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Il bastone della pioggia

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Conoscere gli strumenti musicali
Il Bastone della Pioggia
INTERVISTA A NIKKOS E TOMOKO IDE

"Rainstick" è il nome anglicizzato e, pertanto, internazionalizzato di "palo de lluvia", tipico strumento musicale e cerimoniale dell’America del Sud e del Centramerica. Da noi è noto come "bastone della pioggia". Diffuso in Perù, Equador, Cile e Brasile, ma anche in Africa e Australia, il bastone della pioggia ha origini antichissime, e ancora oggi viene utilizzato non solo per scopi musicali, ma anche in cerimonie religiose propiziatorie per il raccolto o per la pioggia. Fin dall’antichità le popolazioni centroamericane lo utilizzavano inoltre nelle cure delle malattie del sistema nervoso, conferendo al suono rilassante simile ad acqua dello strumento, perciò allo strumento stesso, poteri magici.
Il nome gli deriva dal fatto che il suo suono somiglia allo scrosciare della pioggia o dell’acqua corrente o del mare, le sue onde, la risacca.
E’ una sorta di sonaglio della classe degli idiofoni di lunghezza variabile: ve ne sono di piccoli, medi e lunghi anche un metro. Ha forma di tubo. Questo, svuotato al suo interno, può essere di legno e vimini (come in Brasile) o di bambù (come invece in Messico), o può trattarsi di una zucca di forma allungata e resa vuota al suo interno (come in Africa).
Ma il vero e più autentico bastone della pioggia, quello proveniente dal Cile e dall’Argentina del Nord, è in realtà costituito da un bastone cavo ricavato dallo scheletro ligneo della pianta morta di cactus Capado, che si trova nel deserto Acatama nel nord del Cile. E val la pena sottolineare che le popolazioni locali non usano mai le piante vive, ma soltanto quelle già morte naturalmente. Questo cactus vive all’incirca sessanta-settant’anni. Poi, quando muore, la polpa verde si dissecca, lasciando infine il nudo scheletro tubolare di legno della pianta che verrà, nei segmenti opportunamente tagliati, utilizzato per formare il corpo del rainstick. L’interno viene riempito con polvere di conchiglie, ciotoli, sabbia, semi. Prima di riempirlo, però, vengono inseriti dei segmenti di canna, dei chiodini o, nel caso dei bastoni in cactus, le spine stesse cadute nel processo di decomposizione della polpa, al fine di creare internamente una spirale che rallenti la caduta del materiale mentre rotola da una parte all’altra. Chiuse le due estremità, lo strumento è pronto.
Per suonarlo bisogna scuoterlo e ruotarlo mentre lo si ribalta gradualmente da una parte all’altra, partendo da e tornando a una inclinazione ideale di 60 gradi per ottimizzare la lunghezza, la pienezza e la continuità del suono. In questo modo il contenuto interno del rainstick scorre lungo la spirale interna producendo un suono simile a quello marino o della pioggia. Se ben costruito il suono del rainstick è davvero naturale, graduale e amplificato. Oggi la sua diffusione è praticamente planetaria.
Strumento estremamente semplice da costruire con materiali poveri e di riciclo, chiunque può crearsene uno utilizzando un tubo porta-disegni o altri tubi di cartone (per es. quello della carta cucina), breccioline, lenticchie o chicchi di riso o pastina, e dei chiodini sottili da piantare lungo una spirale non troppo stretta. Quanto alla quantità del materiale utilizzato per riempire il rainstick fatto in casa, potrete aggiungerne o toglierne fino a quando non si resterà soddisfatti della durata e qualità del suono. Infine, non rimarrà che decorare a piacere l’esterno.
Come ogni strumento musicale, anche il rainstick ha i suoi virtuosi. Ne ha fatto un uso importante la danzatrice giapponese (e suonatrice di rainstick) Tomoko Ide. Tomoko e il flautista Nikkos vi hanno intitolato perfino un album, "Rainstick" appunto. Le loro performance hanno incantato chiunque vi abbia assistito.
Tomoko ha sviluppato una tale destrezza con il bastone della pioggia che, oltre a suonarlo danzando, accompagnandovi il flauto del partner Nikkos, riesce a riprodurvi non solo la pioggia, ma diversi suoni della natura come le onde dell’oceano, ruscelli, il battito d’ali degli uccelli.

