Se qualcuno ha letto gli articoli "Musica o Commercio" pubblicati in Gennaio e Febbraio 2000, avra’ gia’ una idea chiara dell’argomento che sto per affrontare. Per riassumere brevemente, nel primo articolo esponevo la mia accusa all’attuale mondo della musica. La musica e’ un’arte sublime, e’ un potente mezzo di comunicazione, e’ l’esaltazione dei sentimenti dell’uomo, e’ la capacita’ di chi la scrive di creare tensione e sorpresa in chi l’ascolta. Nulla di tutto questo si puo’ trovare nella musica che ascoltiamo oggi: accendendo la radio rimaniamo colpiti dalla passione dei musicisti? Oppure sentiamo un’unica e continua cantilena, in cui tutti i brani sono costruiti sugli stessi schemi metrici ed armonici? L’arte e’ la capacita’ di essere originali e di trovare un mezzo di espressione mai sperimentato da altri. La musica che ascoltiamo oggi e’ completamente l’opposto: sembra che tutti i brani siano costruiti a partire da due o tre stampini; ascoltato un brano nato da uno stampino, tutti gli altri sono uguali. La musica di oggi non e’ piu’ creata dalle regole dell’armonia, ma dalle regole del commercio; le note non nascono dal profondo del musicista, ma dalle indagini di mercato. Cio’ che dovrebbe essere dinamica, movimento, esaltazione delle proprie passioni, si e’ completamente appiattito ed adeguato a pochi canoni, ai canoni di chi non possiede la sensibilita’ musicale necessaria per recepire il messaggio che i suoni ci trasmettono, ai canoni di chi spende i soldi per comprare i dischi.
Ma perche’ siamo giunti a questo? A mio avviso, la ragione e’ da cercare nella scarsissima cultura musicale che noi Italiani abbiamo. Facciamo un paragone: si sa che le masse ignoranti vengono manovrate con grande facilita’ dai politici; in Italia c’e’ una scarsissima cultura di storia contemporanea ed infatti i politici stanno manovrandoci a loro piacimento. Allo stesso modo dove c’e’ una scarsa cultura musicale, i produttori ci manovrano e ci fanno ascoltare quello che vogliono, facendoci addirittura credere che cio’ che ascoltiamo e’ bella musica! Succede cosi’ che la maggior parte dei bravi artisti sono costretti a "prostituirsi" musicalmente per riuscire a vendere i loro dischi e farsi conoscere dalla massa. Ad esempio, dopo aver sentito le canzonette demenziali di Alex Britti, non avrei mai immaginato che fosse un bravissimo blues-man; cosi’ come sono rimasto di stucco quando ho sentito un disco fusion di Massimo Varini, quando lo conoscevo solo come produttore artistico di Nec.
Noi pensiamo che la musica di oggi sia bella, ma solo perche’ nessuno ci ha mai fatto capire che esistono generi molto piu’ belli. Ovviamente non sono certo io che riusciro’ in questo difficile scopo, ma il mio desiderio e’ quello di mettere una pulce nell’orecchio a qualcuno. La mia proposta infatti e’ quella di aprire una nuova rubrica in cui ogni mese faro’ la recensione di un disco; ovviamente la scelta dei dischi non ricadra’ certamente sul pop, ed in generale cio’ che si sente per radio sara’ severamente bandito dai miei articoli! Piu’ che di "recensioni" si trattera’ di guide all’ascolto: chi ha sempre ascoltato pop e decide di ascoltare un disco Jazz, rimarra’ sicuramente disorientato; il mio scopo e’ quello, brano per brano, di porre l’attenzione su cosa ascoltare per capire meglio l’autore.
La prima recensione verra’ pubblicata a partire dal mese prossimo; inizialmente considereremo per alcuni mesi i capisaldi dei dischi fusion (Chick Corea, Dave Weckl, Wether Report, ecc…), per poi passare a qualcosa di piu’ contemporaneo come il Contemporary Jazz e la World Music. La scelta di iniziare con la fusion fara’ certamente storcere il naso a molti jazzisti: infatti la piu’ frequente accusa a questo genere e’ di essere eccessivamente tecnico e cervellotico e troppo poco musicale. Questo e’ senz’altro uno dei punti di vista, ma a mio avviso tutta la tecnica presente in questi dischi ha un preciso scopo musicale che vedro’ di chiarire meglio nel corso dei prossimi articoli.
Che altro aggiungere… arrivederci al mese prossimo.
DifFusion