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Pace sulla bandiera della pace!

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Pace sulla bandiera della pace!

"La paura del cambiamento provoca egoismi"
(Daniela Gasparini, Sindaco di Cinisello Balsamo)

Mentre sull’Iraq soffiano terribili venti di guerra e gli ispettori dell’ONU si affaticano per scovare introvabili quanto improbabili armi di distruzione di massa, le brezze italiane fanno sventolare dai nostri balconi centinaia di migliaia di bandiere color arcobaleno che invocano la
pace2, e gli italiani sembrano aver riscoperto il fatto che una bandiera può esprimere dei valori forti.
Non si tratta del tricolore sventolato per qualche impegno della nostra nazionale o della bandiera della propria squadra del cuore, ma di una bandiera colorata, coloratissima anzi, che riporta i sette colori dell’arcobaleno, rosso, arancione, giallo, verde, azzurro, indaco e violetto, e la scritta "PACE" nel mezzo: la
bandiera della pace3, per l’appunto!
Una bandiera che, come vessillo di pace, ha fatto la sua prima apparizione nel 1961, alla prima edizione della marcia
Perugia-Assisi4, e che oggi, sventola da circa un milione di finestre, che significa un milione di famiglie, che significa circa quattro milioni di italiani (senza contare le scuole, le associazioni, le parrocchie, gli enti locali che l’hanno esposta) che hanno scelto questa particolarissima forma di manifestazione del proprio desiderio di pace.
Fenomeno questo che non ha eguali nella nostra storia recente e che, comunque, ha dato vita a polemiche di ogni sorta, a prese di posizione, a ricorsi all’autorità giudiziaria; e, proprio per questo motivo, abbiamo deciso di dedicarvi lo spazio solitamente destinato ai grandi problemi di diritto internazionale, riservandoci di dedicare, poi in futuro, il giusto spazio ad una guerra che, comunque, appare illegittima dal punto di vista giusinternazionalistico.
In questi giorni si sono rincorse le notizie di sedicenti agenti della Polizia di Stato o dei Carabinieri che starebbero procedendo alla registrazione delle famiglie che hanno esposto la bandiera della pace e, immancabilmente, le Questure e i Comandi territoriali hanno smentito ogni interessamento delle forze dell’ordine per un fenomeno che, se rilevante può definirsi, non lo è di certo ai fini penali. Difatti, l’unica norma esistente nel nostro ordinamento circa l’esposizione di bandiere è quella contenuta nella Legge n.22 del 5 febbraio 1998 (Disposizioni generali sull’uso della bandiera della Repubblica italiana e di quella dell’Unione europea) e nel successivo DPR n.121 del 7 aprile 2000 (Regolamento recante disciplina dell’uso delle bandiere della Repubblica italiana e dell’Unione europea da parte delle amministrazioni dello Stato e degli
enti pubblici5) e riguarda soltanto le pubbliche amministrazioni (uffici pubblici, scuole, ospedali, ministeri, enti locali, etc.), riconoscendo tuttavia agli enti locali (comuni, provincie, regioni) una certa autonomia statutaria che può integrare la normativa nazionale uniforme.
Detto questo, si capisce quale eccessivo clamore si sia attribuito ai fantomatici questurini a caccia di bandiere sediziose e quanto vane siano tuttora le polemiche politiche e le denunce per la scelta di questo o di quel sindaco di esporre dal palazzo municipale l’arcobaleno accanto alla bandiera italiana ed a quella dell’Unione Europea.
E, proprio per questo, ho voluto intervistare un Sindaco che ha abbracciato questa coraggiosa scelta di issare sul pennone ufficiale del Municipio la bandiera della pace: stimolo alla discussione ed al confronto, testimonianza aperta di essere per la pace contro ogni conflitto, strumento di educazione per le giovani generazioni.
Si tratta di
Daniela Gasparini6, Sindaco di Cinisello Balsamo, importante cittadina nell’hinterland7 milanese che ci ha concesso l’interessante intervista che di seguito si riporta.

