio che non sia stato delineato. I classici,dal Manzoni all’Eneide, dalle sorelle Bronte a Dumas, da Anna Karenina a Madame Bovary, debbono essere considerati alla stregua di un’enciclopedia e come tale debbono essere consultati alla ricerca della corretta risposta alle nostre domande, per cui ogni volta che avete un dubbio, ogni volta che siete fermi, ogni volta che vi imbattete in un blocco, alzatevi dalla sedia, andate alla vostra libreria, fate scorrere una mano sul dorso di quei vecchi volumi, consunti dal tempo e dalla storia, apriteli, sfogliateli, indugiate con lo sguardo, e cercate la soluzione, vedrete che la risposta sarà lì davanti ai vostri occhi e che i vecchi maestri sapranno come indicarvi la strada.

– Assimilare perfettamente i propri autori preferiti.
Se avete un autore di riferimento, se vi capita di leggere un libro e di dire, caspita come è scritto bene, quanto vorrei saper scrivere così anche io, ebbene, allora non fermatevi lì, non limitatevi a constatare, ma analizzate. Siate scientifici, metodici, e matematici, scorporate, sezionate, osservate al microscopio, analizzate, misurate, effettuate le dovute rilevazioni, cercate di comprendere come e perchè quell’opera funziona, leggete e rileggete i passi, sottolineate, piegate le pagine, copiate dei brani, evidenziate, fate tutto ciò che è in vostro potere per assimilare ed assorbire tutti i congegni tecnichi e creativi che in quel testo sono stati così efficacemente messi in atto, scomponete il libro in tanti piccoli pezzi e cercate di guardare il puzzle così com’era prima di essere stato montato. Allora vedrete che diventerà lampante come mai l’autore ha affrontato quel determinato argomento in quel dato modo, perchè ha scelto proprio quella tipologia di scelta narrativa, perchè ha prospettato i personaggi sotto una data luce, perchè ha usato proprio quella descrizione esattamente in quel dato punto, e presto, come in controluce, sarete in grado di vedere l’ossatura, lo scheletro, la trama, la tessitura della stoffa con cui è stato confenzionato questo piccolo capolavoro di bravura, di capire la magia e di farla vostra, per replicarla a vostro modo nei lavori che andrete a scrivere.

– Professate l’umiltà tipica a tutti gli apprendisti.
Molti credono, e non a torto, che la scrittura sia una specie di raptus medianico, in cui si prende la penna in mano, o si pongono le dita sopra la tastiera, per essere poi immediatamente rapiti da una specie di invasamento ultraterreno che ci porta a scrivere forsennatamente e senza sosta, fino a ritrovarsi ansimanti ed esauriti, magari nel cuore della notte, a contemplare con stupore decine e decine di pagine piene della nostra migliore espressione artistica mai concepita e mai realizzata prima. Questo è forse vero, e lo è particolarmente in determinati momenti della nostra storia di scrittori. Ma come tutte le magie, non è un incantesimo sul quale si possa contare sempre, o che si possa replicare a piacimento, ogni volta che lo si voglia. La scrittura, come tutte le arti, è soprattutto esercizio e fatica. Allenamento e metodo. Sudore e tecnica. Perchè, io vi domando, un pittore o uno scultore, o un musicista o un attore, dovrebbero sottoporsi a noiosissime sessioni di pura teoria, e uno scrittore no? Perchè gli scrittori non dovrebbero sottostate come tutti quanti alle norme disciplinari di qualsiasi altra espressione artistica, perchè dovrebbero considerarsi esentati o superiori? Perchè un musicista si dovrebbe allenare anni con le scale, e un cantante lirico dovrebbe stravolgersi di solfeggi, o un pittore dovrebbe straniarsi e ristraniarsi senza sosta a ricopiare le opere dei grandi maestri, prima di diventare qualcuno, e uno scrittore invece no? Forse perchè scrivere è qualcosa che ci è innato, un’abilità già acquisita, una pratica alla quale facciamo ricorso correntemente ogni giorno della nostra vita. Ma allora non ci sarebbe alcuna differenza, tanto per dire, tra un’opera di Baricco e la lista della spesa di una casalinga di Bergamo. Pensateci prima di ritenere che siete perfetti e che non avete bisogno di esercizi. E se poi siete davvero perfetti come pensate di essere, allora che ci fate là impalati come dei barbagianni davanti a un foglio bianco?

