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Voci che sussurrano

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Voci che sussurrano

Buon Anno a tutti! Come è andato questo inizio 2003? Ormai è passato un po’ di tempo dallo spumante di Capodanno, e purtroppo dalle vacanze (sigh), in compenso ritorna Sussurri, ricco e avvincente come al solito, e alcuni veri gioielli, come il bellissimo, fantascientifico Lebensraum della new entry Enrico di Stefano, il ritorno graditissimo di Roberto Boni, di Enzo Moschetta e del grande Mario Pischedda, lo sperimentalismo grafico di Oronzo Liuzzi. E poi Nicola Vassallo e i suoi versi struggenti, l’inconfondibile stile di Marco Saya, e una divertente "ghost story" di Marco Milani. Ma non perdiamoci nelle anticipazioni, e andiamo al sodo…
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E cominciamo proprio con Enrico di Stefano e il suo racconto dall’enigmatico titolo Lebensraum, ambientato in una fosca seconda guerra mondiale (il nazismo, il più vero tra gli incubi della mente umana), con una cerimonia cupa e misteriosa a cui partecipano varie personalità legate a Hitler. Stile serrato e avvincente, dialoghi asciutti, e un finale che stordisce e che non sveliamo.
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Un sorriso per stemperare la tensione fantascientifica: arriva Oronzo Liuzzi, con le sue liriche internettiane, quanto mai fitte di richiami e di rimandi alla letteratura, a canzoni del passato…Un po’ difficile il titolo (per iniziati?) Chat L – Eo Mei, ma molto godibile il testo, che abbiamo lasciato nella sua grafica originaria, come ogni buon testo futurista che si rispetti.
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Da tempo non lo ospitavamo più sulle nostre pagine virtuali, anche a causa di varie incomprensioni tra i nostri computer (non leggevo la sua posta), di cui mi scuso. Torna Mario Pischedda, profonda voce dalla Sardegna, con frammento poetico Istant Poetry: una lirica, una volta tanto, che palpita nella storia e nella guerra.

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Divertente, macabro, tenero, molti sono gli aggettivi che si addicono a Marco Milani e al piccolo, allo sfortunato Tommaso, fantasma bambino in cerca di pace. Un argomento carico di dolore, trattato però con delicatezza e leggerezza; spontaneo il paragone con il (bellissimo) film Il sesto senso.
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Un Marco Saya più "concettoso" e amaro del solito, forse più graffiante, lontano dall’abituale sensualità, ma sempre pervaso dalla scontrosa malinconia del jazzista stanco.
Versi molto belli, con un altro titolo per me incomprensibile (sarà il mese?), Ole Obj.

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Un mese molto poetico, gennaio. Dopo Saya, troviamo Nicola Vassallo, che già conosciamo per la sua raffinata complessità, il suo stile metaforico e denso di echi, di assonanze, di richiami interni. Come questo inno al sonno, sempre tratto dalla raccolta Inquietudini, che così bene rende il momento in cui ci si addormenta, e la rabbia si stempera in una strascicata stanchezza senza riposo.

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Forse alla lunga puo’ stancare lo stile torrenziale di Enzo Moschetta, uno dei nostri autori di punta (e già che ci sono ricordo che ha pubblicato la bella raccolta L’uomo presso la Prospektiva editore), che qui torna con la "poesia in prosa" Piccolo fiore. Ma è sicuramente affascinante il suo amore totale per la vita, per l’amore, per la bellezza, che decanta in un affastellamento di immagini, fino al bellissimo finale "benvenuta nel mondo delle piccole cose/ mio adorabile fiore che incantandosi incanta".

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Da qualche tempo, per vari motivi, non avevamo più il piacere di leggere le incantevoli liriche di Roberto Boni, le sue pennellate minimali, i suoi versi impalpabili e indimenticabili – come certi sguardi, certi sorrisi che passano in un attimo e restano nella memoria.
Come questa ironica Password, sottile parodia di certe manie informatiche.

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Poche righe aggiunte per ricordare la morte dell’Avvocato. Certo fa impressione, e anche un po’ di tristezza, vedere chiudersi le pagine della nostra storia, vedere la fine dei grandi vecchi. Altro non possiamo dire, noi che siamo ancora giovani piccoli.
Se qualcuno volesse dire la sua, è il benvenuto.
Arrivederci a presto

Lorenza Ceriati

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