Davide Caocci (KU)
: Perché il Comune di Cinisello Balsamo ha scelto di esporre la bandiera della pace dal palazzo comunale? È stata una scelta del Sindaco, dei consiglieri?
Daniela Gasparini
(Sindaco): La scelta l’ho fatta io personalmente: perché questo tema della pace è sicuramente un tema che vede coinvolte le istituzioni; oltretutto, noi come comune partecipiamo alla
Tavola della Pace8, al coordinamento Comuni per la Pace9, e devo dire che, negli ultimi anni, anche rispetto a temi internazionali i cittadini tendono a guardare all’istituzione più vicina, al Comune, come punto di riferimento per risposte anche di senso, e in questo momento la ricerca di senso è sicuramente verso il tema "guerra-pace" e questa città, come moltissime altre, è per la pace.

KU: È stata una scelta condivisa o no tra le varie rappresentanze politiche in seno al Consiglio comunale?
Sindaco
: C’è stata
già10 una discussione sulla pace, ma giovedì scorso11, è stato approvato un ordine del giorno ad hoc proprio sulla bandiera: proposto da due consiglieri della Margherita, è stato poi fatto proprio dall’intero Consiglio comunale, con la sola astensione di uno dei consiglieri di Forza Italia. In seguito a questa votazione la bandiera della pace verrà esposta su tutti i palazzi comunali. Noi l’avevamo già donata alle scuole, però devo dire che per quanto riguarda gli edifici comunali, in questo momento, sventola soltanto nel mio ufficio; oggi compreremo le altre bandiere e le metteremo su tutti i palazzi comunali.

KU: La pace può avere un colore politico?
Sindaco
: Non può avere un colore politico. Diciamo che io sono stata in gioventù una pacifista anche se poi ho maturato la posizione che l’uso delle armi non è sempre negativo, dal momento che a volte occorre usare le armi. Certamente il valore della pace è in assoluto un valore di tutti, ma non sempre la pace si può avere senza usare le armi: questa è la mia opinione personale. In questo caso, penso che noi cittadini italiani, e non solo, vista la partecipazione a livello mondiale alle manifestazioni per la pace, non riusciamo a capire come in una situazione internazionale di questo tipo si possa rispondere con una guerra, con tutti i rischi che questa può comportare, perché poi è una guerra che oggettivamente sembra una guerra di potenza quasi coloniale e, quindi, con tutte le drammaticità che questo vuole dire per il futuro.

KU: Quali sono le altre azioni concrete che il Comune di Cinisello Balsamo ha intrapreso nell’ambito di queste iniziative per la pace?
Sindaco
: Abbiamo partecipato alle manifestazioni svoltesi a Cinisello Balsamo, così come siamo andati a Roma con il gonfalone del Comune. Oggi, ci stiamo interrogando sulla possibilità di organizzare un’iniziativa comune il giorno 5 di marzo, visto l’invito del Papa che ha chiamato i cattolici al digiuno, nel rispetto dei ruoli diversi di istituzioni pubbliche e chiesa. Sarebbe interessante dare la possibilità di ritrovarsi a tutti quelli che pensano che questa guerra sia una pazzia per l’umanità.

KU: L’educazione alla pace può passare attraverso una bandiera ?
Sindaco
: Si dice che questa bandiera è sicuramente manifestazione di una interessante partecipazione popolare: in una società che oggi è fatta di individui sempre più chiusi su se stessi, spaventati ed egoisti, questa adesione di massa ad una simile forma di manifestazione del pensiero rappresenta fortemente la volontà di partecipare al processo di un mondo globale, in senso poi coraggioso, perché tutto sommato nei primi giorni in cui apparivano le bandiere era stata data la notizia che agenti di polizia stavano schedando i balconi che esponevano la bandiera e, a questo, si è risposto con un aumento della richiesta di bandiere. Quindi, questo mi sembra rappresentare un desiderio forte di partecipazione dal basso dei cittadini ad un tema così difficile, così lontano, così fatto di poteri forti, l’ONU, Bush, Blair. Questo è un momento di speranza: io sono molto preoccupata perché se, come temiamo, gli americani non si fermeranno, come si potrà fare in modo che questo popolo, che oggi sta sperando, non rifluisca nella paura, e credo che da questo punto di vista la politica che pensa che questa guerra sia sbagliata debba trovare non dico parole d’ordine ma concetti di fondo per dare risposte a questa gente che sta credendo che il mondo debba essere governato in maniera diversa.

