Lemony Snicket
Nathan/VUEF
Inutile dire che dopo una lettura, tra l’altro piuttosto ardua per il mio francese, a causa della consistente presenza di gergo, la scoperta più amara è stata che Lemony Snicket è nato in Arizona e vive a New York.
Comunque sia, questo mio primo incontro con Violet, Klaus e la piccola Prunille2 Baudelaire è stato tutt’altro che deludente. La narrazione, atta a sottolineare continuamente quanto sia grama la vita di questi tre orfani e di quante cose orribili capitino loro, è intrigante e originale, e come per i libri di Serge Brussolo si percepisce un gusto particolare per un certo tipo di situazioni angoscianti.
Tutto comincia male, dice il titolo. E in effetti alla quarta pagina i tre fratellini (che vanno in spiaggia quando c’è brutto tempo per potere avere più spazio per giocare) vengono avvisati che hanno appena perso la madre e il padre in un gigantesco incendio che ha pure distrutto la casa. E loro sono costretti a trasferirsi presso Mr. Poe, che per rispettare il testamento dei genitori cercherà un parente presso cui farli andare. Un parente qualunque.
E il primo che trova è un tale conte Olaf, bieco tra i biechi, che giusto per iniziare li farà dormire in tre su un solo letto in una stanza spoglia con i vetri rotti. Oltre ovviamente a considerare i tre ragazzini più che adatti a svolgere mansioni di vario tipo in casa. E tutto questo prima di sapere (o di cominciare a valutare) che la famiglia Baudelaire era in effetti un po’ ricca, e che i tre erediteranno il patrimonio dei genitori non appena Violet compierà la maggiore età…
Senza scendere troppo nei dettagli vi posso solo dire che molte delle disgrazie che capitano ai tre sono derivate da comportamenti di adulti. E quasi tutte le figure adulte1 di questo libro sono negative. E si passa dal signor Poe, che pur essendo una brava persona non da il giusto peso alle parole dei tre, e che rappresenta la legge, intesa quasi come ineluttabilità-ostile, fino ad arrivare agli amici del conte Olaf, che sembrano a tratti più mostri che persone vere. Si salva solo, e solo in parte, il giudice Abbot, che compie il "male" nei loro confronti involontariamente, e che alla fine della storia vorrebbe adottare i ragazzi e farli vivere da lei.
Ma se tutto comincia male, non può che finire allo stesso modo. E qui un’altra interessante trovata narrativa. La storia, se finisse in un momento specifico, sarebbe a lieto fine, ma subito dopo che i ragazzi si salvano dalla minaccia più terribile ecco che tutto torna ad andare nel verso sbagliato, e loro sono di nuovo pronti per essere assegnati al prossimo parente…
Un testo strano, ma, come già detto, originale, che, a mio modesto parere, merita una chance, se non altro per alcuni tocchi di classe che se potranno forse rendere pesante l’intera serie, di sicuro aggiungono pepe ad una prima lettura.
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Tout commence mal…
Tra le tante cose un po’ stupide che mi è capitato di fare ultimamente forse questa è la più paradossale: dopo aver visto in libreria alcuni libri della serie che in italiano ha il nome di Una serie di sfortunati eventi (Salani Editore), e aver scorso sul retro di copertina che parlava dei tre orfani Baudelaire, ho pensato bene di approfittare di un viaggio di lavoro in Francia per comprare il primo volume della serie in "lingua originale". A dire il vero, l’intento primario di una serie di giri mirati in varie librerie di Parigi era quello più ampio di vedere cosa andava per la maggiore (di questo tipo di letteratura) tra i nostri cugini d’oltralpe. Ma dopo aver visto che a dominare il reparto erano i quattro volumi di Henry Potter, seguito a ruota dai due di Peggy Sue e dai due volumi della serie del Cannocchiale d’Ambra, la scelta di un acquisto è caduta appunto sul primo appuntamento con "Les désastureus aventures des Orphelins Baudelaire" per l’assoluta bellezza del titolo.
Marco Giorgini
…se non si considerano i genitori (morti)…
…che non si sa perché diventa Sunny nell’edizione italiana…