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Il Kali – l’allenamento

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Il Kali – 2
L’allenamento

Due mesi fa vi ho parlato del Kali, l’arte marziale filippina. In questo articolo vedremo una panoramica su una sessione di allenamento e sulle tecniche che vengono praticate. Naturalmente, considerando la natura del Kali e il modo con cui viene tramandato (vedi il mio articolo precedente) quello che segue è una particolare sequenza di allenamento di una particolare "scuola" di Kali; altre scuole potrebbero usare diversi sistemi di allenamento.
All’inizio della lezione si praticano alcune sequenze di riscaldamento. A differenza di altre arti marziali che pongono molta enfasi sulla prestanza fisica, il Kali si concentra sulla tecnica, e quindi anche il riscaldamento si basa essenzialmente su esercizi di scioglimento articolare e di stretching. Particolare attenzione viene posta sullo scioglimento dei polsi, ottenuto tramite esercizi di rotazione dei bastoni di rattan tipici del Kali, gli Olisi. Solitamente i bastoni vengono impugnati in modo da lasciare un segmento di bastone di circa 10 cm (una mano) che sporge da sotto al pugno. Con questo segmento si può anche andare a colpire, o effettuare tecniche di intrappolamento "ad uncino". Altri stili prevedono di impugnare il bastone in modo da non lasciare sporgere nulla (per avere un allungo maggiore nei colpi alla distanza).

Ci si esercita quindi sulle varie "famiglie" di colpi, ad esempio i redondo (colpi circolari e ciclici) gli abanico (colpi frustati a sorpresa effettuati con la rotazione del polso) i colpi "a otto", i colpi "taglio e punta" (il bastone passa come per tagliare, poi torna indietro sulla stessa traiettoria per colpire di punta), i colpi "taglio e controtaglio" (due tagli, in andata e in ritorno lungo la stessa traiettoria)…

Il kali revede molti tipi di attacco, anche a seconda delle diverse scuole che prendiamo in considerazione, ma quelli veramente basilari sono cinque:

1 – Attacco sulla diagonale che va dall’alto a destra in basso a sinistra (colpisce il lato sinistro dell’avversario che sta di fronte a noi, tipicamente alla tempia), simile al "diritto" del tennis (ma seguendo la diagonale descritta).
2 – Attacco sulla diagonale che va dall’alto a sinistra in basso a destra (colpisce il lato destro dell’avversario che sta di fronte a noi), simile al "rovescio" nel tennis, ma secondo la diagonale descritta.
3 – Attacco orizzontale di "dritto" (colpisce l’anca sinistra o il ginocchio sinistro dell’avversario che sta di fronte a noi).
4 – Attacco orizzontale di "rovescio" (colpisce l’anca destra o il ginocchio destro dell’avversario che sta di fronte a noi).
5 – Attacco frontale diritto (stoccata con la punta dell’arma) che colpisce la parte centrale del corpo dell’avversario (tipicamente il ventre o lo stomaco).

Questi cinque angoli di attacco (cinco tiros) vengono esercitati sistematicamente con ogni tipo di situazione: mani nude, coltello, bastone, doppio bastone… In questo modo si cerca di dare al praticante di Kali una conoscenza flessibile basata su princìpi piuttosto che su tecniche singole o armi specifiche. Anche se cambia l’arma i movimenti seguono gli stessi schemi (con i necessari aggiustamenti), e quindi anche trovandosi in situazioni nuove dovrebbe essere possibile adattare rapidamente le tecniche già apprese.

Nellinsieme delle tecniche di combattimento armato sono presenti anche numerose tecniche di disarmo, volte ad impadronirsi dell’arma dell’attaccante o comunque a fargliela cadere di mano; a seconda del principio cui si ispirano, avremo tecniche di disarmo "a serpente", "a strappo", "a croce"..

Si praticano anche esercizi a coppie il cui scopo è lo sviluppo della sensibilità. Questa dote, tra le più utili per ogni praticante di arti marziali, permette di "sentire" ciò che l’avversario sta facendo o sta per fare, per poi adattarvisi in una frazione di secondo. Entrando in contatto col corpo dell’avversario, il praticante "sente" il suo movimento e vi si adatta, neutralizzando gli attacchi sul nascere.
Gli esercizi basilari per la sensibilità, la cadena de mano e il cosiddetto hubud-lubud, nascono come sequenze cicliche e simmetriche di colpi e parate, da eseguire in coppia uno di fronte all’altro e in maniera rilassata, senza eccessiva tensione. Mano a mano che l’automatismo si perfeziona, ai praticanti vengono insegnate tecniche da eseguire improvvisamente, che rompono il ciclo con attacchi e prese improvvisi, ai quali occorre imparare a reagire. La finalità di questi esercizi non è dissimile da allenamenti analoghi presenti in altre arti marziali evolute, come il Tui Shou nel Wushu o nel Taijiquan cinesi.

L’allenamento prevede molte tecniche e combinazioni a mano nuda, il cosiddetto panantukan (pugilato filippino) e molte tecniche di lotta, prese, proiezioni e lotta a terra.

Un aspetto tipico della lotta nel Kali è il cosiddetto gunting, ovvero il principio secondo cui con la manovra difensiva si va anche a colpire il braccio o la gamba che ha utilizzato l’attaccante, per danneggiarli; se vogliamo è lo stesso principio del disarmo, solo che lo si applica anche agli arti dell’avversario, che vanno anch’essi resi inoffensivi.

Spero di avere stimolato la vostra curiosità parlando brevemente di questa arte marziale veramente completa ed interessante, se volete saperne di più scrivetemi al mio solito indirizzo
e-mail..
Buone vacanze a tutti!!

Massimo Borri

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