KU: Secondo Lei, è possibile che questa della bandiera alla finestra sia una moda e che gli italiani si stancheranno e si adageranno all’inevitabilità della guerra?
Sindaco
: Questa è una delle grandi responsabilità della politica e dei politici. Io credo che se la politica non saprà dare una risposta chiara e forte, che sarà obbligatoria, la fiducia dei cittadini diminuirà ancora di più. Se gli americani interverranno, di fatto verrà messa in discussione l’Europa, l’ONU, i rapporti tra America e Europa, e da questo punto di vista dovrà essere fatto quello che non si è riuscito a fare in questi quattordici anni dalla caduta del muro di Berlino: siamo di fronte a istituzioni internazionali che hanno ancora l’impianto dato loro alla fine della seconda guerra mondiale. Dobbiamo porci un obiettivo più alto: quello di cambiare le regole del gioco anche se, devo riconoscere, la politica in questo momento è particolarmente in crisi.

KU: Lei a casa Sua ha esposto la bandiera della pace?
Sindaco
: Ce l’ho, anzi ne ho due.

KU: Gli italiani sentono questa guerra molto più vicina a loro rispetto ad altre, Costa d’Avorio, Algeria, Colombia, Timor, Cecenia, per citarne solo alcune. È una scelta di campo quella di aver sposato questa guerra per avviare una simile campagna o vi sono altre ragioni?
Sindaco
: Io penso che tutto ciò sia legato all’
11 settembre12. Questa guerra è una guerra che viene dopo l’Afganistan, dopo l’11 settembre, e la gente ha paura del terrorismo, è seriamente preoccupata degli effetti di una guerra che non è più territoriale ma globale ed è globale oggettivamente. Tutti hanno immaginato, anche nei romanzi di fantapolitica, che le guerre del futuro sarebbero state combattute con le bombe tra le strade delle città, e questo conflitto fa paura per questo, perché nessuno sa cosa sarà del mondo dopo la guerra in Iraq.

KU: Lei cosa si sente di dire ai Suoi colleghi, Sindaci di grandi e piccole città italiane, chiamati ad interrogarsi in merito alle responsabilità degli amministratori locali nell’ambito delle sfide globali?
Sindaco
: Io credo che in questo momento noi possiamo fare molto per la convivenza, per la sicurezza dei cittadini, per le relazioni sociali; dobbiamo evitare che, rispetto alle drammatiche sfide globali in atto, come la guerra, che stanno determinando cambiamenti sociali enormi, i cittadini perdano il senso di appartenenza. Io credo che le città italiane, che rappresentano un capitolo importante della storia della democrazia italiana, oggi devono essere consapevoli, come lo sono, di aver un ruolo e credo che questo, oggi più che mai, sia indispensabile, nei confronti di una situazione che è sempre più caotica.

KU: E, quindi, sempre in prima linea per la pace.
Sindaco
: La pace è un modo di essere: in pace! Si tratta di un concetto che vale ogni giorno: il tema dei conflitti oggi è enorme, i conflitti tra vicini di casa, i conflitti di quartiere, i conflitti tra categorie. La paura del cambiamento provoca egoismi, e quindi da questo punto di vista occorre, attraverso la comunicazione, l’ideazione di progetti partecipati, far sì che i cittadini non abbiano paura, perché dalla paura si genera il conflitto. In fondo questa guerra in Iraq è frutto di una paura degli americani. Io credo che il petrolio rappresenti sicuramente una causa importante, ma in realtà è altro: è un problema di potere, un problema di paura, è una reazione alla paura, c’è bisogno di dimostrare di essere forti, e questo anche per il popolo americano. È un mondo matto!
KU: E noi ne facciamo parte! Grazie.