Nikkos e Tomoko Ide

Vincenzo Bifaro, italiano nato a Trapani, in arte Nikkos, è un musicista polistrumentista e compositore che vive ormai da molti anni tra gli USA e il Giappone, ora stabilmente nella terra del Sol Levante. Cominciò all’età di dieci anni a studiare fisarmonica. Il padre possedeva un locale, dove si suonava musica dal vivo, e qui nacque la sua passione per l’arte dei suoni; cominciò a studiare la fisarmonica, poi il pianoforte e quindi, all’età di tredici anni, il flauto, ma anche il sassofono e la chitarra. Studiò flauto presso il Conservatorio V. Bellini con il rinomato maestro G. Maduli, si diplomò all’Accademia delle Arti di Roma, quindi intraprese la sua carriera di flauto solista suonando con numerose orchestre in Italia ed Europa, quindi a New York per due anni. Tornato in Italia, Nikkos fece il suo debutto discografico. Da allora ha inciso molti lavori per le maggiori case discografiche. Dal 1989, le sue melodie e la sua musica rilassante hanno toccato milioni di ascoltatori in tutto il mondo. Nel 1992 andò a Tokyo, si innamorò del Giappone e decise di viverci stabilmente. Qui vi incontrò e sposò Tomoko Ide, fondò la sua personale etichetta discografica, la Nikkos Music (LLC). Cominciò a comporre colonne sonore e musiche per spot pubblicitari, per video e cd-roms, strinse amicizia con la pittrice Sumi Ishikawa (vincitrice del premio Raffaello in Italia), pittrice che disegnerà anche alcune copertine dei dischi di Nikkos. Nikkos cominciò inoltre a esibirsi per molte giuste cause, portando la sua musica (di riconosciuta valenza terapeutica) anche negli ospedali, nei centri di riabilitazione, nei centri socioterapeutici per disabili o nelle case di riposo per anziani. Nikkos è membro della Japanese Artist Association for Charity. I suoi generi preferiti sono la musica classica, il jazz, il bossanova, la fusion e la New Age, ma la musica strumentale che compone e suona non è facilmente "etichettabile": è molto personale, ha un suo stile e una sua peculiare sonorità. Tra i suoi lavori "Angels Dreaming", "Angels Flyinbg" e "Angels singing" (quest’ultimo vede la partecipazione della cantante Darlene Kolenhoven, già vocalist per il grande compositore greco Yanni).
Iniziata la danza classica alla tenera età di 3 anni, Tomoko studiò anche pianoforte, recitazione e calligrafia giapponese. Si diplomò in letteratura francese e dopo numerose diverse esperienze approdò alla musica di Nikkos, che le ispirò un proprio unico stile di danza… con il rainstick. Da allora si sono esibiti in Giappone, Stati Uniti e Italia. E in Italia, tra le antiche spiagge e colline di Sicilia, hanno realizzato un DVD ("Celebration of the Sea"), dove si può ammirare la danza con il rainstick di Tomoko accompagnata e ispirata dalle musiche di Nikkos.

INTERVISTA

Davide:
Il bastone della pioggia non lo si può definire un vero e proprio strumento musicale: riproduce un suono simile a quello dell’acqua corrente, una pioggia appunto, o le onde del mare che si frangono sulla battigia. Nell’arte di Tomoko Ide, credo unica al mondo, il rainstick diviene invece uno strumento molto più complesso ed espressivo… senza contare che lo suona danzando. Com’è nata questa idea?

Tomoko: Un giorno, ho visto questo strumento in uno studio di danza, buttato per terra, come se nessuno lo volesse usare. Ho pensato subito che bisognava portarlo in vita, farlo danzare con me. Cosi, pian piano, facendolo danzare con il mio corpo, ho scoperto che si potevano trarre fuori molti suoni naturali.
Fino ad allora non era considerato uno strumento; era un bastone, che veniva usato in studio di registrazione, per imitare i suoni della pioggia. Adesso questo strumento fa parte del mio corpo. Io ho un altro arto, come le gambe o le braccia!

Davide: Tomoko la si può definire ad oggi l’unica vera virtuosa di questo strumento, solitamente utilizzato accessoriamente da percussionisti o polistrumentisti che tuttavia non hanno mai pensato di votarsi del tutto ad esso. Si può dire inoltre che Tomoko ha scoperto che con il rainstick si possono imitare anche altri suoni. Quanti e quali suoni diversi riesce a evocare dunque con il bastone della pioggia?

Tomoko: Oltre alla suono della pioggia, si possono emettere suoni naturali impensabili: ruscelli, fiumi, mare, pietre che rotolano, battito d’ali d’uccello, il volo del calabrone, venti etc.