– Disegnate prima di Scrivere
Come già detto è molto bello scrivere sotto il misterioso influsso di una possessione medianica, ma non dimentichiamoci mai che la scrittura è anche e soprattutto tecnica, per cui quando ci accingiamo a lavorare su qualcosa che sia più impegnativo di un racconto bonsai, acconsentiamo a cedere il passo alla tecnica, al disegno, agli schemi, alle tabelle temporali, piuttosto che lasciarci guidare esclusivamente dall’istinto. Innanzitutto se abbiamo una buona idea per un determinato passaggio, buttiamola pure giù come viene, senza badare alla forma, e teniamola da parte, ci servirà forse dopo, e la sistemeremo meglio in seguito, ma rassegniamoci anche all’idea che forse invece non ci servirà affatto, o che quando arriveremo al quel punto ci sembrerà totalmente inutile, o peggio ancora completamente da riscrivere, ma non facciamoci confondere da questo. Teniamo presente lo scopo finale, fissiamoci sugli obiettivi principali, cerchiamo di lavorare in un’ottica più ampia, non usiamo lo "zoom" ma il "grandangolo". In primo luogo cerchiamo sempre di tenere presente lo scopo del nostro lavoro. Che cosa vogliamo narrare e come vogliamo farlo? Quanti personaggi ci occorrono e come devono muoversi? In quali ambiente geografico li vogliamo collocare? Sono essenziali spostamenti e salti temporali? L’epoca in cui ambienteremo il tutto ci è familiare? I luoghi che andiamo descrivendo ci sono noti, o piuttosto ci dobbiamo documentare? Come dobbiamo prospettare i personaggi? Chi è meglio che sia l’io narrante? Da quale prospettiva andrebbe vista la storia per essere efficace? Questi e mille altri sono gli interrogativi che dobbiamo porci e a cui dobbiamo rispondere prima di iniziare o prima di proseguire nello svolgimento di un romanzo. Poi non importa se prendiamo o meno appunti, se riempiamo foglietti di schizzi, o se ci limitiamo invece a rigirare la storia cento e mille volte nel cervello fino a che non ci sembri perfetta. Quello che importa invece è che lo schema mentale sia chiaro e che la cosa funzioni. Poi certo cambieremo idea su questo e su quello, aggiusteremo il tiro, metteremo il carro davanti ai buoi, e la capra sopra la panca, ma quello che conta è che saremo perfettamente consapevoli di quello che stiamo facendo.

