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La Mano del Tempo

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La Mano del Tempo

Una curiosa coincidenza ha voluto che proprio due anni fa di questi tempi recensissi i lavori solisti di Dave Navarro e Perry Farrell, che proprio in questi giorni hanno riunito le forze per dare nuovamente vita ai Jane’s Addiction. Mentre per uno sguardo approfondito al recentissimo Stray dovrete attendere il numero di settembre, a mo’ di antefatto sarà invece il caso di ricapitolare gli esiti delle due avventure solitarie di Dave e Perry…
In entrambi i casi si trattò di lavori piuttosto interlocutori, caratterizzati forse dall’urgenza dei rispettivi titolari di chiudere (momentaneamente, come si è visto) i conti con il passato e battere strade nuove. Farrell optò per una vera e propria rivoluzione, abbracciando in tutto e per tutto l’elettronica moderna e lasciando riaffiorare le proprie radici rock solo a sprazzi; meno deciso fu al contrario il passo compiuto da Navarro, il quale si affidò con relativa parsimonia all’elettronica e cercò di fonderla in maniera interessante con la propria sei corde. Nel complesso, ne’ l’uno ne’ l’altro regalarono le proprie migliori prove, ne’ illuminarono la scena musicale con chissà quale capolavoro inatteso: laddove Perry spiazza senza convincere ma lo fa con una certa risolutezza, Dave mantiene il piede in due scarpe eppure non riesce ad armonizzare fino in fondo le due componenti. Con tutto l’affetto che si può nutrire nei confronti di simili personaggi, non sarebbe corretto far finta di niente ed accogliere ogni loro uscita con il medesimo entusiasmo tributato una quindicina d’anni fa allo squassante esordio dei Jane’s Addiction.
Fortunatamente, già che siamo in vena di preview, mi sia consentito affermare che ad un primo assaggio Stray sembra confortare l’ascoltatore preoccupato dello stato di salute musicale dei due: echi di Trust No One e di Song Yet To Be Sung ritornano qua e là fra le tracce, ma sostanzialmente per le mani ci si ritrova un disco dei Jane’s Addiction… non quelli di Nothing’s Shocking o di Ritual De Lo Habitual, ma pur sempre loro.
In chiusura di questo intervento, che il caldo opprimente e l’accumularsi di impegni di vario genere nell’ultimo mese hanno reso assai striminzito, vorrei augurare buona vacanze a tutta la grande famiglia di Kult; e promettere che settembre sarà apportatore, se non delle alluvioni annunciate a piè sospinto quale contrappasso di questa terrificante estate tropicale, almeno di qualche recensione musicale…

Fabrizio Claudio Marcon

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