Davide: Il suono dell’acqua è senz’altro uno di quegli archetipi sonori principali, che caratterizza il nostro vissuto sonoro fin dalla vita intrauterina (liquido amniotico, la stessa inspirazione/espirazione della madre che dall’interno somiglia la risacca del mare, come dimostra una registrazione del musicoterapista italiano Rolando Benenzon). Quello dell’acqua è dunque il primo suono, insieme a quello cardiaco, su cui si innestano tutti i suoni successivi dalla nascita all’infanzia e avanti. Potrebbe essere questa un’immagine per descrivere l’incontro fra il fascinoso tappeto sonoro del rainstick di Tomoko e le melodie rilassanti di Nikkos? Cosa fate sul versante della musicoterapia e del pregevole impegno sociale del portare musica tra anziani, pazienti e disabili?

Nikkos: L’acqua è l’elemento base dell’uomo. Sappiamo bene che siamo circondati da e siamo fatti di acqua. Il suono dell’acqua, è il suono della nostra vita. Proprio quest’anno ad ottobre faremo un concerto a Tokyo intitolato, "Vita" dove metteremo in risalto, i suoni che caratterizzano la nostra vita, dalla vita intrauterina alla fine della vita. Naturalmente non useremo solo il Rainstick, ma anche altri strumenti.
Io, Nikkos, lavoro tra gli anziani, i disabili etc da 10 anni. La mia musica è usata in tante università Giapponesi, come terapia di rilassamento. Da 4 anni con l’uso del Rainstick di Tomoko e della sua danza, non solo si descrive musica terapia, ma si può parlare anche di rilassamento visivo. La danza di Tomoko con il Rainstick, è appassionante, coinvolgente, commovente, romantica, una
esperienza visiva unica, che aiuta a sognare, a volare in un altro mondo. Non ci proponiamo come musicisti teraupetici, ma lo dicono gli altri, i giornalisti, le personi comuni. Ci criticano, spesso in questo modo. Non
oseremmo definirci in questo modo; non abbiamo maistudiato musica teraupetica. Rilassiamo la gente in modo naturale, e forse è il modo più vicino all’uomo.

Davide: In Italia la musica negli ospedali mi risulta sia stata sperimentata solo all’oncoematologia dell’ospedale infantile Meyer di Firenze. Come vanno le cose in Giappone? Non so perché, ma penso che lì le cose siano più avanti. E’ un paese in tutto così all’avanguardia…

Nikkos: L’Italia era il paese dell’opera, della musica classica; non credo che gli Italiani siano interessati ad usare la musica a fine teraupetico. In Giappone e soprattutto negli Stati Uniti, c’è una cultura più profonda nell’ambito musica e terapia. La gente ha capito che l’ascolto della musica fa parte del bisogno quotidiano; oltre ad essere un arte è anche una medicina naturale dell’uomo. Ci sono in commercio molte raccolte di CD a fini di healing e di rilassamento.

Davide: Una domanda per Tomoko. Come ha scoperto la musica di Nikkos? Quando l’ha ascoltato per la prima volta cosa ha provato? Come nasce la sua danza sonora al suono delle musiche di Nikkos?

Tomoko: Io ho conosciuto Nikkos per caso; non sapevamo, da entrambe le parti, che eravamo artisti. Regalandomi un disco, mi è venuta la voglia di muovermi e di ricominciare a danzare. Si, infatti avevo smesso perché il dottore mi aveva proibito di ballare la danza classica. A causa di forti dolori, il medico mi ha riscontrato la mancanza di una vertebra. Dopo una pausa di 4 anni, il suono del flauto di Nikkos è entrato nel cuore e questo mi ha fatto scuotere i miei muscoli. Naturalmente non ho ricominciato con dei movimenti bruschi, o fatali al mio corpo. La sua musica si muove dolcemente, mi fa muovere lentamente.

Davide: Come sono accolti e come si svolgono i vostri spettacoli dal vivo, sicuramenti unici? Dove vi si potrà ammirare prossimamente. Anche in Italia?