– Decantare e Ossigenare come il Vino
Quando vi bloccate su un certo punto, quando quella descrizione vi riesce prolissa, quando quel personaggio rimane piatto e non si stacca dalla carta per diventare tridimensionale, quando i dialoghi suonano falsi e artefatti, quando avete cacciato il vostro protagonista in un angolo e non sapete proprio come farlo uscire, quando qualcuno dovrebbe dire una battuta epica e imprimere una svolta sensazionale alla storia, ma vi pigliasse un colpo se sapete come diavolo fare, allora date retta a me, chiudete tutto, spegnete le luci, pigliate il cane, o le chiavi della macchina, e andate a farvi un giro, mangiatevi una pizza, andate dagli amici, fiondatevi nel letto del vostro coniuge, o di un altro, fate voi, guardate la partita, fate spese folli, giocate a monopoli coi bambini, cuocete una torta di mele, insomma fate quel che diavolo vi pare ma non scrivete più, almeno per un paio di giorni. Poi subdolamente e senza parere, avvicinatevi al computer di soppiatto come Diabolik o come Fantomas, magari col favore delle tenebre, schiacciate rapidi il tasto print, e stampate il tutto, ficcatelo in borsa e dimenticatevelo per altri due o tre giorni. Dopodichè tiratelo fuori sulla metropolitana, o mentre aspettate nell’anticamera di un cliente, o quando siete bloccati in un ingorgo, e cominciate a leggere come se non fosse vostro, leggete spassionatamente, distratti, con un occhio alla strada e uno alle pagine, mentre magari pensate alla lista della spesa, o agli impegni della settimana, leggete insomma come leggerebbe un qualsiasi utente medio, un lettore appunto. Vedrete che in un lampo vi salteranno agli occhi, come e meglio che se fossero spennellati di sostanze fosforescenti, tutti i punti che non funzionano e che si intoppano, tutte le stonature, tutte le dissonanze e le crepe strutturali, e quando le vedrete, là in mezzo a quel semaforo, o nell’anticamera del dentista, resterete come folgorati, e comincerete e darvi dell’imbecille come mai avrete fatto prima nella vostra vita, e non starete più nella pelle all’idea di arrivare a casa, per proseguire a scrivere, perchè ora la via tracciata è chiara come e meglio che su un Gps satellitare. Fino al prossimo blocco, ovviamente.

– Correggete i lavori degli altri
Piuttosto che far leggere i vostri lavori alla mamma, o al fidanzato, o al coniuge, i quali, a seconda dei caratteri, o vi loderanno sempre sfacciatamente, o distruggeranno invece sistematicamente ogni vostro tentativo, il consiglio rivoluzionario, ma non tanto, in quanto professato da sempre da tutte le filosofie orientali è: conosci gli altri e conoscerai te stesso. Fortunamente questo ambiente è piuttosto mediatico, ci si conosce, ci si relaziona, ci si interfaccia un pochino con tutti, è come se fosse un gigantesco club di appassionati, senza fissa dimora, e senza residenza elettiva, i cui soci possono incontrarsi e frequentarsi molto facilmente, fosse anche solo via internet. E allora anche qui, caliamoci il cappello e confrontiamoci, ma non per fornirci a vicenda consigli, peraltro non richiesti, e che come tali non sarebbero ascoltati, ma per apprendere la giusta via col sistema più infallibile del mondo, attraverso gli errori altrui. Iscrivetevi ai gruppi di lettura, partecipate alle giurie dei concorsi, selezionate i testi per le antologie, frequentate i forum di discussione, insomma fate tutto quanto è in vostro potere per leggere e valutare criticamente le opere degli altri. Vedrete presto che proprio quegli errori, od orrori che siano, che vi fanno arricciare il naso ed accaponare la pelle, sono anche i vostri, perchè anche voi cadete spesso nelle medesime trappole, e vi fate magari trascinare dalla foga perdendo di vista l’obiettivo, o vi invischiate in una matassa di affermazioni nozionistiche e retoriche che appensantiscono la storia, o create un personaggio falso e senza spessore come una figurina del teatro cinese fatta solo di ombra e non di sostanza. Non c’è sistema migliore per potervi dire, la prossima volta che sbaglierete, attenzione, attenzione, sto per cadere nello stesso errore che ho visto proprio l’altro giorno nel testo di quel tale. Garantito: provare per credere.

Bene ora un’idea ve la siete fatta, e sono certa che se non state cuocendo una torta di mele, in questo momento volate alla tastiera, o vi precipitate a leggere come se l’è cavata il vostro autore preferito per risolvere quel frangente su cui vi eravate impuntati, o magari vi siete andati a riprendere in mano l’Iliade o l’Odissea e state riflettendoci sopra, ma qualsiasi cosa stiate facendo ricordatevi che, come diceva Oscar Wilde, non esistono libri buoni o libri cattivi, ma solo libri scritti bene o scritti male, e la differenza, il trucco e la magia, credetemi, sono davvero tutti qua.

Sabina Marchesi

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