Al pennone del Municipio di Cinisello Balsamo la bandiera della pace continuerà a sventolare, come dal Campidoglio in Roma e da centinaia di migliaia di altri balconi di primi, secondi o ultimi cittadini in tutta Italia. La guerra, probabilmente, ci sarà, ma tutti noi abbiamo il diritto, e il 1° comma dell’art.21 della nostra Costituzione lo sancisce solennemente (Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione), di esprimere ciò che pensiamo in proposito, in particolare se si tratta di un atto contrario al diritto al quale il nostro Paese intende
partecipare13 in forza di non si capisce quale obbligo.
La guerra, certamente, non sarà fermata dall’arcobaleno delle bandiere della pace, ma se queste riusciranno ad innescare il confronto e il dibattito su tale tematica all’interno di famiglie, condomini, associazioni, comuni, enti locali e ministeri, forse, in futuro sarà più difficile scegliere così a cuor leggero la via della forza per la risoluzione di controversie internazionali perché avremo un’opinione pubblica più attenta e matura e, di conseguenza, una classe politica più sensibile.
Pace in terra a tutti gli uomini!

Davide Caocci

"La pace non è né di destra né di sinistra ma è dell’uomo"
(manifestazione per la pace, Roma 15.02.2003)



1
Appendice

Legge n. 22 del 5 febbraio 1998: Disposizioni generali sull’uso della bandiera della Repubblica italiana e di quella dell’Unione europea (GU 37 del 14 febbraio 1998)

Articolo 1.
1. La presente legge detta, in attuazione dell’articolo 12 della Costituzione e in conseguenza dell’appartenenza dell’Italia all’Unione europea, disposizioni generali in materia di uso ed esposizione della bandiera della Repubblica italiana e di quella dell’Unione europea, fatte salve le disposizioni particolari sull’uso delle bandiere militari.
2. Le regioni possono, limitatamente ai casi di cui alla lettera c) del comma 1 dell’articolo 2, emanare norme per l’attuazione della presente legge, ai sensi dell’articolo 117, secondo comma, della Costituzione. Le disposizioni della presente legge costituiscono altresì norme generali regolatrici della materia, nel rispetto delle quali il Governo, per i casi di cui alle lettere a), b), d) ed e) del comma 1 e di cui al comma 2 dell’articolo 2, è autorizzato ad emanare, entro cinque mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, sentite le competenti Commissioni parlamentari, un regolamento ai sensi dell’articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400.

Articolo 2.
1. La bandiera della Repubblica italiana e quella dell’Unione europea vengono esposte all’esterno degli edifici ove hanno sede centrale gli organismi di diritto pubblico di seguito indicati, per il tempo in cui questi esercitano le rispettive funzioni e attività:
a) gli organi costituzionali e di rilievo costituzionale, e comunque la sede del Governo allorché il Consiglio dei ministri è riunito;
b) i Ministeri;
c) i consigli regionali, provinciali e comunali, in occasione delle riunioni degli stessi;
d) gli uffici giudiziari;
e) le scuole e le università statali.
2. La bandiera della Repubblica italiana e quella dell’Unione europea vengono altresì esposte all’esterno dei seggi elettorali durante le consultazioni e all’esterno delle sedi delle rappresentanze diplomatiche e consolari italiane all’estero.
3. Il regolamento e le norme regionali di cui al comma 2 dell’articolo 1 possono, nei limiti delle rispettive competenze, dettare una disciplina integrativa in merito alle modalità di uso ed esposizione della bandiera della Repubblica italiana e di quella dell’Unione europea nonché di gonfaloni, stemmi e vessilli, anche con riferimento ad organismi di diritto pubblico non ricompresi nell’elenco di cui al comma 1 del presente articolo.

Articolo 3.
1. Le disposizioni della presente legge si applicano alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di Trento e di Bolzano nel rispetto e nei limiti degli statuti speciali e delle relative norme di attuazione.

Articolo 4.
1. A decorrere dalla data di entrata in vigore del regolamento di cui al comma 2 dell’articolo 1 sono abrogati il regio decreto-legge 24 settembre 1923, n. 2072, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 dicembre 1925, n. 2264, e la legge 24 giugno 1929, n. 1085. A decorrere dalla stessa data cessa altresì di avere applicazione il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 3 giugno 1986, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 128 del 5 giugno 1986.