Nikkos: Sono accolti molto bene; il cuore del publico si unisce a quello nostro. Diventa un unico stage con tutto la gente! Si, siamo sicuramente unici; la critica e la gente lo affermano. Tomoko oltre a danzare, suona benissimo il pianoforte e il freenotes, uno strumento simile allo Xilofono, ma molto piccolo. Ci alterniamo al pianoforte, flauti dolci, keyboards, basi musicali etc, ed una serie di Rainstick che anche Tomoko costruisce.
Siamo stati in Sicilia lo scorso febbraio per dei concerti nelle scuole elementari e medie. Abbiamo anche suonato per alcune Associazioni Amici della Musica. In totale 39 concerti. Non sapremo quando torneremo in Italia. E’ stato un successone!!!
La gente piangeva dalla emozione ed i bis non finivano; alcuni hanno proposto di ricominciare il concerto per la seconda volta, invece dei 2-3 bis. Incredibile!
E’ stato il primo nostro tour, ma solo in Sicilia.

Davide: Come si possono reperire i vostri dischi dall’Italia? E’ possibile ordinarli dal vostro sito www.nikkosmusic.com ?

Nikkos: Abbiamo iniziato in Europa con Oreade Music, una casa discografica Olandese, che distribuisce in nostri dischi; non sappiamo di preciso se sono reperibili anche in Italia. Si dal nostro sito è possibile ordinarli; per ordinare dei dischi meglio scrivere al seguente e mail: nikkosflute@aol.com

Davide: Posso dedicarvi ora due poesie? Una è di Seamus Heaney, e parla proprio del rainstick. L’altra è mia, e vi descrivo il perché il mare affascina da sempre l’uomo (il suono intrauterino della respirazione materna che somiglia il frangersi dell’acqua e il ribollìo del liquido amniotico). Una volta la lessi in radio proprio suonando il bastone della pioggia. Grazie di cuore.

Seamus Heaney
The Rain Stick1
for Beth and Rand
Upend the rain stick and what happen next
Is a music that you never would have known
To listen for. In a cactus stalk
Downpour, sluice-rush, spillage and backwash
Come flowing through. You stand there like a pipe
Being played by water, you shake it again lightly
And diminuendo runs trough all its scales
Like a gutter stopping trickling. And now here comes
A sprinkle of drops out of the freshened leaves,
Then subtle little wets off grass and daisies;
Then glitter -drizzle, almost-breaths of air.
Upend the stick again. What happens next
Is undiminished for having happened once,
Twice, ten, a thousand times before.
Who cares if all the music that transpires
Is the fall of grit or dry seeds through a cactus?
You are like a rich man entering heaven
Through the ear of a raindrop. Listen now again.

(da The Spirit Level, The Noonday Press, Ferrar, Straus and Giroux, New York,1966)

ALLA MADRE2
Per voce e rainstick

Di Davide Riccio

Io so perché mi ammalia
il mare. Tu inspiravi
e i frangenti sulle rocce
sciabordano schiumando.

E poi che l’onda si è
franta, lenta e costante,
e scemando la cresta
respinta si ritira,

pacifica tu espiravi.
E lo sciacquio fievole
e ipnotico, amniotico,

mi riavvolge di nuovo.
E vorrei non finisse
mai… ma senza erosione.

Nikkos: La ringraziamo per le poesie dedicateci; la sua (Alla madre, per voce e rainstick), ci ha fatto commuovere molto.

Davide Riccio

1
Il bastone della pioggia
Ruota il bastone della pioggia e ciò che poi accade
è musica che non avresti mai pensato
d’ascoltare. In un gambo di cactus
Gli scrosci e le cascate, il tracimare e la risacca
giù scorrono. E tu stai come una zampogna
suonata dall’acqua. Lo scuoti ancora piano:
diminuendo pervade ogni sua scala
come una gronda che smette di colare. Ed ecco arrivare
spruzzi di gocce da foglie rinfrescate,
poi piccoli misteriosi umori, d’erba e margherite;
e scintillìo di pioggia, aliti quasi d’aria.
Giralo ancora. Quel che poi accade
non val meno per esser già accaduto
una, due, dieci, o mille volte prima.
Che importa se ogni musica che essuda
è ghiaia che cade o semi secchi dentro un cactus?
Sei come un ricco entrato in paradiso
dall’orecchio di una goccia di pioggia. Ancora, adesso ascolta.

2
TO THE MOTHER
For voice and rainstick
By Davide Riccio


I know why the sea
Is fascinating me:
You were breathing in
And breakers on the rocks
Foaming are washing;

And for the wave is broken
Constant, slow,
And diminishing the crest
Driven back it retires,
Peaceful you were breathing out.

Then the feeble lapping
Hypnotic, amniotic,
Wraps me once more

And I would it was
Never ending… and still
With no erosion.

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