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Dormi con me

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Dormi con me

Non osate mai, di dire : sempre il vero,
con l’assoluto, non osate,
ascoltate,
la parte temporale del vostro cuore,
il coro,
che ritorna, nei vostri lapsus.

Se c’è un lupo, nel vostro pozzo,
se il pozzo è il vostro,
attingete,
gridate, comunicate, scrivete.

Il verso di una poesia, comunica :
contemporaneo fascino,
se non suona,
se è finto, ma possibile,
se è ottuso.

Il poeta di oggi :
è voce di fantasia, non pensa : sogna!
Non parla : scrive!
La sua anima gioca, alla deconstruction.

Voi illusi, non arriverete mai,
all’archetipo madre,
chi scrive : specula!
Dissemina, sui semi dei sensi,
non c’è storia mia che, sia vera,
ma tutto è possibile.

A questo punto, il giudice che, sentenzia :
il genio o l’ignoranza,
non dirà : il vero, ma il vero del falso.

Le poesie che, leggete,
riprendono, l’oblio dell’essere,
filmano l’arte.

Caro giudice,
io! Ho conosciuto la febbre,
accusami pure di fantasia,
di querulomania,
di essere noioso,
invidioso,
ti credi un analista di diritto, solo perché hai letto :
Kelsen,
ma piccolo borghese saputello,
nella mia denuncia ti evidenziavo il dramma,
ti avevo allegato anche la fotocopia,
del libretto sanitario,
come segno e simbolo,
ma tu sei troppo pubblicano,
per comprendere certi enti.

L’uditorio,
invoca il padre, la madre e il figlio,
invoca Dio e Satana,
il coro,
mi ricorda il caldo traffico : l’ingorgo,
quello che ho :
nell’anima e nella mente.

Caro giudice,
ora stabilisci pure : il genio,
il vero o il falso,
ma fai attenzione,
a non perderti nelle tue certezze.

Giancarlo Ferrigno

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