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I personaggi

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I personaggi
(Fabio Ciofi – Edizioni Il Foglio)

E’ possibile scrivere un romanzo di un centinaio di pagine, tutto in stream of consciousness? Ed è possibile che dopo averlo scritto qualcuno possa volerlo leggere fino alla fine? Le mie risposte a queste due mie domande sono arrivate, inevitabilmente, in sequenza.
Alla prima domanda ha risposto di sì Edizioni Il Foglio, con il libro I personaggi di Fabio Ciofi. Un libro che tratta (principalmente) di una tematica che è cara a questa casa editrice, e che del resto tocca nel vivo la maggior parte degli autori esordienti che popolano l’ampio sottobosco del panorama letterario italiano: l’editoria, o meglio lo stato di "salute" dell’editoria in Italia, di quell’editoria, diciamo, con la E maiuscola, quella cioè in grado di riempire con le proprie scelte librerie e supermercati, facendo di fatto spesso da selettore unico tra cosa è buono e cosa non lo è.
Alla seconda domanda ha risposto ancora di sì nello specifico lo stesso Fabio Ciofi, e l’ha fatto come di solito lo fanno gli scrittori, ovvero convincendomi, dopo le prime pagine lette da con qualche perplessità, con la forza narrativa e l’ingegno della sua opera.
"Io purtroppo per me sono entrato in questo personaggio che subisce grandi ingiustizie dalle grandi case editrici che gli respingono sempre i suoi manoscritti…". Così il Personaggio inizia un lunghissimo e ininterrotto flusso di riflessioni sulla propria situazione, parlando delle ingiustizie ("grandi" e "gravissime") che lui, con la sua sensibilità, è costretto a subire dall’ambiente che lo circonda. Da quello delle, appunto, grandi case editrici, che respingono (con molta gentilezza) i suoi manoscritti, facendolo magari attendere mesi e mesi per una risposta inevitabilmente negativa. A quello degli editor di queste case editrici, che nell’immaginazione del Personaggio gli rispondono stabilendo che il talento (di cui è sicuramente più che dotato) non è un dato oggettivo, o che magari ne ha così tanto che supera quello che il pubblico vuole perché le case editrici gli dicono di volere (le stesse case editrici che non lo vogliono perché ha troppo talento), che i circuiti editoriali sono chiusi ed elitari, per un qualche cavillo logico circolare per cui non essendo dentro non può entrare. A quello, ancora, dei genitori che lo costringe a fare i conti con la realtà, cercando e trovando un lavoro "serio" mentre il Personaggio vorrebbe invece scrivere. A quello poi del suo lavoro e delle sue attività sociali, che lo discrimina, in primis, perché, in Toscana, è ora (da un passato socialista) nelle fila di Forza Italia, e in secondo luogo perché ,eletto per un ruolo pubblico, per questo motivo prende dei (legittimi) permessi non retribuiti che però vanno (secondo i suoi superiori) contro l’etica della presenza, facendogli quindi negare passaggi di livello, o avvicinamenti.
Fino ad arrivare all’ambiente del suo ambito familiare che vede la moglie prima tradirlo con una persona conosciuta ad Amsterdam durante un viaggio che avrebbe dovuto servire per rinsaldare i loro rapporti, e poi lasciarlo.
Ogni ambiente intorno a lui è causa di "ingiustizie" e riflessioni. Ma mentre prosegue l’escalation di lamentele contro tutto, lamentele che tengono conto di ciò che gli altri potrebbero pensare, si intuisce sia lo spessore del Personaggio, sia il quadro della realtà che lui vede. Realtà in cui per avere le cose bisogna, come sottolinea alla fine, non tanto avere talento (di quello ne basta anche solo un po’) quanto avere la capacità di stare in equilibrio tra l’altalenarsi di cambi "d’umore" dei poteri forti che lo sovrastano, cosa che il Personaggi non ha intenzione di fare, meritandosi (dice lui stesso) quindi quello che capita, ma uscendone in qualche modo eroicamente. Una, potremmo dire, moderna concezione di un contorto Romanticismo, in cui la "lotta", l’affrontare il nemico o le battaglie avviene sempre tra le righe, probabilmente senza troppo rumore e tra gente con giacca e cravatta.
Un opera completa e con moltissimi punti da sottolineare e ricordare, che però richiede due punti di volontà in più per superare l’impatto di una scelta stilistica perfettamente azzeccata ma relativamente insolita e complessa.

Forte, e a tema, l’introduzione di Giuseppe Iannozzi. Interessante e suggestiva l’immagine di copertina.


Marco Giorgini

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