Articolo 5.
1. All’onere derivante dall’attuazione della presente legge, pari a lire 200 milioni per l’anno 1998 e a lire 50 milioni a decorrere dall’anno 1999, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 1997-1999, al capitolo 6856 dello stato di previsione del Ministero del tesoro per l’anno 1997, parzialmente utilizzando l’accantonamento relativo al Ministero del tesoro.
2. Il Ministro del tesoro è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

Dpr n. 121 del 7 aprile 2000: Regolamento recante disciplina dell’uso delle bandiere della Repubblica italiana e dell’Unione europea da parte delle amministrazioni dello Stato e degli enti pubblici (GU 112 del 16 maggio 2000)

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Visto l’articolo 87, quinto comma, della Costituzione;
Visto l’articolo 1, comma 2, della legge 5 febbraio 1998, n. 22;
Visto l’articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400;
Ritenuto che a norma dell’articolo 1, comma 2, della legge 5 febbraio 1998, n. 22, il Governo è autorizzato, sentite le commissioni parlamentari, ad emanare un regolamento contenente disposizioni attuative in merito all’esposizione della bandiera della Repubblica italiana e di quella dell’Unione europea nei casi di cui all’articolo 2, comma 1, lettere a), b), d) ed e), e del comma 2, della stessa legge, ai sensi dell’articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400;
Acquisito il parere della competente commissione permanente della Camera dei deputati e tenuto conto che la corrispondente commissione del Senato della Repubblica non ha espresso nei termini il proprio parere;
Udito il parere del Consiglio di Stato, espresso dalla sezione consultiva per gli atti normativi, nell’adunanza del 20 settembre 1999;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri adottata nella riunione del 30 marzo 2000;
Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri;
E m a n a
il seguente regolamento:

Capo I – Esposizione delle bandiere all’esterno degli edifici pubblici

Articolo 1.
1. La bandiera della Repubblica e quella dell’Unione europea vengono esposte, oltre che nei luoghi indicati dall’art.2, commi 1 e 2 della legge 5 febbraio 1998, n. 22, di seguito denominata "la legge":
a) all’esterno degli edifici ove hanno sede i commissari del Governo presso le regioni e i rappresentanti del Governo nelle province;
b) all’esterno delle sedi degli altri uffici periferici dello Stato di livello dirigenziale generale o dirigenziale, aventi una circoscrizione territoriale non inferiore alla provincia;
c) all’esterno delle sedi centrali delle autorità indipendenti e degli enti pubblici di carattere nazionale, nonché di loro uffici periferici corrispondenti a quelli di cui alla lettera b).
2. Le bandiere vengono inoltre esposte sugli altri edifici sede di uffici pubblici ed istituzioni:
a) nelle giornate del 7 gennaio (festa del tricolore), 11 febbraio (patti lateranensi), 25 aprile (liberazione), 1° maggio (festa del lavoro), 9 maggio (giornata d’Europa), 2 giugno (festa della Repubblica), 28 settembre (insurrezione popolare di Napoli), 4 ottobre (Santo Patrono d’Italia), 4 novembre (festa dell’unita’ nazionale);
b) nella giornata del 24 ottobre (giornata delle Nazioni Unite) unitamente alla bandiera delle Nazioni Unite;
c) in altre ricorrenze e solennità secondo direttive emanate caso per caso dal Presidente del Consiglio dei Ministri ovvero, in ambito locale, dal prefetto.
3. Ai fini dell’applicazione dell’articolo 2, comma 1, lettera d), della legge, per "uffici giudiziari" s’intendono le sedi di tutti gli uffici giudicanti previsti dall’articolo 1 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, e di tutti gli uffici del pubblico ministero costituiti presso di essi ai sensi dell’articolo 2 della stessa legge.
4. Ai fini dell’applicazione dell’art.2, comma 1, lettera e), della legge, le bandiere sono esposte in tutte le scuole, di ogni ordine e grado, istituite dallo Stato, e nelle sedi degli organi centrali di governo di ciascuna università, nonché nelle sedi principali delle singole facoltà e scuole.
5. Nelle occasioni indicate al comma 2, sugli edifici già quotidianamente imbandierati si potranno esporre ulteriori esemplari della bandiera nazionale e di quella europea.

Articolo 2.
1. La bandiera nazionale e quella europea, di uguali dimensioni e materiale, sono esposte affiancate su aste o pennoni posti alla stessa altezza.
2. La bandiera nazionale è alzata per prima ed ammainata per ultima ed occupa il posto d’onore, a destra ovvero, qualora siano esposte bandiere in numero dispari, al centro. Ove siano disponibili tre pennoni fissi e le bandiere da esporre siano due, è lasciato libero il pennone centrale.
3. La bandiera europea anche nelle esposizioni plurime occupa la seconda posizione.

