C’erano due occhi che, s’incrociavano,
in un sogno,
l’iride di Viola aveva dentro il colore,
quello del mare,
era così limpido il cielo che, nel disegno,
lo specchio d’acqua da verde, divenne :
blu –
C’era l’Edenlandia tra i presenti,
la vita era finita,
tutti da qui al sole annegano in un punk – punch al rum,
non sono più qui, questa non è la terra,
fai attenzione uomo,
adesso! La luna parla, quando :
le donne innamorate si perdono sulle isole,
all’orizzonte,
e fanno un tuffo con noi per mettersi alla prova –
Ho pianto tanto all’idea del silenzio,
c’era una strana sensazione di soffocamento che, mi rubava piano verso il piano la vita,
fatemi scendere giù in apnea,
nell’abisso, quando due delfini angeli,
mi accompagneranno dove i colori dei cieli,
non ci sono più…
io! Vi chiederò anche scusa,
io! Vi chiederò perdono,
Voi vi pentirete,
ma di voi in noi non ci sarà un udirete,
perché! Di Nessuno è la colpa del mio gesto,
io! Ho scelto… adesso devo trovare solo il coraggio –
Scorre l’andamento a onde di un piano,
che, ci porta oltre la salita,
dove c’è un’altra vita,
tutti abbiamo paura del tuffo,
adesso! Io! Passo nella stanza blu del lago,
non mi chiedete il perché! L’unica risposta che, conta è una domanda.
Io! E la mia Viola con tra le dita la solita penna ci ritroveremo al Po –
Nella stanza blu c’è un Pad un tappeto,
e un luccichio di suoni,
poi dei cerchi che, attirano i delfini,
poi il vento e il rumore del mare,
infatti, scusami amore,
io! Non sono riuscito a farcela,
sono ritornato,
dove un crescendo musicale alza la sua voce,
poi c’è la luce ma, questa ve la descriverò un giorno, quando non ci sarò.
Giancarlo Ferrigno
La stanza blu : il mare – il lago – il fiume – il mare –