Articolo 3.
1. In segno di lutto le bandiere esposte all’esterno sono tenute a mezz’asta. Possono adattarsi all’estremità superiore dell’inferitura due strisce di velo nero.

Articolo 4.
1. Salvi i casi indicati all’articolo 1, comma 2, il tempo di esposizione esterna delle bandiere è regolato secondo quanto previsto dai commi seguenti.
2. Le bandiere all’esterno degli edifici pubblici di cui all’articolo 2, comma 1, lettere a), b) e d) della legge, nonché di quelli di cui all’articolo 1, comma 1, del presente regolamento, sono esposte in corrispondenza dell’orario di attività dei rispettivi uffici.
3. Le bandiere all’esterno delle scuole e delle università statali sono esposte nei giorni di lezioni e di esami.
4. Le bandiere all’esterno degli edifici in cui hanno sede uno o più seggi elettorali sono esposte dall’insediamento dei rispettivi uffici elettorali di sezione alla chiusura definitiva delle operazioni di scrutinio.
5. L’esposizione delle bandiere all’esterno delle rappresentanze diplomatiche, degli uffici consolari e degli istituti italiani di cultura all’estero è effettuata secondo le istruzioni impartite dal Ministero degli affari esteri.
6. Tranne il caso di cui al comma 4, le bandiere, di norma, non sono alzate prima del levare del sole e sono ammainate al tramonto.
In ogni caso l’esposizione esterna delle bandiere nelle ore notturne è consentita solo a condizione che il luogo sia adeguatamente illuminato.

Capo II – Esposizione delle bandiere nelle cerimonie

Articolo 5.
1. Se la bandiera nazionale è portata in pubbliche cerimonie, ad essa spetta il primo posto.
2. Nelle pubbliche cerimonie funebri sono applicate alle bandiere due strisce di velo nero.

Capo III – Esposizione delle bandiere all’interno degli uffici pubblici

Articolo 6.
1. All’interno degli uffici pubblici la bandiera della Repubblica e la bandiera dell’Unione europea sono esposte negli uffici:
a) dei membri del Consiglio dei Ministri e dei Sottosegretari di Stato;
b) dei dirigenti titolari delle direzioni generali od uffici equiparati nelle amministrazioni centrali dello Stato nonché dei dirigenti preposti ad uffici periferici dello Stato aventi una circoscrizione territoriale non inferiore alla provincia;
c) dei titolari della massima carica istituzionale degli enti pubblici di dimensione nazionale, e dei titolari degli uffici dirigenziali corrispondenti a quelli di cui alla lettera b);
d) dei titolari della massima carica istituzionale delle autorità indipendenti;
e) dei dirigenti degli uffici giudiziari indicati nell’articolo 1, comma 3;
f) i capi delle rappresentanze diplomatiche, degli uffici consolari e degli istituti italiani di cultura all’estero. Per i consoli onorari l’esposizione è facoltativa.
2. La bandiera nazionale e quella europea sono esposte nelle aule di udienza degli organi giudiziari di ogni ordine e grado.
3. Nei luoghi indicati nel comma 1 si espone anche il ritratto del Capo dello Stato.

Articolo 7.
1. Nei casi indicati nell’articolo 6, le bandiere nazionale ed europea, di uguali dimensioni e materiale, sono esposte su aste poste a terra alle spalle ed in prossimità della scrivania del titolare dell’ufficio. La bandiera nazionale prende il posto d’onore a destra o al centro.
2. In segno di lutto potranno adattarsi alle bandiere due strisce di velo nero.

Capo IV – Disposizioni generali e finali

Articolo 8.
1. All’esterno e all’interno degli edifici pubblici si espongono bandiere di Paesi stranieri solo nei casi di convegni, incontri e manifestazioni internazionali, o di visite ufficiali di personalità straniere, o per analoghe ragioni cerimoniali, fermo il disposto dei commi 2 e 3 dell’articolo 2, salve le regole di cerimoniale da applicare in singole occasioni su indicazione del Governo.

Articolo 9.
1. Le bandiere sono esposte in buono stato e correttamente dispiegate; né su di esse, né sull’asta che le reca, si applicano figure scritte o lettere di alcun tipo.
2. Su ciascuna asta si espone una sola bandiera.

Articolo 10.
1. Ogni ente designa i responsabili alla verifica della esposizione corretta delle bandiere all’esterno e all’interno.
2. I rappresentanti del Governo nelle province vigilano sull’adempimento delle disposizioni sulla esposizione delle bandiere.

Articolo 11.
1. Sono fatte salve le disposizioni particolari riguardanti le bandiere militari e di altri corpi ed organizzazioni dello Stato, nonché le regole, anche consuetudinarie, del cerimoniale militare e di quello internazionale.

Articolo 12.
1. L’esposizione delle bandiere all’esterno e all’interno delle sedi delle regioni e degli enti locali è oggetto dell’autonomia normativa e regolamentare delle rispettive amministrazioni. In ogni caso la bandiera nazionale e quella europea sono esposte congiuntamente al vessillo o gonfalone proprio dell’ente ogni volta che è prescritta l’esposizione di quest’ultimo, osservata la prioritaria dignità della bandiera nazionale.
Il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sarà inserito nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. È fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.

Dato a Roma, addì 7 aprile 2000
CIAMPI

2
Cfr. Enrico Caiano e Alessandro Mangiarotti, Ottocentomila bandiere della pace, in Corriere della Sera, 8 febbraio 2003, p.9.

3
Cfr. www.bandieredipace.it.

4
L’articolo è stato chiuso in redazione il 25 febbraio 2003, n.d.a.

5
Cfr. il testo in Appendice.

6
Daniela Gasparini nasce a Reggio Emilia nel 1950, dove trascorre la sua infanzia, in seguito con la famiglia d’origine si trasferisce a Milano. Dal 1973 abita a Cinisello Balsamo con il marito, dirigente di azienda, e il figlio. Il contatto con una realtà cittadina, segnata dall’immigrazione di massa, la spinge ad un impegno sempre più assiduo in diversi ambiti: nella scuola come genitore, nell’associazionismo femminile, nelle iniziative di volontariato per l’infanzia, nel movimento ambientalista. In seguito comincia ad impegnarsi direttamente in politica. Dal 1975 al 1977 viene nominata Presidente dell’Ente Comunale di Assistenza. Nel 1980 fa il suo ingresso nel Consiglio Comunale e nel 1982 viene designata assessore alla Pubblica Istruzione. Rieletta nel 1985 ricopre la carica di Assessore ai servizi Sociali e alla Cultura fino al 1992. Nel 1994 Daniela Gasparini viene eletta Sindaco di Cinisello Balsamo, prima donna a ricoprire questa carica nella storia della città; rinominata nel ’95 con elezione diretta dei cittadini. Nelle ultime competizioni elettorali del ’99 viene riconfermata al primo turno (fonte: www.comune.cinisello-balsamo.mi.it/index.htm).

7
La popolazione residente è di 74.597 unità alla data del 31 dicembre 2000. Su una superficie territoriale di 12,71 Km quadrati, il numero abitanti per km quadrato è pari a 5.870, una densità che, seppur inferiore a comuni limitrofi come Bresso e Sesto San Giovanni, risulta comunque una tra le più elevate dell’intera provincia di Milano. Cinisello Balsamo ha le sue origini in epoca romana come Cinisello e Balsamo, due nuclei divisi, anche se le notizie in merito sono poche e incerte. La storia dei due borghi è continuata per tutte le epoche successive con fasi alterne fino ad arrivare all’unificazione dei due comuni nel 1928 (fonte: www.comune.cinisello-balsamo.mi.it/index.htm).

8
Cfr. www.tavoladellapace.it.

9
Cfr. www.cocopa.it.

10
Durante la seduta del Consiglio comunale del 14 febbraio, n.d.a.

11
Durante la seduta del Consiglio comunale del 20 febbraio, n.d.a.

12
11 settembre 2001, n.d.a.

13
La complicità nella commissione di un atto contra legem è punita da tutti gli ordinamenti giuridici, cfr. artt.110-119 cod. pen., Del concorso di persone nel reato.

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